Confapi Industria Piacenza esprime soddisfazione per la nascita della Fondazione Carta Etica del packaging: a presiederla è infatti l’imprenditrice piacentina Anna Paola Cavanna, già alla guida dell’Istituto Italiano Imballaggio e vicepresidente dell’associazione di industriali di viale del Commercio. “È una importante iniziativa– commenta il presidente Cristian Camisa insieme al direttore Andrea Paparo – che Anna Paola, come presidente dell’Istituto italiano Imballaggio, ha promosso e sostenuto per valorizzare un packaging davvero sostenibile”. Già da anni infatti l’Istituto aveva condiviso quegli stessi principi su cui oggi si fonda la Carta Etica del packaging: responsabilità, bilanciamento, sicurezza, accessibilità, trasparenza, informazione, contemporaneità, lungimiranza, educazione e sostenibilità. Temi sui quali Confapi Piacenza, ricordano Camisa e Paparo, già da anni lavora con diverse iniziative tra le quali diversi convegni di livello nazionale proprio nella nostra città in collaborazione con l’Istituto Italiano Imballaggio. “È un passo importante – è il commento della presidente Cavanna – lo scopo con cui questa Fondazione nasce infatti è quello di promuovere la cultura del packaging etico attraverso manifestazioni e occasioni di formazione per quei soggetti che, a titolo professionale o volontario, operano nei settori di attività”. Tanti i progetti che sono già allo studio, per la futura attività della Fondazione: “In particolare ci saranno delle Commissioni permanenti di studio per la sostenibilità ambientale del packaging, formazione universitaria e post-universitaria, premi per la ricerca scientifica e il progresso etico legato all’imballaggio, pubblicazioni e altre attività di miglioramento della filiera imballaggio” specifica ancora Cavanna che è presidente dell’Istituto italiano Imballaggio da due anni.
A Piacenza via libera ai Centri estivi per bambini dai 3 ai 13 anni. L’Amministrazione comunale ha riaperto il bando rivolto ai gestori privati che abbiano sede a Piacenza e intendano aderire al progetto regionale “Conciliazione vita-lavoro”, finanziato dal Fondo Sociale Europeo per garantire l’abbattimento delle rette a sostegno delle famiglie. Il termine ultimo per presentare la domanda di adesione è il 10 giugno, data entro la quale dovrà essere inviato tramite posta elettronica certificata, all’indirizzo protocollo [DOT] generale [AT] cert [DOT] comune [DOT] piacenza [DOT] it, il modulo scaricabile dal sito www.comune.piacenza.it, dove è integralmente consultabile il bando. “Come ogni anno – sottolinea l’assessore alla Formazione Jonathan Papamarenghi – abbiamo aderito a questa opportunità offerta dalla Regione Emilia Romagna pubblicando i bandi nei termini previsti, a fine febbraio per i gestori e nel mese di aprile per le famiglie; si è inteso procedere subito, nonostante l’incertezza generata dall’emergenza Covid-19, affinché si potesse essere pronti, in ogni caso, con una prima graduatoria. Ora, sempre con l’obiettivo di favorire la massima partecipazione e ampliare le possibilità, per le famiglie, di optare per una struttura in cui possano fruire di rette calmierate, abbiamo deciso di riaprire i termini di adesione per i gestori e, successivamente, per i nuclei familiari”. I soggetti interessati dovranno garantire il rispetto dei requisiti sanciti dal “Protocollo regionale per attività ludico-ricreative – centri estivi”, la piena osseranza delle normative vigenti in termini di sicurezza sanitaria nonché la presentazione, all’avvio dell’attività, della dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, secondo il modello allegato al protocollo regionale che, per quest’anno, sostituisce la segnalazione certificata di inizio attività e dovrà essere inviata tramite Pec all’indirizzo suap [AT] cert [DOT] comune [DOT] piacenza [DOT] it . Il Comune, completata l’istruttoria, trasmetterà alla Regione e pubblicherà sul proprio sito web l’elenco dei gestori accreditati. “Una volta completato questo primo passo – spiega l’assessore Papamarenghi – riapriremo subito il bando destinato alle famiglie, che, indicando uno dei centri estivi in elenco, potranno fare domanda per beneficiare dell’apposito contributo per l’abbattimento delle rette. Anche in questo caso, il nostro obiettivo è quello di garantire che le risorse disponibili possano essere erogate al più ampio numero possibile di nuclei, a maggior ragione in un momento di difficoltà socio-economica qual è quello attuale, a seguito della pandemia”. Il beneficio consiste in una riduzione della retta settimanale fino a 84 euro per quattro settimane, per un massimo di 336 euro per figlio; in caso di retta inferiore a 84 euro, il contributo potrebbe essere riconosciuto per un numero superiore di settimane, fermo restando il totale massimo di 336 euro. Le famiglie beneficiarie – per le quali verrà pubblicato a breve il nuovo bando da cui scaturirà la graduatoria – dovranno prendere diretti contatti con i gestori interessati, per la verifica dei posti disponibili e per le iscrizioni. Non sarà possibile cambiare la scelta del centro effettuata dalla famiglia all’atto della presentazione della domanda, se non a causa di indisponibilità di posti comunicata formalmente dal gestore. La pubblicazione delle strutture aderenti e del nuovo bando per le famiglie saranno resi noti nei prossimi giorni, ma è sin d’ora consigliabile rivolgersi a un Caf per ottenere l’Isee 2020; dati i tempi ristretti, potrà fare comunque fede l’Isee 2019 o quello corrente.
