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La Savaria Symphony Orchestra incanta il Municipale

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Appare sul podio il direttore Thomas Kornel ed è stupore. Che dura per tutto lo spettacolo. Leggeri movimenti, grazia d’abile danzatore. Di fronte all’orchestra mostra risolutezza e perentorietà. Poi vira di fianco e, ammiccando, muove appena la bacchetta magica all’altezza della vita. Torna fiero innanzi, di petto, e, levate alte le braccia, dirige una partitura a tutta orchestra, schematica ma ampia. Sosta silente con ammirevoli sospensioni, poi riprende, quasi danzando un veloce balletto, leva appena una spalla accennando un attacco dei violini o di violoncelli, punta un dito e ordina il levarsi, breve e inatteso, di un clarino o l’eco remota di un corno. Nei finali calca la velocità orchestrale, la modula ancora e termina, pare sfinito, a orchestra piena.
Armonia di gesti continuati che stimolano l’orchestra a esalare nuova armonia.
Cosi sono scese dal palcoscenico le dinamiche ed essenziali musiche di Franz Liszt: “Les Preludes” e “La rapsodia ungherese n.2 in do diesis minore.” Musica avvincente, di natura ungherese.
Lunghissimi applausi per la brillante orchestra e il valido direttore.
Secondo tempo per “ Patetica” di Caikovskij. Meditazioni sulla morte. E offre un emozionante motivo-guida sul piacere di vivere, con richiami alla natura, ai giochi, alle danze, in cui, tuttavia, filtra costante il cupo motivo della morte. Grande sinfonia la n.6 in si minore, op. 74. “ Patetica”, appunto, opera dal patos palpabile.


pubblicato il 30 gennaio 2019

                                             Luigi Galli

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