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Efrem e Giulia in Cattolica per la Settimana del Dono. Il movimento paralimpico sta crescendo

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“Abbiate l’umiltà di chiedere quello che non conoscete, perché c’è sempre qualcuno pronto a tendervi la mano”. È questo il messaggio di Giulia Ghiretti, campionessa paralimpica, oro nei 100 rana sb4 a Parigi 2024. Insieme a Efrem Morelli, anch’egli nuotatore, argento nei 50 rana sb3 alle ultime Paralimpiadi, sono intervenuti venerdì 4 ottobre all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza per l’evento conclusivo della Settimana del Dono. Forte e chiaro anche Morelli, che ha detto: “Non dobbiamo essere considerati come atleti disabili, ma come atleti. Lavoriamo duro, così come gli atleti olimpici".

Parigi, un passo avanti per il movimento paralimpico

A margine dell’incontro all’Auditorium Mazzocchi, introdotto dal preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza Marco Allena e moderato dal docente Sebastiano Grandi, Giulia ed Efrem hanno risposto alle domande dei cronisti. “Siamo qui per dare il nostro contributo allo sport paralimpico – le parole di Efrem Morelli – e dare visibilità a quello che stiamo realizzando. Il fatto che questa paralimpiade si sia disputata in Europa ha permesso a tanti di seguirla in diretta a orari consoni con i ritmi di vita. Abbiamo fatto un gran lavoro a livello promozionale e bisogna continuare su questa strada. Sono soddisfatto del mio risultato”. Dopo il meritato riposo, Efrem annuncia che il prossimo obiettivo sarà il Mondiale di Singapore, che si svolgerà a ottobre 2025.

Oro paralimpico, un’altalena di emozioni

Alle Paralimpiadi di Parigi Giulia Ghiretti è arrivata sul gradino più alto del podio. “Sono state qualcosa di unico – dice – soprattutto grazie alle 150 persone che mi hanno accompagnato e supportato. La gara è un attimo in confronto al percorso di tutti questi anni. Eravamo in quattro sulla stessa linea, tutte potevamo vincere: a questo giro è toccato a me. Sono uscita dall’acqua senza emozioni, completamente svuotata. Dopo, dall’inno in poi, quel vuoto si è riempito di qualsiasi cosa. Lì (alle Paralimpiadi, nda) l’esperienza si vive insieme a tutti gli altri atleti provenienti da tutto il mondo, in quei quindici giorni si ferma tutto e non vorremmo mai tornare nella vita reale. Il messaggio per i ragazzi è non mollare mai ed essere curiosi, fuori c’è tantissimo e molte volte quello che non si conosce può spaventare. Dico loro di avere l’umiltà di chiedere quello che non si conosce perché c'è sempre qualcuno pronto a tendere la mano”.

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Nella foto, da sinistra Sebastiano Grandi, Giulia Ghiretti, Efrem Morelli, Marco Allena.

Le prime Paralimpiadi a Roma nel 1960

Nell’aula magna della “Cattolica”, davanti a un folto pubblico di studenti, Marco Allena ha introdotto l’incontro dicendo che “i giochi paralimpici sono uno dei più fulgidi esempi da seguire per i ragazzi per i valori del Comitato paralimpico, come determinazione, eguaglianza, ispirazione e coraggio. Ne aggiungo un altro: la speranza. L’Università Cattolica ha deciso di dedicare la Settimana del Dono di quest’anno al tema della speranza, che oggi è ben rappresentata. Il nostro Paese è particolarmente legato ai giochi paralimpici, che hanno avuto origine nei giorni appena successivi alla Seconda Guerra Mondiale, un periodo di grande crescita e rivoluzioni positive. Con l’afflato di voler ricostruire, c’è stata la spinta ai giochi paralimpici, che per la prima volta si sono svolti a Roma nel 1960”.

Lo sport nel sangue

Efrem Morelli racconta: “Ho sempre fatto sport, fin da ragazzino, poi negli anni successivi l’ho intensificato con l’agonismo. Man mano ho imparato a regolare la mia vita, ponendomi obiettivi e cercando di organizzarmi per raggiungerli e di trovare la costanza per continuare a inseguirli. Il percorso per arrivare all’obiettivo è sempre segnato da varie problematiche che fanno parte della vita, la cosa importante che ho imparato è che, avendo ben chiara la visione dell’obiettivo, si possono trovare anche motivazioni che pensavamo di non avere per arrivare in cima”. Aveva sedici anni Giulia Ghiretti al momento del grave infortunio, durante un allenamento di trampolino elastico, che le ha causato la paralisi degli arti inferiori. Poi la scoperta di una nuova opportunità: il nuoto. “Anche per me lo sport c’è sempre stato, ha sempre fatto parte della mia quotidianità e l’ho sempre visto come agonismo. Lo sport mi ha dato tanto, ha formato la persona che sono e mi ha insegnato a darmi degli obiettivi e a raggiungerli. Il percorso non sempre è lineare, la strada non è già asfaltata, dobbiamo costruirla noi. La cosa più bella è condividere l'obiettivo con le persone incontrate durante il percorso”.