Apertura dei Centri estivi – dall’8 giugno in Emilia-Romagna - garantendo la massima sicurezza a bambini e ragazzi, operatori e famiglie. Grazie alla maggiore capacità di elaborazione di test tamponi da parte del sistema sanitario regionale, la Regione Emilia-Romagna individua tra le priorità proprio l’esecuzione di tamponi naso-faringei sul personale impiegato nei Centri Estivi, annunciando l’impegno a effettuarli su coloro che avranno contatti con bambine e bambini, ragazze e ragazzi dai 3 ai 17 anni. Il provvedimento che estende la platea da sottoporre a test anche al personale dei Centri estivi è stato varato oggi dalla Direzione generale dell’assessorato regionale alle Politiche per la salute. “Nell’ottica dell’ulteriore sforzo della Regione nell’effettuare tamponi e prevenire il contagio – afferma la vicepresidente e assessore al Welfare, Elly Schlein – abbiamo deciso di porre un’attenzione specifica sulla platea del personale che sarà impiegato nei Centri estivi e procedere quindi con i test a tappeto, dando un elemento di sicurezza in più ai Comuni, ai gestori, alle famiglie e a lavoratrici e lavoratori, nello sforzo di partire quanto prima e in sicurezza. Siamo fra le pochissime Regioni - aggiunge la vicepresidente - ad avere da vent’anni specifiche disposizioni riguardanti l’organizzazione dei Centri estivi, abbiamo puntualmente adeguato le regole per consentire lo svolgimento delle attività in sicurezza anche nella situazione attuale. Per noi la sicurezza di chi lavora rimane un’assoluta priorità e il confronto con le organizzazioni sindacali”. Inoltre, sempre per garantire la massima sicurezza, la Regione Emilia-Romagna è intervenuta a chiarire nel Protocollo che le mascherine devono essere indossate da tutte le persone che accedono al centro, fatte salve le dovute eccezioni per specifiche attività. Secondo il recente parere del Comitato tecnico scientifico nazionale si è precisato che non sono soggetti all'obbligo i bambini al di sotto dei sei anni, e i soggetti con forme di disabilità non compatibili con l'uso continuativo della mascherina. A seconda del tipo di attività svolta, qualora non fosse possibile mantenere il distanziamento interpersonale con bambini o ragazzi che non utilizzino la mascherina, l’operatore utilizza una mascherina FFP2 senza valvola. La Regione ha prima ispirato le Linee guida nazionali e poi prodotto un Protocollo sui Centri estivi 3-17 che definisce tutte le misure necessarie a garantire la massima tutela della sicurezza e della salute di bambini e ragazzi, famiglie e di tutto il personale coinvolto. Al fine di contenere al massimo i rischi, tra le altre misure previste dal protocollo pubblicato già la settimana scorsa, un triage all'ingresso e piccoli gruppi di bambini e ragazzi, sempre gli stessi. Dovrà anche essere garantita la continuità di relazione con gli operatori. Non si dovranno creare assembramenti e mescolanza di gruppi e sono previste procedure specifiche di igienizzazione di spazi e oggetti e particolari attenzioni nel caso di somministrazione dei pasti.
