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L'ex partigiano Filippa: «don Borea era un santo»

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"Don Giuseppe, per il suo sacrifico ha ricevuto diversi riconoscimenti, come famiglia Borea ci piacerebbe che anche Bettola facesse un segno". E' la richiesta rivolta sabato scorso al sindaco Paolo Negri da Giuseppe Borea, nipote dell'omonimo sacerdote piacentino fucilato a 34 anni dai fascisti dopo un sommario e vergognoso processo il 9 febbraio del 1945, nel corso della presentazione del libro "Giuseppe Borea quando l'amore è più forte dell'odio", di Lucia Romiti per le Edizioni Il Duomo. Il nipote, ancora una volta ha auspicato che si apra il processo teso alla beatificazione di don Borea "ucciso in odio alla fede".
L'evento si è tenuto nell'aula del consiglio municipale del borgo valnurese alla presenza del primo cittadino Paolo Negri, che ha ricordato come Bettola sia stata il fulcro del movimento di liberazione tanto da meritarsi, fra i pochi comune della regione la Medaglia d'argento (la città di Piacenza ha avuto la Medaglia d'oro), "da quel movimento, da quella lotta è uscita la nostra Carta Costituzionale sulla quale, emozionandomi, ho giurato prima di iniziare il mio mandato di sindaco eletto".
"Ho avuto la sensazione di incontrare un santo", così si è invece espresso Giuseppe Filippa, il partigiano Sandokan, che alla serata ha portato una commovente testimonianza confermando i tratti della figura di don Borea ampiamente messi in luce da Romiti nel testo.
"Era l'estate del '44 e la squadra volante di cui facevo parte, alloggiata a Cassano, fu incaricata di andare ad Obolo, dal parroco, per ritirare la merce lanciata dagli alleati con l'aereo. Arrivati davanti alla canonica ci venne ad aprire un prete che mi parve giovanissimo, era gentile, cordiale, ci invitò ad entrare, ci offerse da mangiare e faceva tante domande, ma con naturalezza - ha continuato l'ex partigiano -, si era interessato a me per la mia giovanissima età e prima di ripartire volle darci la benedizione assicurando che avrebbe pregato per noi, sì, ebbi proprio l'impressione di trovarmi davanti a un santo", ha concluso l'anziano ex combattente strappando applausi generosi dal pubblico.
L'evento è stato moderato da don Davide Maloberti, direttore de Il Nuovo Giornale che ha invitato a parlare Alessandro Pigazzini, del Museo della Resistenza di Sperongia, e di Ermanno Mariani, scrittore e giornalista, entrambi autori di alcuni capitoli del volume di carattere storico. Mentre il primo ha rievocato la centralità di Bettola nel corso della resistenza, in particolare la stagione di "libera repubblica" in un contesto territoriale dove agiva in quanto cappellano militare don Borea, Mariani ha affrontato il tema del processo, illustrando il falso castello di "accuse ignobili formulate dal regime fascistacon l'obiettivo della condanna a morte per dare una lezione al clero piacentino che sosteneva la resistenza".  

MVG

Pubblicato il 5 febbraio 2019

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