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Jacques Dupuis S.J. teologo del pluralismo religioso (1923-2004)

DUPUIS

Il lavoro di ricerca per l’elaborazione di una teologia contestuale

Fino all’autunno del 1998 era stato, per il grande pubblico, un “teologo invisibile”, pressoché sconosciuto. I
n realtà il suo nome era molto noto nei circoli della ricerca teologica internazionale, nell’ambito della cristologia, della teologia delle religioni e del dialogo interreligioso.
Stimatissimo dagli addetti ai lavori, dall’episcopato asiatico per aver lavorato in India per 36 anni (1948-1984), dagli studenti di teologia di Delhi (1959-1984) e di Roma Gregoriana (1984-1998), per la sua assoluta competenza e instancabile dedizione.

Sapeva ascoltare. I suoi studenti, anche i meno dotati, erano degni della sua attenzione.
Questo gli guadagnò la stima di tanti studenti che naturalmente si rivolgevano a lui per i lavori di preparazione delle tesi di dottorato o di altri lavori di ricerca.
In Gregoriana le sue lezioni erano molto seguite.
Era un formidabile ed appassionato lettore, un curioso ricercatore e un instancabile redattore della rivista Gregorianum, che ha diretto per 18 anni (1985-2003) e di cui seguiva perfino le spedizioni agli abbonati.

Per la sua riconosciuta competenza era stato nominato consultore del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso.
In questa veste era stato il redattore principale del documento Dialogo e annuncio del 1991.
In quegli stessi anni ha lavorato come consulente teologico della Commissione per la Missione e l’Evangelizzazione del Consiglio Mondiale delle Chiese di Ginevra.
Eppure il suo nome era destinato a restare nell’ombra se un suo volume, Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso del 1997 (la sua opera maggiore, un vero best-seller della teologia, che ha conosciuto 13 edizioni in tre anni) non fosse stato fatto oggetto di inchiesta da parte della Congregazione per la dottrina della fede.

In sostanza l’autorità della Chiesa gli contestava l’ambiguità di alcune sue posizioni teologiche, che nel tentativo di riconoscere un significato positivo alle tradizioni religiose, e considerarle dentro il piano salvifico di Dio per l’umanità, rischiava di compromettere la mediazione salvifica unica di Cristo.

Una dolorosa e controversa vicenda

Si aprì per lui un periodo molto doloroso della sua vita (1998-2001).
In quegli anni visse un profondo e doloroso isolamento. Dato da due fattori, uno più intimo e personale e l’altro di disciplina ecclesiastica.
Aveva dedicato a Cristo la sua vita e i suoi studi. Avvertì una forte umiliazione quando si mise in dubbio l’integrità della sua fede.
Disagio che si trasformò poi in un senso di impotenza e frustrazione per non aver avuto modo di chiarire a voce, attraverso il dialogo diretto con il cardinal Ratzinger, le sue tesi.
Di fatto il processo di chiarificazione fu portato avanti dai collaboratori del prefetto, tutto rigorosamente per iscritto, preoccupati più di difendere l’ortodossia materiale di alcune formule teologiche che di comprenderle in modo nuovo.
Quando tutto faceva presagire una dura condanna uscì invece la Notifica della Congregazione con una Nota del cardinal Ratzinger, con la quale si spiegava che alcune tesi del suo libro, potevano indurre il lettore in errore.
Si passò dunque dai “gravi errori dottrinali” dell’accusa, ad “alcune tesi che possono indurre in errore” della Nota.

Forse si è trattato di un esercizio di equilibrismo: da un lato bisognava preservare la dottrina cattolica da ogni errore formale, e dall’altro riconoscere il carattere pionieristico di un lavoro di ricerca teologica, condotto con onestà intellettuale e coraggio.

In quegli anni, gli ultimi del pontificato di Giovanni Paolo II, e al di là del suo “caso” (l’incredibile “caso Dupuis”, considerato teologo conservatore in India e progressista a Roma) si è giocata una grossa partita proprio sul problema del dialogo interreligioso.
Due diverse linee di riflessione teologica si sono scontrate: una centrata sul dialogo e aperta al riconoscimento del valore delle altre religioni, e l’altra concentrata sull’annuncio e preoccupata di salvaguardare l’unica mediazione di Cristo.
Queste due linee hanno animato, da un lato, i documenti del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, e dall’altro, gli interventi della Congregazione per la dottrina della fede, fino alla Dominus Iesus del 2000.
Da un lato, quello che è stato definito lo “spirito di Assisi” di un cristianesimo “in dialogo”, e dall’altro il modello di un cattolicesimo “in difesa” dei valori non negoziabili.

Il cristocentrismo rivisitato

Non c’è dubbio che per articolare una riflessione teologica equilibrata sul pluralismo religioso occorre tenere insieme due esigenze, e di questo, sia Dupuis che Ratzinger, ne erano ben consapevoli: la volontà salvifica universale di Dio (1 Tim 2,4) e la fede ecclesiale in Cristo unico salvatore dell’umanità (At 4,12) costituiscono due “assiomi”.
Mentre l’esclusivismo della teologia pre-conciliare si basava sul secondo assioma, sull’unica mediazione di Cristo, con la sostanziale condanna delle altre religioni, il pluralismo fa leva sul primo assioma, sulle altre vie di salvezza oltre la Chiesa, rischiando però di trascurare l’unico riferimento a Cristo.
Solo la posizione inclusivista è in grado di tenere insieme i due poli.
Da una parte Gesù Cristo vi è chiaramente affermato come Rivelazione decisiva di Dio e Salvatore assoluto, e dall’altra è aperta la porta al riconoscimento di manifestazioni divine nella storia dell’umanità, di elementi di grazia all’interno delle altre religioni per la salvezza dei loro membri e per la comprensione più profonda della fede cristiana.

