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Protezione della Giovane: consigli alle mamme immigrate per la crescita dei loro piccoli

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Sono iniziati il 6 maggio, i nuovi incontri laboratoriali promossi dal Comune di Piacenza nell'ambito del progetto “Mani in tasca” e coordinati dalla psicologa Monica Staboli. Ospitati alla Protezione della Giovane di via Tempio, i prossimi appuntamenti incentrati su un lavoro di sensibilizzazione e contrasto alla violenza sono previsti mercoledì 15 maggio e mercoledì 29 maggio, sempre dalle 17.
A spiegare origine e scopi dell'intero progetto ci ha pensato la dottoressa Monica Staboli, operatrice di Consorzio Sol.Co e coordinatrice dell'attività laboratoriale.
“I laboratori fanno parte di un percorso più ampio - ha spiegato - , intitolato «A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca».Si tratta di una
co – progettazione che ha coinvolto 13 enti del terzo settore del territorio piacentino in una nuova modalità di elaborazione di servizi per la cittadinanza, a valle di un importante finanziamento ricevuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali nel 2022. Il progetto  Mani in Tasca continuerà nel corso del 2024, con nuovi laboratori d dedicati al tema  genitorialità e migrazione e altri percorsi transculturali. A settembre poi ci sarà una bella festa conclusiva”.
“Non è un caso che queste attività siano ospitate e supportate dalla Protezione della Giovane - ha sottolineato Staboli -. L'associazione di solidarietà femminile di via Tempio guidata da Giuseppina Schiavi accoglie donne migranti con i loro figli e le sostiene nel percorso di integrazione ed emancipazione sociale”.

Di “Genitorialità e migrazione” si è già occupato il percorso laboratoriale precedente, conclusosi lo scorso 25 marzo alla Protezione della Giovane.
“Creare uno spazio di ascolto e condivisione tra le donne partecipanti per permettere loro di raccontarsi ed esplorare i propri vissuti, significati personali e bisogni legati alla maternità. Promuovere formazione alla genitorialità attraverso incontri condotti da esperti, capaci di fornire informazioni pratiche per affrontare il compito genitoriale delle donne e madri migranti. Un percorso pensato tenendo in considerazione il diverso contesto culturale di provenienza e le differenti modalità di accudimento e cura dei propri figli”. Questi gli obiettivi dell'attività laboratoriale, indicati dalla coordinatrice Staboli. Dalla discussione alle indicazioni pratiche, il laboratorio si è svolto in tre tappe differenti, ma tra loro interconnesse.

Grande spazio al confronto durante il primo incontro, tenutosi lo scorso 28 febbraio. Guidate dalla dottoressa Staboli, le mamme migranti hanno riflettuto insieme su cosa significa per loro essere madri oggi, supportate nella comprensione e nella traduzione linguistica da diverse mediatrici culturali che collaborano con l'associazione. “Cosa vuol dire essere madre in Italia?” “Quali i bisogni insoddisfatti?”   “come riconoscere e affrontare il distacco e l’autonomia dei propri figli?” Queste le domande a cui si è cercato di rispondere durante l'incontro, attraverso la discussione e la condivisione di aspetti culturali legati alla maternità e alla storia personale di ciascuna donna. Un'operazione brain storming che ha portato all'elaborazione collettiva di un cartellone, con scritte in più lingue. “In primo luogo è emerso il forte attaccamento delle madri verso i figli - osserva Staboli - , ben sintetizzato nella frase del cartellone «chi perde la mamma perde tutto». Connesso a questo aspetto è, in secondo luogo, il tema della solitudine, sia nel senso che la madre è l'unico appiglio sicuro per il bambino sia sotto il profilo dell'accudimento pratico. In Africa infatti i bambini crescono e vengono curati in comunità, mentre in Italia ciascuno deve pensare per sé. C'è la preoccupazione di dove lasciare il figlio durante le ore di lavoro o in caso di malattia. Essere madre è quindi una grossa responsabilità: vuol dire casa, lavoro, ma soprattutto amore”.

Esperti diversi sono invece stati protagonisti delle due giornate laboratoriali successive, il 6 e il 25 marzo scorsi. Raccomandazioni su tempi e modi di cura del bambino sono arrivate dal pediatra piacentino Giuseppe Gregori, che ha incontrato le mamme di via Tempio lo scorso 6 marzo. Tradotte grazie alla presenza di mediatrici culturali, le indicazioni del dottore hanno toccato ambiti fondamentali per la crescita e l'accudimento dei piccoli. Dai benefici nutrizionali e psicologici dell'allattamento al seno a quelli delle vaccinazioni; dai consigli per un'igiene sana e non eccessiva, con prodotti poco schiumosi, alla prevenzione degli incidenti domestici. Mai tenere a portata di bambino pentole calde o oggetti e sostanze pericolosi da ingerire. Dalla raccomandazione di evitare l'uso dello smartphone in tenera età per salvaguardare creatività e benessere emotivo del bambino, alla necessità di pasti il più possibile sani e regolari, con l'esortazione a non rendere il cibo un'arma di ricatto tra genitori e figli. E poi i benefici della febbre, non sempre un segno di pericoloso per l'organismo: spesso anzi una valida alleata per il sistema immunitario.
Incentrato sulla dimostrazione pratica tramite manichi delle manovre di disostruzione pediatrica, l'ultimo appuntamento del 25 marzo scorso ha visto presenti all'associazione di via Tempio gli operatori della Croce Rossa di Piacenza. Gli operatori hanno anche indicato i cibi particolarmente pericolosi per i piccoli, dalla carne alla frutta rotonda e scivolosa. Un modo per evitare pericoli è fare sempre attenzione ai bambini quando mangiano. La prevenzione della morte in culla è stato l'ultimo argomento trattato dagli esperti. Per un sonno sicuro il bambino sotto l'anno d'età deve sempre dormire in posizione supina.

Nella foto, il corso alla Protezione della Giovane tenuto dai volontari della Croce Rossa Italiana.

Pubblicato il 7 maggio 2024

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