C’è la difficoltà ad incassare i propri crediti e a sostenere i costi fissi (sedi, ammortamenti, leasing, utenze), perché non è possibile contare sulle entrate che derivano dalle attività ordinarie sospese a causa dell’emergenza sanitaria (attività aggregative, ricreative, culturali, sportive, ecc.) E questo crea inevitabili criticità che il Terzo settore si trova a dover affrontare per gestire la crisi economica determinata dal Coronavirus. Anche perché i recenti provvedimenti nazionali non hanno previsto l’estensione delle misure di sostegno previste per le imprese anche al mondo del no-profit. Un aiuto concreto arriva dalla Regione Emilia-Romagna che ha deciso di mettere a disposizione di Organizzazioni di volontariato, Associazioni di Promozione vociale e Sportivo dilettantistiche circa 2,5 milioni di euro per finanziare un Fondo per l’abbattimento dei costi di accesso al credito e sostenere i costi fissi sostenuti dagli Enti del Terzo settore colpiti dalla crisi. La dotazione complessiva del Fondo prevede 1,5 milioni da destinare ad enti del Terzo settore iscritti nei registri regionali e gli enti religiosi civilmente riconosciuti che svolgono attività di interesse generale e 1 milione per le associazioni e società sportive dilettantistiche. Questo grazie all’approvazione, avvenuta questa mattina da parte dell’Assemblea legislativa, di un progetto di legge di iniziativa della Giunta regionale sulle misure per la ripresa economica e sociale post lockdown da pandemia in regione. E a breve, la Regione pubblicherà uno specifico bando per individuare i Confidi (Consorzi che svolgono attività di prestazione di garanzie per agevolare le imprese nell'accesso ai finanziamenti) cui affidare la gestione del fondo per venire incontro alle esigenze degli Enti in difficoltà, soprattutto sul piano della liquidità. “Grazie all’approvazione del progetto di legge potremo intervenire in modo concreto per sostenere il Terzo Settore, che per effetto delle conseguenze dell’emergenza Covid 19 sta affrontando grandi difficoltà che mettono a rischio la loro sopravvivenza con effetti devastanti sul nostro sistema di welfare - sottolinea la vicepresidente e assessora al Welfare, Elly Schlein-. Con questo primo intervento Enti, Associazioni, Fondazioni ed Enti religiosi civilmente riconosciuti potranno riprendere le loro attività e salvaguardare il lavoro di tante persone che operano in queste strutture, che rappresentano una parte importante del tessuto sociale ed economico della nostra regione e più in generale del Paese”. “Nella sola Emilia –Romagna - prosegue la vicepresidente - l’economia sociale vede la partecipazione di 25mila organizzazioni che, pur non essendo iscritte al registro delle imprese, occupano oltre 20mila dipendenti e migliaia di collaboratori, liberi professionisti e volontari”. “Un tessuto fondamentale della nostra società che ha contribuito e contribuisce fattivamente alla gestione dell’emergenza sanitaria- chiude- su cui sarà imprescindibile contare nella fase di ricostruzione che ci consegnerà una situazione inedita con conseguenze economiche e sociali preoccupanti e per le quali istituzioni e società civile dovranno attrezzarsi adeguatamente e collaborare attivamente nella ricostruzione graduale della socialità”.
Un bonus affitto fino a 1.500 euro per famiglie e persone in difficoltà, parametrato alla riduzione di reddito determinata dall’emergenza coronavirus. Contributo massimo che sale - andando da 2 mila a 3 mila euro - per i proprietari che accettano di rinegoziare il contratto d’affitto riducendo il canone a favore dell’inquilino, che facciano lo stesso convertendolo in affitto a canone concordato o ne stipulino uno nuovo (misura che punta a rimettere sul mercato dell’affitto a lungo termine alloggi rimasti vuoti a causa del fermo degli spostamenti). Aiuto esteso agli studenti universitari iscritti in un ateneo dell’Emilia-Romagna e a chi è in una situazione di forte emergenza, cioè i nuclei familiari con reddito Isee inferiore a 3mila euro, in questo caso a prescindere dal calo reddituale. Lo prevede il nuovo bando regionale affitto per il 2020: già definito, verrà approvato dalla Giunta regionale nella prossima seduta. Si inserisce nell’ambito di un’operazione complessiva da 15 milioni di euro che permette anche di scorrere le graduatorie del bando 2019, per ampliare la platea dei beneficiari. È l’aiuto concreto della Regione Emilia-Romagna per le famiglie e le persone colpite economicamente dalla crisi sanitaria: perché hanno perso il lavoro o subito una riduzione d’orario, sono in cassa integrazione o in mobilità, oppure sono state costrette a cessare la propria attività libero professionale o a chiudere la propria impresa. E, di conseguenza, non riescono a sostenere la spesa dell’affitto di casa. Il Fondo Affitto 2020 è stato costruito in modo da tenere conto tanto delle fragilità che già si conoscevano, aggravate dall’emergenza Covid-19, quanto dei nuovi bisogni che generati in questi mesi, con l’intento di erogare contributi con procedure veloci e lasciando comunque ampia flessibilità ai Comuni sull’impiego delle risorse. Questo intervento è il primo importante tassello di un nuovo e organico Piano per la casa che la Regione Emilia-Romagna intende costruire in questa legislatura per dare piena sostanza al diritto all’abitare. Le risorse (esattamente 14,9 milioni) provengono per i due terzi, quindi 10 milioni, dal bilancio regionale, e per il resto, 4,9 milioni, dalla dotazione 2020 del Fondo statale per il Sostegno alla locazione destinato alle famiglie economicamente svantaggiate; saranno distribuite ai distretti sanitari di tutto il territorio regionale, da Piacenza a Rimini, ma potranno essere gestite anche direttamente dai Comuni o dalle Unioni di Comuni. I fondi potranno essere utilizzati fino a un massimo della metà per scorrere le graduatorie del bando regionale affitti 2019. L’altra metà delle nuove risorse, oltre a quanto eventualmente non impiegato per le liste 2019, servirà a finanziare le nuove misure finalizzate a sostenere economicamente chi è stato penalizzato dalla crisi e adesso deve rialzarsi: i contributi diretti e gli incentivi alla rinegoziazione dei canoni o alla conclusione di nuovi contratti a canone concordato. A presentare il piano, condiviso con le rappresentanze sindacali degli inquilini, della proprietà e degli enti locali, oggi in videoconferenza stampa, il presidente Stefano Bonaccini e la vicepresidente con delega alle Politiche sociali e abitative, Elly Schlein.
