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Due secoli fa un Vescovo ha idee futuriste sull’emigrazione

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Il Parroco di San Bartolomeo in Como, un illustre cittadino di Fino Mornasco, il Beato Giovanni Battista Scalabrini, viene segnalato a Pio IX da San Giovanni Bosco, per lo zelo pastorale dimostrato nelle Conferenze sul Concilio Vaticano Primo, pubblicate nel 1873 e viene nominato Vescovo da Papa Pio IX e consacrato a Roma nella cappella di Propaganda Fide, dal cardinale Alessandro Franchi, Segretario di stato del Papa,il 30 gennaio 1876.
Con la sua consacrazione a Vescovo di Piacenza lascierà per sempre la parrocchia di san Bartolomeo in Como e inizierà la sua missione di Pastore a Piacenza, il 13 febbraio dello stesso anno 1876.
Scalabrini uomo di grande sensibilità, di innumerevoli interessi, ma grande osservatore e realizzatore di progetti e azione verso i suoi fedeli della diocesi di Piacenza, fu un vescovo missionario delle persone, in gravi situazioni di povertà, di “esclusione ed emarginazione”, non solo italiane, come le mondariso, i sordomuti, i ricchi impoveriti, ma soprattutto verso i MIGRANTI E RIFUGIATI.

 L’EMIGRAZIONE VISTA DALLO SCALABRINI

La visione degli emigranti in partenza dalla stazione di Milano e gli appelli dei diocesani emigrati in America interpellano l’animo apostolico del vescovo di Piacenza. L’emigrazione è uno dei fatti più importanti e determinanti della vita italiana contemporanea, è imponente per numero e ha un carattere permanente, dovuto a ineluttabili necessità economiche.
La necessità presuppone un diritto, che non può essere soppresso dallo Stato o dai centri di potere, i quali devono assicurare la libertà di emigrare, ma non la libertà di «fare emigrare», causa di speculazione e di sfruttamento. L’emigrante non ha diritti e non è tutelato è esposto a «mali infiniti sia materiali che morali», è «preda facilissima della speculazione»; abbandonato a se stesso, rischia di perdere la propria identità culturale e religiosa.
Se invece l’emigrazione è ben guridata e assistita, può diventare «strumento di quella Provvidenza che presiede agli umani destini e li guida, anche attraverso a catastrofi, verso la meta, che è il perfezionamento dell’uomo sulla terra e la gloria di Dio nei cieli». Nel disegno della Provvidenza, infatti, l’emigrazione è destinata a maturare «l’unione in Dio per Gesù Cristo di tutti gli uomini di buon volere».

(da Scalabrini una voce viva, Scalabrini e l’emigrazione moderne)

Pubblicato il 30 gennaio 2019

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