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«La pasta in valigia»: il sapore della tradizione enogastronomica piacentina

 pasta





“Attraverso la gestione di trattorie, negozi di alimentari e altre attività commerciali, gli emigrati piacentini hanno avuto un ruolo importante nel mantenere viva la tradizione culinaria italiana, creando punti di riferimento culturali e sociali nelle loro nuove comunità”: così’ il prof. Diego Zancani, docente di Lingue medievali e moderne e professore emerito all’Università di Oxford, ha evidenziato il significato del progetto "La pasta in valigia. Percorso storico-gastronomico sulla rotta dell'emigrazione piacentina". L’iniziativa, svoltasi il 4 maggio nel salone monumentale della biblioteca Passerini Landi a Piacenza, ha voluto riscoprire e valorizzare il contributo degli emigranti piacentini nella diffusione delle tradizioni enogastronomiche del territorio.

La fortuna all’estero
Il progetto, ideato e condotto con la collaborazione della biblioteca Passerini Landi e sostenuto dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, ha visto la partecipazione oltre che di Zancani, della ricercatrice e docente al liceo Gioia, Ilaria Dioli, esperta di storia dell’emigrazione. L’incontro è stato moderato da Daniela Morsia, curatrice del fondo antico e locale della biblioteca, che ha dialogato con i relatori, approfondendo le molteplici sfaccettature del tema.
“Bisogna ricordare - ha sottolineato Morsia -, che a partire dalla fine dell’Ottocento, in particolare dalla Val d'Arda, da Morfasso, dall’alta Val Trebbia, c’è stata una grandissima emigrazione che ha portato un notevole contributo, in termini di ristorazione, soprattutto nell'area anglo-americana”.
Il prof. Zancani ha quindi evidenziato che la vita nelle valli piacentine non era facile e molti hanno tentato la fortuna all'estero.

The Bracchis
“Gli emigrati del nostro territorio - ha detto Zancani - hanno portato a Londra i gelati, che ancora non erano conosciuti, e hanno fatto sorgere dei piccoli locali di caffetteria, in cui hanno inserito nei menù qualcosa di piacentino come i panini.
Non solo a Londra - ha aggiunto il professore -, ma anche nel Galles del Sud, dove i primi caffè erano condotti da piacentini e si chiamavano The Bracchis perché erano della famiglia Bracchi, un nome molto diffuso nel nostro territorio. Facevano un lavoro molto duro, aprivano alle 5 del mattino, preparavano i panini imburrati, secondo la tradizione inglese, aggiungendo il tocco di piacentinità con fette di prosciutto e chiudevano alle 11 di sera, dicendo: “abbiamo venduto tutto!”. Un lavoro intenso e faticoso che però ha arricchito queste famiglie italiane”.

Storie di emigrati piacentini
L'obiettivo del progetto, presentato in biblioteca, è stato quello di mettere in luce le storie di chi, lasciando la provincia di Piacenza, ha portato con sé non solo speranze e sogni, ma anche un pezzo della cultura culinaria italiana.
Uno degli aspetti più affascinanti del progetto è stata la ricomposizione di un mosaico di storie personali e collettive di emigrati, come quella di Pablo Guglieri, fondatore della cittadina di Daireaux in Argentina nel 1902, o di Francesco Secchi de Casali, pioniere dell'agricoltura e dell'informazione per gli italiani in America con la creazione del giornale dedicato agli emigrati e della colonia agricola di Vineland, nel New Jersey.
Le vicende di figure come Piero Bellini e Gianni Oddi, che hanno esportato la loro maestria culinaria rispettivamente a Londra e New York, hanno dimostrato come la cucina possa diventare un potente strumento di connessione e identità. Storie di coraggio al femminile, come quella di Angela Malvicini di Maio, hanno acchito ulteriormente il progetto, mostrando come il cibo e le ricette di famiglia siano stati un legame tangibile con la terra madre.

Il potere unificante del cibo

Durante la presentazione, sono stati anche mostrati ricettari storici, studi approfonditi, cartoline dall'epoca dell'emigrazione e dei video che illustrano il profondo legame tra gli emigrati e la loro terra d'origine. È stata inoltre illustrata una mostra online, accessibile sul sito di Migrer – Museo virtuale dell’emigrazione emiliano romagnola nel mondo, che permette di esplorare ulteriormente questo ricco patrimonio culturale.
Il progetto "La pasta in valigia" non solo è una significativa iniziativa che celebra la storia e la cultura degli emigranti piacentini, ma anche invita le nuove generazioni a scoprire e preservare le proprie radici attraverso il potere unificante del cibo. Una testimonianza significativa di come, anche a distanza di anni e chilometri, i sapori della terra d'origine continuano a unire le persone, narrando storie di vita, speranza e tradizione.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 4 maggio 2024

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