I requisiti Tra i requisiti per accedere al contributo regionale, un reddito ISEE 2020 non superiore ai 35.000 euro (soglia che i Comuni possono modificare per le rinegoziazioni), e, se superiore ai 3.000 euro, anche l’autocertificazione con adeguata documentazione della diminuzione del reddito di almeno il 20% negli ultimi tre mesi, rispetto al reddito trimestrale medio 2019. É sufficiente il domicilio nell’alloggio in cui si abita con regolare contratto d’affitto, così da permettere la partecipazione anche a studenti e lavoratori che vivano in un comune della Regione pur non avendo spostato la residenza. La cittadinanza italiana o quella di uno Stato appartenente all’Unione europea o, per i cittadini extra Ue, il permesso di soggiorno. Per gli studenti, sarà sufficiente che anche un solo genitore possa dimostrare una effettiva riduzione del reddito, come conseguenza dell’emergenza sanitaria, e il requisito del reddito Isee sotto i 35mila euro si riferisce al nucleo famigliare del quale fanno parte. Le risorse potranno essere erogate anche con modalità a sportello (non è obbligatoria la definizione di una nuova graduatoria, per rendere più celere l’erogazione dei contributi in fase di emergenza). I soggetti che presentano domanda avranno tempo per presentare l’ISEE 2020, qualora non già disponibile, fino al 30 ottobre, e dovranno autocertificare il calo del reddito, producendo una adeguata documentazione (buste paga o fatture). La prima misura consente alle persone singole o ai nuclei familiari che si trovano in difficoltà economiche a causa dell’emergenza sanitaria, di ricevere contributi diretti per pagare il canone di affitto. Requisiti necessari per ottenere il bonus: avere un regolare contratto di affitto in un comune dell’Emilia-Romagna, dichiarare un reddito Isee che non superi i 35mila euro e autocertificare una riduzione del proprio reddito familiare, nel trimestre marzo-maggio 2020, superiore al 20% rispetto alla media trimestrale del reddito percepito nel 2019. Il contributo riconosciuto, misurato e proporzionato in base alla perdita di reddito o fatturato subita, è di 3 mensilità per un massimo di 1.500 euro. A questa misura sono ammessi anche i nuclei familiari con reddito Isee inferiore a 3mila euro che non potevano accedere al bando 2019, senza dover dimostrare un calo del reddito. La seconda misura è molto innovativa e consiste in una serie di incentivi alla rinegoziazione dei canoni esistenti o alla conclusione di nuovi contratti a canone concordato del bando, e può avere effetti di maggiore durata rispetto al semplice contributo, guardando oltre l’emergenza. Si tratta infatti della possibilità di concordare con il proprietario dell’abitazione una riduzione, per almeno sei mesi, di almeno il 20% (almeno il 10% per i Comuni non ad alta tensione abitativa) sull’importo del canone di locazione; oppure di modificare il proprio contratto, passando a quello concordato (3+2 anni). In questo caso il contributo regionale viene riconosciuto al proprietario dell’alloggio, che riceverà il 70% della riduzione del canone fino a un massimo di 2.000 euro. Se il contratto passa da libero mercato o transitorio a concordato, il proprietario potrà accedere, per i primi 12 mesi, a un contributo che copre il 70% della riduzione del canone fino a 2.500 euro. Per i nuovi contratti a canone concordato (per un importo massimo del canone di 700 euro mensili) il contributo regionale riconosciuto al proprietario potrà coprire, per i primi 18 mesi, metà del canone, fino a un contributo massimo di 3mila euro. La possibilità di rinegoziazione del canone, diversamente dal contributo diretto, è accessibile anche ai locatari che siano percettori di reddito o pensione di cittadinanza e ai proprietari che rinuncino a procedere in eventuale procedura di sfratto per morosità.
"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria. "Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.