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Salus et Virtus, da più di cent’anni scuola di sport, ma soprattutto scuola di vita

Da destra a sinistra Robert Gionelli Roberto Alberti Mauro Molinaroli e Matteo Marchetti

Presentato al PalabancaEventi il libro di Mauro Molinaroli sulla storia della società di boxe

Scuola di sport, ma soprattutto scuola di vita. Una definizione che calza a pennello per la Salus et Virtus, gloriosa società pugilistica piacentina alla quale è stato dedicato un libro - “Il ring di tante vite” (Editing Daniela Morsia, impaginazione grafica Print a porter, stampa La Grafica) - scritto da Mauro Molinaroli con la collaborazione organizzativa di Luca Gabrieli e presentato al PalabancaEventi (in una Sala Panini gremita, con Sala Verdi videocollegata), nell’ambito dell’Autunno culturale della Banca di Piacenza. Presente l’assessore comunale allo Sport Mario Dadati, che ha portato un saluto.

«I valori dello sport e dell’inclusione - ha spiegato l’autore nel corso dell’incontro moderato da Matteo Marchetti di Sport Piacenza - alla Salus et Virtus vengono portati avanti di giorno in giorno, con tanti giovani e diverse ragazze che hanno conquistato, con impegno e sacrificio, titoli italiani e soprattutto credibilità e riscatto sociale. Lo sport è anche vita, valori, storie ed io ho voluto coniugare storia, protagonisti di oggi e il ruolo della società pugilistica piacentina sotto il profilo sportivo e sociale».

Nel libro (che si apre con le presentazioni del sindaco Katia Tarasconi e del presidente esecutivo della Banca Corrado Sforza Fogliani) ci sono i campioni di ieri - Crosia, Molinari, Civardi, Buzzetti e Pizzamiglio -, per arrivare agli anni Novanta, quando Roberto Alberti decise di acquisire la società caduta in una forte crisi finanziaria e di presenze di atleti e di diventarne proprietario. «Un salto importante - ha precisato il giornalista e scrittore - perché da allora la Salus è diventata una palestra popolare, con giovani che si sono dedicati o al pugilato agonistico, oppure amatoriale. Alberti è per tanti un secondo padre, la coscienza critica di tanti giovani che avrebbero potuto finire in strada, strada dalla quale alcuni provengono e in palestra hanno scoperto il senso delle regole, della disciplina, del fare gruppo in un luogo che è anche scuola di vita». Non è mancato un accenno al pugilato femminile: «Emanuela Amisani - ha sottolineato Molinaroli, che ha ringraziato la Banca per aver reso possibile la stampa del volume - è stata nei primi anni 2000 una rivelazione. Questa attività prosegue oggi con Hasnaa Bouyij e la mitica Roberta Bonatti (presente in sala, ndr), seconda ai campionati europei di pochi giorni fa. Il pugilato femminile ha caratteristiche diverse, e la Salus sembra coglierle con grande tempismo».

L’autore ha anche ricordato i giovani immigrati che hanno trovato e trovano un punto di riferimento alla palestra di via Alberici: Tony Cruz, Amin Bilal, Jon Jon Sabau e più indietro negli anni Massimiliano Chiofalo, arrivato a Piacenza dalla provincia di Trapani. «Tante storie, tante vite e tanti volti da ring: ragazzi che si allenano e lavorano, che combattono per una forma di riscatto sociale, in una società, la Salus, in cui non esistono divi o presunti tali. Esistono invece regole e scelte di vita: una storia di sport ma anche una storia di uomini, di recupero sociale di tanti giovani, di sensibilità che caratterizza questa società e in particolare il suo maestro (Alberti, ndr) e coloro che lo hanno preceduto».

Il delegato provinciale del Coni Robert Gionelli ha quindi rimarcato come la Salus et Virtus sia una delle 5-6 società piacentine a poter vantare una storia centenaria, essendo nata nel 1904. «Una realtà benemerita - ha osservato Gionelli - al di là dei risultati agonistici, pur brillanti sia in campo maschile che femminile, che ha saputo restare in vita anche in momenti difficili e che merita l’attenzione delle istituzioni per il preziosissimo ruolo sociale che svolge nell’offrire opportunità di riscatto a giovani in difficoltà».

Roberto Alberti, dal canto suo, ha raccontato i tanti sacrifici fatti per trasmettere i valori del pugilato. «Da noi si diventa campioni non solo di sport, ma anche di vita», ha sottolineato, ribadendo che «uno è già campione solo per il fatto che entra in palestra».

Nella foto, da destra a sinistra, Robert Gionelli, Roberto Alberti, Mauro Molinaroli e Matteo Marchetti.  

Pubblicato il 3 novembre 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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