Borgotaro, «il chiostro dell'anima»
Come ogni estate, la comunità parrocchiale di Sant’Antonino a Borgotaro ha aperto il suo “chiostro”, per offrire a tutti l’opportunità di ritrovare il gusto dello stare insieme: “Il Chiostro dell’anima” è infatti il titolo della rassegna culturale ideata e animata dal parroco don Angelo Busi, che si è chiusa la scorsa settimana con una serata dedicata ad Arturo Curà, eclettico artista che ha regalato piccoli capolavori alla Valtaro attraverso la sua sensibilità creativa espressa sulla pagina, con le note e dietro la cinepresa.
“Gli appuntamenti al Chiostro sono pensati in un clima di amicizia e di cordialità, con un’attenzione speciale alla cura dell’anima grazie ai momenti musicali e teatrali che amici artisti sanno offrire – ha spiegato don Angelo –: nel corso della manifestazione, si è passati così dal viaggio musicale del compositore Claudio Cojaniz, il quale ha fatto rivivere con il suo pianoforte i drammi e la nostalgia dei popoli dei Balcani, alle sonorità barocche proposte dal maestro Fabio Mancini sul grande organo Serassi della chiesa di Sant’Antonino. Nelle due serate presso Palazzo Molinari, trasformato con la riproduzione su telo dello splendido chiostro dell’abbazia di Torrechiara presso Parma, il pubblico ha potuto seguire da vicino i racconti del tempo – prosegue –: come affrontare la vecchiaia e, soprattutto, come mantenere in questi tempi così convulsi “l’eleganza del riccio”, che corrisponde ad una forte interiorità che si nutre di intelligenza e spiritualità”.
La rassegna ha infatti proposto due incontri sull’arte del tempo e del buon vivere, il primo con l’accompagnamento della Corale Lirica Valtaro ed il racconto di Clara Molinari e Giacomo Bernardi, il secondo attraverso le pagine de “L’eleganza del riccio”. Il libro di Muriel Barbery è stato infatti il filo conduttore per ricordare il maestro Curà, sulle note degli amici musicisti Franco Brugnoli, Massimo Armani e Fiorello Biacchi, che hanno interpretato le sue canzoni ricche di umanità: “Il vero protagonista delle due serate è stato forse il pubblico, che ha saputo rispondere con l’attenzione ed il silenzio ai vari interventi degli attori – conclude don Angelo –. Il ‘Chiostro’ è un’esperienza speciale perché restituisce ai presenti il desiderio di essere comunità. In fondo, in queste serate non è squillato alcun cellulare: non c’era più bisogno di tecnologia per stare insieme con gioia e leggerezza”.
Lorenzo Benedetti
Pubblicato il 3 settembre 2018
Ascolta l'audio