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Presentata la Strenna della Banca di Piacenza

Da destra Valeria Poli Giuseppe Nenna e Marco Stucchi

E’ dedicato alla Basilica di Santa Maria di Campagna il libro strenna 2022 della Banca di Piacenza, illustrato alle Autorità e alle prime file della Banca - in una gremita Sala convegni della Veggioletta - dalla curatrice Valeria Poli. Il presidente del Cda Giuseppe Nenna, nel suo intervento introduttivo ha evidenziato come la Strenna di quest’anno non potesse non riguardare l’assoluta protagonista della stagione culturale piacentina 2022, di cui ricorrono i 5 secoli dalla posa della prima pietra. “Santa Maria di Campagna. Una storia lunga 500 anni” (stampa, tipografia La Grafica; immagini, Marco Stucchi; prefazione di Giuseppe Nenna e Corrado Sforza Fogliani) raccoglie i contributi di gran parte dei relatori del convegno internazionale che nell’aprile scorso ha fatto emergere l’importanza di Piacenza nell’Italia del Cinquecento, periodo nel quale sorse il santuario in piazzale delle Crociate. Il libro ospita anche un intervento di Carlo Ponzini sulla ricostruzione grafica in 3D della chiesa.

Il presidente Nenna ha quindi ripercorso i primi 8 mesi (dei 12, con chiusura, il 23 aprile del 2023) dedicati alle Celebrazioni dei 500 anni: un centinaio (delle 140 programmate) le manifestazioni fino ad ora realizzate, con una partecipazione di pubblico ragguardevole (circa 20mila presenze). E ha ricordato i prossimi appuntamenti targati Banca di Piacenza: il tradizionale Concerto degli Auguri in Santa Maria di Campagna il 19 dicembre; il Te deum e la Salita al Pordenone il 31 dicembre. Segnalata anche un’altra importante iniziativa che vede coinvolta la Banca come sostenitore principale: la Mostra a Palazzo Gotico EGITTO SVELATO – I sarcofagi egizi di Deir El-Bahari, con esposizione e restauro in pubblico, dal 10 dicembre 2022 al 26 febbraio 2023. Sabato 10 dicembre, giorno dell’apertura al pubblico della mostra, al PalabanacaEventi la Banca organizzerà una conferenza a tema in dialogo con i Musei Reali di Arte e Storia del Belgio.

La prof. Poli ha spiegato come il citato convegno di aprile sia stato l’occasione per fare il punto sugli studi in corso, affrontando il santuario da differenti punti vista. Il primo osservatorio è quello di una prospettiva internazionale, nella quale la zona è inserita, trattata da Franco Cardini e da Ivo Musajo Somma. La via Francigena è parte di un asse attrezzato a supporto del fenomeno del pellegrinaggio. Non a caso papa Urbano II decide di convocare, proprio a Piacenza, il concilio nel 1095 come testimonianza di un nuovo equilibrio di forze.

Scendendo alla scala locale, la forza di attrazione è strettamente legata al ruolo di santuario, prima legato al culto dei martiri e poi mariano, della zona ove oggi sorge Santa Maria di Campagna. Attraverso un controllo incrociato tra differenti fonti, la prof. Poli, grazie al metodo prudentemente regressivo, ha individuato nell’attuale edificio le tracce dellantica cappella e del pozzo dei martiri, che trovano conferma nella lettura della fabbrica e nella documentazione grafica. Si tratta del risultato della volontà della Fabbriceria, che risulta emanazione di una componente eminente civica. I rapporti di potere con il duca e con i frati, ai quali verrà assegnato il santuario, sono ricostruiti da Graziano Tonelli grazie alla ricerca condotta sui documenti relativi alle controversie insorte dal 1605 al 1675, quindi ancora nel pieno governo farnesiano, tra la Congregazione della Fabbrica e i Minori Osservanti.