Comunicare la disabilità con ironia, la svolta di Parigi 2024

I Giochi Paralimpici di Parigi 2024 sono stati diversi dal solito, a partire dalla comunicazione. Sui canali ufficiali la disabilità è stata trattata con ironia, nell’ottica di abbattere gli stereotipi e considerare (finalmente) gli atleti paralimpici alla stregua dei colleghi che hanno gareggiato qualche settimana prima negli stessi impianti parigini. “Quando partecipai alla mia prima Paralimpiade (a Pechino nel 2008, nda) non c’era copertura televisiva – spiega Efrem Morelli, che ha partecipato a cinque paralimpiadi – la gente neanche sapeva che fossimo partiti. Negli anni sono stati fatti dei passi avanti, e ancora oggi c'è bisogno di un gran lavoro affinché lo sport paralimpico si diffonda nel migliore dei modi”. Giulia Ghiretti riconosce che “a Parigi è stato fatto un gran passo avanti: la Rai ha coperto benissimo l’evento, è passato il messaggio dello sport, non della disabilità. Sta cambiando il modo di comunicare”. Efrem e Giulia hanno mostrato le loro medaglie, che al loro interno contengono un pezzo della Tour Eiffel (parte del ferro eliminato con la costruzione dell'ascensore, nda). “A Parigi per la prima volta il logo era uguale per Olimpiadi e Paralimpiadi”, ha evidenziato Ghiretti.

“Volevo smettere, poi è tornata la voglia”

Dieci anni fa, Efrem Morelli ha pensato si smettere. “Subii un brutto infortunio al collo e pensai di ritirarmi al termine del Campionato europeo (disputato nel 2014 a Eindhoven, nei Paesi Bassi, nda). Poi è tornata la voglia di rimettermi in gioco e ho capito che non potevo non continuare”. Giulia Ghiretti, anche lei in gara in quella competizione, ricorda che “quando ha detto che avrebbe smesso (Efrem, nda) per me è stato traumatico, tornai a casa con la sensazione di aver perso il mio punto di riferimento”. Un messaggio che Morelli ha tenuto a lanciare è che “anche se si ha talento, bisogna sempre lavorare tantissimo per ottenere risultati. La fatica può durare un attimo, la gloria per un risultato conseguito dura tutta la vita”.

Un punto di riferimento

Efrem Morelli è il capitano della Nazionale di nuoto paralimpico. “È un ruolo che mi hanno dato gli altri atleti che mi vedevano come la figura più vecchia - scherza - un riferimento per l'aspetto sportivo. In realtà ho a che fare con persone che sanno già cosa devono fare, sono già bravi e preparati, poche volte c’è da correggere qualcosa. Metto a disposizione la mia esperienza per curiosità e dubbi. È una responsabilità perché devo dare il giusto esempio e il giusto modo di vedere”. Per Giulia, Efrem è “sempre stato un riferimento, fin da quando ho iniziato. Esserci è importante, la sua presenza mette tranquillità a tutta la squadra. Non solo parole, ma fatti: è un riferimento e tutti sanno che c’è”.

Non si vive solo di sport

Ad aprile di quest’anno, Giulia Ghiretti ha conseguito la laurea magistrale in Ingegneria biomedica al Politecnico di Milano. “Lo sport è un momento della vita, il corpo non risponde sempre allo stesso modo. Ho studiato per costruirmi un futuro. La cosa più difficile è stata conciliare tutto nelle ventiquattro ore di una giornata: si va in piscina mattina e pomeriggio, più il tempo del viaggio, i pasti e il sonno, che è fondamentale nell’allenamento. Ho impiegato tanti anni a laurearmi, e questa cosa mi ha turbato molto: da un lato, razionalmente, sapevo che stavo facendo altre cose, ma dall’altro ho sempre pensato di essere in ritardo”. Gli atleti paralimpici non riescono a mantenersi economicamente solo con lo sport. “Solo da poco possiamo entrare nei gruppi sportivi delle forze dell'ordine”, dice Giulia. Ma, nonostante gli sforzi del Comitato paralimpico, “lo sport non basta per vivere”, evidenzia Efrem. Dunque, c’è sempre bisogno di un piano B per garantirsi il futuro. “La medaglia è bellissima – dice Giulia – ma la laurea è un’altra cosa. È una sensazione diversa, mi ha aperto a un nuovo mondo: è un punto di partenza. Ad aprile mi sono laureata, e dopo una settimana ero in gara all'Europeo (a Funchal, Madeira, nda) e ho disputato la mia gara migliore. Credo che sport e studio siano percorsi simili: da una parte ci sono le gare, dall’altra gli esami: entrambi hanno bisogno di costanza e disciplina”. Efrem conduce da anni un’attività commerciale nel settore del vending. “Sto cercando di portarla avanti nel migliore dei modi”, dice.

Il futuro: obiettivo Singapore 2025

L’obiettivo, sia per Giulia che per Efrem, sono i Mondiali di Singapore, che si disputeranno a ottobre 2025. “Quello che ho vissuto a Parigi è stato qualcosa di intenso, bellissimo. Non sono pronta a dire di no a quelle emozioni”, afferma Giulia. Ma non c’è solo lo sport. "Ho suonato l’arpa per quattro anni – dice – mi piacerebbe tornare a farlo”.

Francesco Petronzio

Nella foto, in alto, da sinistra Giulia Ghiretti ed Efrem Morelli.

Pubblicato il 7 ottobre 2024

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