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E’ nel Concilio di Piacenza del 1095 che nacque l’idea della Prima Crociata

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Edoardo Bavagnoli e Roberto Laurenzano sull’importante ruolo giocato dalla nostra città

Il Concilio indetto da Urbano II nel 1095 a Piacenza (nell’area di Santa Maria di Campagna) è stato al centro dell’attenzione degli studiosi Edoardo Bavagnoli e Roberto Laurenzano, protagonisti della conferenza che si è tenuta  alla Biblioteca del Convento, nell’ambito della Celebrazioni per i 500 anni dalla posa della prima pietra della Basilica mariana, promosse dalla Comunità francescana e dalla Banca di Piacenza.

Il presidente del Comitato organizzatore dei 500 anni Pietro Coppelli è intervenuto per un saluto introduttivo, sottolineando come l’appuntamento facesse seguito ai due svoltisi al PalabancaEventi, sempre con gli stessi relatori, sulle Crociate in Terrasanta e in Europa. «Questa volta - ha detto il dott. Coppelli - ci troviamo in piazzale delle Crociate, perché qui si tenne il Concilio del 1095, al quale parteciparono due emissari dell’imperatore bizantino Alessio I Comneno per chiedere aiuto alla Chiesa nella difesa dall’espansionismo islamico; imperatore titolare del Gran Magistero dell’Ordine Costantiniano, che ha da sempre un forte legame con Piacenza, dove morì Angelo Flavio Comneno, ultimo discendente della dinastia, che passò il Gran Magistero ai Farnese (il suo busto è conservato proprio a Palazzo Farnese). Altro legame con Piacenza, il fatto che qui si trova la sede della Delegazione Emilia Romagna dell’Ordine Costantiniano, di cui è delegato l’avv. Corrado Sforza Fogliani».

Ma perché il Papa scelse proprio la nostra città per il Concilio? «In quel momento a Piacenza - ha risposto il prof. Bavagnoli - c’era un clima piuttosto “caldo” sul fronte della contrapposizione tra i riformatori e i filoimperiali; tanto è vero che il Codagnello parla, nel 1090, di “guerra civile” tra le due fazioni, dopo l’aggressione del vescovo Bonizzone (nelle vicinanze dell’attuale Largo Battisti), al quale vennero cavati gli occhi e mozzati naso, lingua e orecchie. Con la presenza dei due emissari dell’imperatore bizantino, si inizia a pensare all’organizzazione della Prima Crociata, che fu poi indetta a Clermont ma che ebbe origine a Piacenza, città sulle vie dei pellegrinaggi: e le prime crociate altro non erano che pellegrinaggi armati».

Il dott. Laurenzano, presidente della Società Dante Alighieri, ha dal canto suo ricordato come non sia corretto bollare le Crociate come «espressione di una sorta di imperialismo occidentale che ha aggredito un Medio-Oriente pacato ed illuminato di cultura araba, o comunque musulmana, portando rovine e lasciando rovine. Ma non si può negare che un fervore vero di religiosità, soprattutto riferita alla Prima Crociata, era molto avvertito. Purtroppo quello che mancò fin dall’inizio, e poi successivamente, fu una progettualità militare e logistica che potesse essere all’altezza di quanto si aveva in animo di realizzare.

Nel bene e nel male, le Crociate sono state una vicenda intensa sul piano sia temporale che materiale, vicenda che ha lasciato un’impronta nella storia dell’Occidente». Il dott. Laurenzano ha poi sottolineato l’importanza e le caratteristiche del Concilio piacentino, al quale parteciparono 200 vescovi, 4mila ecclesiastici e ben 30mila laici.

Nella foto, da sinistra, Edoardo Bavagnoli e Roberto Laurenzano.

Pubblicato il 12 novembre 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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