OMELIA
DEL CARD. ANGELO AMATO, SDB
PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI,
ALLA CELEBRAZIONE DI BEATIFICAZIONE DI SUOR LEONELLA SGORBATI
l. Le uccisioni di innocenti sono il sigillo dello spirito del male. È l'ennesima violenza compiuta da Caino verso il fratello Abele. L'assassinio della Beata Leonella Sgorbati[1] rivela il veleno che si nasconde nel cuore.
Il vero Dio non è il distruttore, ma il creatore della vita dovunque e comunque. La morte non fa parte del nome sacro di Dio. E quando la morte tocca il cuore di Dio, come nella crocifissione e morte di Gesù, essa non vi trova dimora permanente. La vita, infatti, irrompe subito nella carne e nel sangue del Redentore e diventa risurrezione e vita eterna.
I veri fedeli sono araldi di vita non di morte. Il martire cristiano non è un fanatico distruttore, ma un difensore della vita e un messaggero di fraternità umana, di carità e di perdono.
Questo è il Vangelo predicato e vissuto da Gesù. Questa è la missione della Chiesa, promuovere, difendere e portare la vita nel mondo. Gesù infatti dice: «lo sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Chi, invece, porta la morte, uccidendo i fratelli, è servo del demonio, il sovrano della morte.
2. Suor Leonella ha bagnato col suo sangue benedetto la terra somala, prima pacifico territorio deIl'Africa orientale, oggi luogo di desolazione e di morte. Negli ultimi decenni, la presenza della Chiesa cattolica vi è stata brutalmente cancellata, con la cacciata dei missionari, con la repressione dei fedeli e con le uccisioni cruente e ingiustificate di testimoni della fede come Mons. Salvatore Colombo, primo vescovo di Mogadiscio (Mogadiscio, 1989), il missionario francescano Pietro Turati (Gelibe, 1991), il medico Graziella Fumagalli, direttrice del Centro Antitubercolare della Caritas italiana (Merca, 1995), la missionaria laica Annalena Tonelli, fondatrice di opere a favore di sordomuti e di bambini disabili (Borama, 2003).
Suor Leonella fa parte di questo corteo di benefattori dell'umanità povera e bisognosa, uccisi in odio alla fede cristiana. Aveva sempre desiderato che si avverassero le parole del canto spesso udito in chiesa: «Signore, con cuore semplice e gioioso ho dato tutto».[2]
3. Era l'una e quarantacinque del pomeriggio di domenica 17 settembre 2006, quando Suor Leonella spirò. Poco prima era stata uccisa con due colpi di fucile da un integralista. Le sue ultime parole furono:«Perdono, perdono, perdono».[3] Erano le parole stesse di Gesù quando perdonò i suoi crocifissori: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).
Queste parole costituiscono la carta d'identità del martire cristiano, che non è un assassino, ma una vittima inerme e innocente della cattiveria altrui. Il martire cristiano riceve male per bene, morte per vita. Al rancore risponde con l'amore. Il martire cristiano, seguendo l'insegnamento di Gesù, non si vendica per le offese ricevute, ma perdona, prega e fa del bene a coloro che lo perseguitano.
II martirio di Suor Leonella diventa quindi un seme di speranza sparso sulla terra dell'uomo, che porterà fiori e frutti di bene. Il suo martirio è un dono che genera pace e fratellanza. Alle forze oscure .della morte, il martire cristiano oppone l'orizzonte luminoso della vita. Il martirio della nostra Beata invita a deporre le armi e a trasformarle in strumenti di lavoro di pace
C’è una testimonianza speciale di un fedele anglicano inglese, Nigel Baldwin, che, in una sua lettera indirizzata alle Suore della Consolata, dice che il perdono di Suor Leonella al suo uccisore ha convertito il suo cuore.
Da da anni, infatti, provava un profondo rancore verso un signore che gli aveva fatto un torto e che non riusciva a perdonare. Ma le parole di Suor Leonella gli hanno fatto svanire l'amarezza. E Nigel così conclude: «"Perdono" non è stata solamente la parola ultima e definitiva di Suor Leonella al mondo - ma è anche la sua parola rivolta a me».[4]
In una lettera del settembre del 2006, Suor Gabriella Bono, Madre generale delle Suor Missionarie della Consolata, rilevava che il martirio di Suor Leonella non fu un evento improvvisato, ma il frutto di una vita spesa perché la persona, ogni persona, conoscesse l'incredibile amore di Dio pero ogni creatura. E poi aggiunge una riflessione: «Insieme a Suor Leonel1a, un Somalo, un uomo musulmano, ha versato il suo sangue nel tentativo di salvarla [...]. Si tratta di Mohammed Mahamud, sposo e padre di quattro figli. [...] Suor Leonella e Mohammed Mahamud sono uniti per sempre nel dono della vita. Lei, offrendola per i suoi Figli e Figlie Somali, Lui, sognando pace e fratellanza per i suoi figli e per il suo popolo».[5]
4. A tutti noi la Beata Leonella Sgorbati lascia un messaggio preciso di vita cristiana autentica, che in famiglia e in società apra strade di comprensione, di dialogo, di accoglienza, di amore e di perdono.
Alle sue Consorelle Suor Leonella ricorda le parole del Beato Fondatore che diceva: «Dovremmo avere per voto di servire la Missione anche a costo della vita; dovremmo essere contente di morire sulla breccia. Quando farete i voti ricordatevi che in mezzo ai tre voti c'è pure questo quarto voto».[6]
Suor Leonella ha vissuto in pieno la passione per Cristo con cuore di discepola, in ricerca di Dio solo e della sua volontà distaccata da tutto interamente disponibile all' obbedienza; capace di ascolto, riflessione e discernimento delicata e mite essa aveva fatto della riconciliazione e della non violenza il suo stile di vita attenta a fare bene il bene senza rumore e a condividere l'umana fatica del lavoro anche manuale.[7]
Ecco il ritratto dell'autentica Suora Missionaria della Consolata, che trova nella Beata Leonella Sgarbati i suoi lineamenti caratteristici, per vivere nella fedeltà e nella gioia la missio ad gentes col dono della vita fino al martirio. La Vergine Consolata protegga la vostra missione, arricchendola di sempre nuove e coraggiose vocazioni.
[1] 2 Rosa Sgorbati nacque il 9 dicembre 1940 in provincia di Piacenza. Diventò Missionaria della Consolata col nome di Leonella. Dopo la missione in Kenya, fu inviata in Somalia, paese musulmano al 99,9%, per aprire una scuola per infermieri a nord di Mogadiscio.
[2] Positio, Introduzione generale, p.l.
[3] Positio, Summarium Documentorum, n. 32-33, p. 540.
[4] Positio, Summarium Documentorum, n. 60, p. 574.
[5] Positio, Summarium Documentorum, n. 61, p. 576, con qualche tentativo di sintesi.
[6] Positio, Summarium Documentorum, n. 34, p. 541.
[7] Positio. Summarium Documentorum, n. 35, p. 541.
Pubblicato il 26 maggio 2018
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