La chiesa piacentina, come evidenzia Carlo Mambriani, presenta molti aspetti comuni a Santa Maria della Steccata a Parma: la dedicazione mariana, la pianta centrale a quincunx coronata da cupola e i suoi riferimenti teorici, lepoca di costruzione, l’eccellenza di architetti e pittori coinvolti e il ruolo cruciale della Comunità locale nelle vicende di genesi, sviluppo e gestione della fabbrica.

Alessio Tramello, progettista scelto dalla Fabbriceria nel 1522, reinterpreta con vivacità il lascito “lombardo” del maestro Bramante, probabilmente ignorandone - o quasi - le profonde novità romane. Bruno Adorni precisa che però alla koinè lombarda Bramante aveva già dato un grande contributo di rinnovamento spaziale e architettonico, di cui Tramello sembra interpretare gli aspetti più innovativi.

Tra i debiti culturali di Tramello, oltre a Bramante, Jessica Gritti ricorda anche Cesare Cesariano, del quale ricostruisce i contatti con la cultura architettonica a Piacenza nel primo quarto del Cinquecento e non solo rispetto alla commissione al pittore milanese della pala per la chiesa di Sant’Eufemia e del suo presunto passaggio piacentino nel secondo decennio del secolo. Cesariano, infatti, potrebbe essere entrato in contatto con artisti e committenti legati alla città e ai territori limitrofi in diverse occasioni della sua carriera, che si individuano attraverso tracce presenti tra le righe del suo volgarizzamento del De architectura di Vitruvio.
Completato il cantiere architettonico, nel 1528, si avvia il programma iconografico affidato inizialmente al Pordenone. Edoardo Villata, evidenzi come a Piacenza il pittore rinunci agli effetti di spettacolare illusionismo, prospettico e aprospettico, a favore di una più distesa vena narrativa nelle cappelle laterali e di una decorazione che, lungi dall
unificare lo spazio come nelle opere precedenti, sottolinea ed enfatizza la partitura architettonica nel tiburio. Si tratta di una svolta radicale e apparentemente imprevedibile, tesa a sottolineare le valenze decorative degli affreschi piuttosto che quelle drammatiche.

Caterina Furlan focalizza invece la sua attenzione su vari aspetti e problemi connessi con la “pittura” del tiburio da parte del Pordenone, sulla base di una rilettura dei documenti, dell’esame dei disegni esistenti (copie incluse) e di altri elementi, tra cui alcune inedite riprese fotografiche ad alta risoluzione, eseguite ad hoc da Marco Stucchi, relative alla decorazione della lanterna.

La prof. Valeria Poli, a conclusione del suo intervento, ha ricordato l’impegno della Banca a favore della ricostruzione e promozione della storia di Piacenza e della chiesa di Santa Maria di Campagna in particolare. Oltre agli studi, dedicati al ruolo del settore bancario piacentino e al sistema politico internazionale nel quale è inserito, è stato ricordato che, già dal 2015, è stato possibile, grazie alla collaborazione con Marco Stucchi, poter fruire delle immagini del ciclo pittorico ad altissima risoluzione anche prima dell’apertura del camminamento degli artisti nel 2018.

L’aspetto centrale, risultato della sinergia tra tecnologia e beni culturali, è quello della definizione di un linguaggio di comunicazione. A questo proposito Marco Stucchi ha presentato il video celebrativo dedicato ai 500 anni dalla posa della prima pietra di Santa Maria di Campagna frutto della collaborazione con Elena Bastianini per le ricostruzioni 3D e con Valeria Poli per la ricerca storico-documentaria, video proposto in visione e molto apprezzato dai numerosi intervenuti.

Al termine, a tutti i presenti è stata consegnata copia del volume.

Nelle foto: in alto, da destra, Valeria Poli, Giuseppe Nenna e Marco Stucchi; sotto, la copertina del volume.

Pubblicato il 6 dicembre 2022

La copeertina del volume

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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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