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Il “giardino segreto” degli Olivetani in San Sepolcro tornerà a nuova vita

Da destra Carlo Ponzini Anna Maria Andena Pietro Coppelli Roberto Tagliaferri

C’è un’oasi di verde all’interno di una strada cittadina del centro storico, piuttosto trafficata, nascosta alla vista di chi passa e sconosciuta ai più. Ci troviamo in via Campagna, nell’area di San Sepolcro, dove le mura e il portale che affacciano sulla via stessa celano quello che Carlo Ponzini ha chiamato, con un nome di fantasia, il “Giardino segreto”. «Segreto per due ragioni - ha spiegato l’architetto durante la presentazione del progetto di recupero del portale, delle mura e dell’area verde degli Olivetani promosso dalla Banca di Piacenza -: perché, appunto, non conosciuto e non visibile, ma anche per motivi letterari.
“Il giardino segreto” è il titolo di un libro della scrittrice anglo-americana Frances Hodgson Burnett (l’autrice di “Piccolo lord”), che racconta la storia di tre bambini con problemi di salute che, frequentando un giardino abbandonato scoperto in un castello, trovano beneficio e riescono a star meglio. Mi è sembrato un accostamento appropriato, visto che ci troviamo nell’area ospedaliera».

La presentazione dei lavori di riqualificazione si è tenuta questa sera nella Sala Colonne dell’Ospedale e ha visto gli interventi di Carlo Ponzini e Roberto Tagliaferri introdotti da Pietro Coppelli, presidente del Comitato organizzatore dei 500 anni di Santa Maria di Campagna (l’incontro rientrava nel ricco programma di Celebrazioni dell’evento). Il condirettore generale della Banca - dopo aver ringraziato della presenza le rappresentanti dell’Asl Anna Maria Andena (direttrice del Distretto di Piacenza, che ha ringraziato il popolare Istituto di credito per la sensibilità dimostrata nel voler recuperare una parte dell’embrione storico dell’Ospedale) e Martina Croci (referente del settore Comunicazione) e il presidente dell’Ordine dei medici Mauro Gandolfini - ha richiamato l’attenzione sui diversi fattori che legano il complesso degli Olivetani alla Basilica di piazzale delle Crociate: a partire dalla vicinanza territoriale, passando per i frati francescani (fu proprio un francescano, padre Michele Carcano, ad impegnarsi a fondo nella raccolta delle risorse per costruire l’Ospedale, che compie 550 anni, una plurisecolare ricorrenza che la Banca celebrerà) e finendo con il progettista in comune, Alessio Tramello.

«L’intervento di recupero promosso dalla Banca - ha precisato l’arch. Ponzini - intende proprio valorizzare l’architetto piacentino a cui si deve anche Santa Maria di Campagna. Il giardino segreto, infatti, è “in testa” alla monumentale opera del Tramello, che comprende convento, chiostro e chiesa di San Sepolcro». Con il supporto di alcune slide, il progettista del recupero ha documentato l’attuale stato del portale, delle mura e del giardino, analizzandone lo stato conservativo, bisognoso di interventi di pulizia e consolidamento. «Nella riprogettazione dell’area verde - ha spiegato l’arch. Ponzini - mi sono riferito al giardino terapeutico (healing garden): uno spazio che vuole essere un simbolo di vita, che riesca a indurre la mente a pensieri positivi, di allegria, vigore, leggerezza e movimento. Lo scopo da perseguire è quello di progettare qualcosa di famigliare, educativo e che possa affrettare la guarigione o migliorare la qualità della vita delle persone che lo frequentano».

L’ing. Tagliaferri, responsabile dell’Ufficio Economato della Banca, ha dal canto suo ricostruito la storia di San Sepolcro. Il luogo di culto è di antichissima origine: il tempio venne probabilmente fondato nel IX secolo da un nobile piacentino reduce dalla Terrasanta che lo intitolò al Santo Sepolcro. «La primitiva struttura della chiesa - ha documentato l’ing. Tagliaferri - già nel 1050 fu oggetto di un imponente cantiere di ricostruzione avviato dall’Ordine benedettino, i cui monaci si insediarono presso la chiesa dotandola di una vasta struttura conventuale, integrata a sua volta con la funzione ospedaliera a beneficio dei pellegrini in transito lungo la Francigena». Nel 1484 l’intera area fu ceduta alla congregazione dei monaci del Monte Oliveto (benedettini riformati). Gli Olivetani sul finire del ‘400 affidarono il rifacimento della chiesa e del monastero ad Alessio Tramello, «il quale trasformò l’antico complesso benedettino in una delle più efficaci espressioni dell’architettura rinascimentale piacentina». I lavori terminarono nel 1534. Il convento fu chiuso al culto sul finire del ‘700 con l’avvento del governo napoleonico e nel 1817 fu unito agli Ospizi Civili, per essere infine assorbito nell’Ospedale. La chiesa, priva del suo monastero, venne riaperta al culto soltanto nel 1903, su interessamento del vescovo di allora mons. Scalabrini. Oggi, a seguito della riconsegna al Demanio da parte della Diocesi, è stata concessa in uso gratuito alla comunità Ortodossa.

Al termine del partecipato incontro, il dott. Coppelli ha consegnato alla dott. Andena la Medaglia della Banca, in segno di ringraziamento per la fattiva collaborazione dell’Asl alla buona riuscita dell’evento.

Il rendering del Giardino segreto

Nelle foto: in alto, da destra, Carlo Ponzini, Anna Maria Andena, Pietro Coppelli, Roberto Tagliaferri; sopra, il rendering del Giardino segreto.

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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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