«Ill noss radìs», l'incontro con Ometti e Bergonzi
Una serata organizzata dalla Famiglia Piasinteina e da ANSPI Domus
“Ill noss radìs” (“Le nostre radici”): su questo tema Cesare Ometti e Andrea Bergonzi, esperti di dialetto piacentino, hanno intrattenuto il pubblico presente al salone parrocchiale della Cattedrale di Piacenza sul tema della piacentinità.
La serata era organizzata da Famiglia Piasinteina e ANSPI Domus e seguiva le altre due proposte al Teatro President proposte a conclusione del corso di dialetto piacentino tenuto dalla Famiglia Piasinteina (il saggio finale del corso e la commedia "L'ustaria 'dla bella Luigia" di Valente Faustini).
Cesare Ometti ha svolto una carrellata storica approfondita, nella quale ha dato le coordinate per le quali il piacentino può essere a buon diritto considerato non un dialetto, bensì una lingua (del resto, la parola greca diàlektos significa proprio lingua...), in quanto compresa nel contesto di quelle parlate gallo-romanze nate – e probabilmente, come tale, è nata proprio nel 218 a.C., anno di fondazione di Placentia quale colonia romana – dalla fusione del latino (non colto, bensì popolare) con le preesistenti realtà celtiche.
Se l’italiano, letterario e colto, si è poi sviluppato dalla fiorentinità (e qui ci illumina la lettura di Dante), questo è avvenuto in un’area geografica a sud degli Appennini, mentre le parlate locali, piacentino compreso, hanno continuato a essere le lingue della quotidianità e del popolo fino alle successive consacrazioni dell’italiano ai diversi utilizzi ufficiali.
Andrea Bergonzi ha successivamente presentato un ampio ed esauriente quadro della toponomastica urbanistica della nostra città, con particolare riferimento ai nomi delle vie nelle diverse epoche della storia locale: vie dedicate ai Santi, dedicate a chiese e ad altre realtà religiose, dedicate a personaggi illustri, riferite a mestieri e attività lavorative, a eventi contingenti e così via (caso singolare: piazza Cavalli è l’unico esempio in Italia nel quale monumenti equestri siano dedicati non ai cavalieri bensì...ai destrieri!).
Nel suo intervento Bergonzi non ha mancato di puntualizzare quanto sia ancora ravvisabile e quanto non più, soprattutto nella misura in cui Napoleone prima e il Risorgimento poi hanno fatto piazza pulita di tanti elementi toponomastici antichi per dedicare vie e piazze a persone del tempo: un esempio, piazza Napoleone (poi passata all’attuale nome di piazza Cavalli), corso Vittorio Emanuele II, corso Cavour, via Garibaldi (già strada del Guasto), via Re Umberto (a lui intitolata dopo il regicidio dell’anno 1900 e poi tornata a chiamarsi Strà Calsulèr, via Calzolai).
Alla serata, utile a rinsaldare la consapevolezza delle nostre radici, hanno fatto gli onori di casa Danilo Anelli, rasdur della Famiglia Piasinteina, e Michele Argenti, presidente di ANSPI Domus.
Pubblicato il 3 giugno 2019
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