Non c’è dubbio che il Magistero della Chiesa si è chiaramente orientato in direzione dell’inclusivismo cristocentrico-trinitario, sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II, in quello di Benedetto XVI e ora in quello di Papa Francesco.
L’esclusivismo, oggi insostenibile ma fino a ieri molto praticato, sa di annessione delle altre religioni al cristianesimo, mentre il pluralismo radicale, anch’esso insostenibile, comporta una relativizzazione dell’identità cristiana.
Pertanto nel cantiere teologico ci si va dirigendo verso un cristianesimo inclusivista relazionale, che ricerca il dialogo con le altre tradizioni religiose e che pensa il ruolo che ha il mistero di Cristo dentro le altre religioni.

Il problema teologico è aperto.
La linea inclusivista pensa le religioni come vie salvifiche subordinate al mistero di Cristo (Claude Geffré le giudica mediazioni subordinate), mentre la linea pluralista le pensa come vie equivalenti (Michael Amaladoss parla di mediazioni interconnesse).
Il problema che si è posto Dupuis è come aprire un “passaggio” tra queste due linee, senza però approdare ad un pluralismo teocentrico, tipico di un liberalismo radicale, che considera le varie manifestazioni divine nella storia religiosa dell’umanità sullo stesso piano e di pari livello. Dupuis ha pensato le religioni come mediazioni complementari asimmetriche, sul terreno di un inclusivismo-pluralista.

Una via media ancora da esplorare

Non è possibile in questa sede discutere in dettaglio i punti dibattuti che la riflessione di Dupuis ha fatto emergere.
Del resto era pienamente consapevole che la sua opera avrebbe suscitato tanti problemi quante le soluzioni che prospettava.
Tuttavia, per progredire nell’opera di approfondimento teologico, occorre molte volte procedere per ipotesi.
In un tema nuovo, quello del significato del pluralismo religioso per la fede cristiana, Dupuis ha cercato altre strade, abbandonando la via dell’integrismo intransigente, come quella del pluralismo eclettico.

«Alla fine del tragitto sarà così possibile concludere – questa è la nostra speranza – che la prospettiva più vasta e generosa inaugurata dall’indagine teologica recente per una valutazione positiva delle tradizioni religiose del mondo, lungi dal mettere in pericolo la fede cristiana, ha anzi l’effetto di approfondirla, aiutando a scoprire con gioia e gratitudine verso Dio le dimensioni cosmiche del mistero della relazione divina con l’umanità.
Con san Paolo, potremo allora confessare ammirati “l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità” (Ef 3,18) del mistero di Dio e del suo Cristo». (J. Dupuis, Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso, Queriniana, Brescia 1997, 36)

A cura di
Lucia Romiti

Nota bio-bibliografica

Jacques Dupuis nasce a Huppaye, vicino Charleroi in Belgio, il 5 dicembre 1923, da una famiglia cattolica e borghese.
Sin dall’infanzia conosce la Compagnia di Gesù per aver frequentato tutte le scuole primarie e secondarie in Istituti diretti dai gesuiti.
A 17 anni entra nella Compagnia ed è avviato agli studi universitari di Lettere e Filologia a Namur e Filosofia a Lovanio.
Conclusi i suoi studi all’età di 25 anni, preferì all’insegnamento in Belgio, la missione. Fu inviato in India, dove rimase dal 1948 al 1984.

Fin da giovane ha lavorato nel campo del dialogo interreligioso e nella formazione teologica.
Per 25 anni ha svolto una intensa attività di insegnamento in India, a Kurseong e a Delhi, con l’unica parentesi costituita dalla preparazione della sua tesi di laurea in Gregoriana sull’antropologia religiosa di Origene, svolta sotto la guida di Padre Orbe (e pubblicata da Descléé de Brouwer, Bruges 1967). D
i ritorno dall’India ha insegnato a Roma, all’Università Gregoriana, dal 1984 fino al 1998, Cristologia e Teologia delle religioni.
È stato direttore della rivista Gregorianum dal 1985 al 2003.

Si può considerare uno dei pionieri nel campo della teologia cristiana del pluralismo religioso.
Ha pubblicato sul tema una trilogia: Gesù Cristo incontro alle religioni, Cittadella, Assisi 1989; Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso, Queriniana, Brescia 1997; Il cristianesimo e le religioni. Dallo scontro all’incontro, Queriniana, Brescia 2001.

Scritti postumi: Perché non sono eretico. Teologia del pluralismo religioso: le accuse, la mia difesa, a cura di W. Burrows, EMI, Bologna 2014; Il mio caso non è chiuso (Conversazioni con Jacques Dupuis), a cura di G. O’Connell, EMI, Verona 2019.

Per conoscere l’autore e il dibattito teologico suscitato dalle sue tesi cf In Many and Diverse Ways. In Honor of Jacques Dupuis, D. Kendall and G. O’Collins Editors, Orbis Books, Maryknoll, New York 2003 (con bibliografia completa dei suoi scritti e sui suoi scritti).

Pubblicato il 30 gennaio 2025

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