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Oltre diecimila persone in Santa Chiara per la mostra delle fotografie di Cravedi



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È di oltre diecimila persone il bilancio finale dei visitatori alla mostra “Prospero Cravedi – Tempi e volti di una comunità”, allestita da settembre e fino a domenica scorsa negli spazi dell’ex convento Santa Chiara sullo Stradone Farnese.
Evento finale delle iniziative volute dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano per celebrare i suoi primi trent’anni, che dal maggio scorso si sono susseguite nel cartellone Le Notti di Santa Chiara, la mostra di Cravedi ha incuriosito, divertito e anche un po’ commosso una città che in quelle immagini in bianco e nero si è riconosciuta.

Curata dal professor Paolo Barbaro, docente dell’Università di Parma, Tempi e volti di una comunità ha proposto duecento scatti realizzati tra gli anni ‘50 e i ‘70. Un racconto fotografico appassionato di un pezzo importante della storia piacentina, italiana, ma soprattutto di un’idea di umanità senza confini:  lo sport, la città e il territorio, le piazze e l’impegno civile, il Po e l’Africa, i ritratti femminili, i volti celebri. Immagini che hanno preso corpo e voce, nella saletta a fianco del percorso espositivo, grazie ad una serie di incontri collaterali con i protagonisti e i testimoni di quegli anni.
Per la sua capacità di raccontare la storia locale, intercettando i temi sociali e politici nazionali e internazionali (il costume, gli stili di vita, gli anni di contestazione) la mostra ha saputo coinvolgere anche le generazioni più giovani, anche grazie ad una nutrita partecipazione degli istituti scolastici di ogni ordine e grado: per gli studenti è stata uno strumento per confrontarsi con la storia recente di Piacenza, ma anche con un modo di creare immagini assai distante da quello digitale di oggi.
Cravedi, scomparso nel 2015, ha lasciato un archivio sterminato di oltre un milione di negativi, frutto di una vita di lavoro. Questa appena chiusa in Santa Chiara rappresenta solo la prima delle iniziative, rivolte al grande pubblico, pensate per ripercorrerne l’attività.

Nella foto di Del Papa, l'ingresso in Santa Chiara alla mostra dedicata alle fotografie di Prosepro Cravedi.

Pubblicato il 16 novembre 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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