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«Il Ballo dei bambini» nasce da un’indulgenza concessa da Urbano II nel 1095

 Franco Fernandi

«Il sicuro istinto delle mamme cristiane ha tradotto la fede nel gesto che da secoli chiamiamo “Ballo dei bambini”, ovvero portare i propri figli piccolini alla Vergine (attraverso i frati che alzano i pargoli con un movimento che sembra li facciano, appunto, ballare) perché in essi si compie la “predestinazione ad essere suoi figli”, poiché Ella è la madre naturale dei figli di Dio. Un’espressione di culto che ha caratterizzato il popolo piacentino e che ogni anno rinnova il suo omaggio alla Madonna di Campagna». Con queste parole Franco Fernandi ha concluso il suo appassionato e documentato intervento sull’antichissima tradizione che si compie in Santa Maria di Campagna, nell’incontro dei “Giovedì della Basilica” - rientrate nel programma di Celebrazioni dei 500 anni della Basilica, a cura della Comunità francescana e della Banca di Piacenza - che si è tenuto giovedì 30 giugno nella Biblioteca del Convento.

Un rito che parte dunque da molto lontano, dal Concilio di Piacenza del marzo 1095. Urbano II, prima di lasciare la città «concesse, tra le altre - ha spiegato il diacono permanente della Diocesi, presentato dal condirettore generale della Banca Pietro Coppelli -, una particolare indulgenza a tutte le donne che in dicta ecclesia S. Maria ex devotione primam missam audierint post partum. Indulgenza confermata nel 1316 dal vescovo Ugo II da Pillori e da Clemente VII nel 1529». Ma perché si compie il 25 marzo? «Nel Medioevo a Piacenza e in altre città italiane - ha ricordato il relatore - l’inizio del nuovo anno si celebrava proprio il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione. Il grande afflusso dei piacentini nella primitiva chiesa di Campagnola era dovuto alla profonda venerazione per la Madre di Dio. Guardando quel Bimbo che la Madonna porta sul braccio, nasceva spontaneamente uno scambio tra madri: il Tuo amore per il mio. Questo scambio fu probabilmente l’inizio di quel ballo che nel tempo divenne offerta e donazione».

In occasione delle grandi feste - e il 25 marzo era una di queste - la statua della Madonna di Campagna veniva addobbata con preziose vesti, generalmente donate dalle donne delle nobili famiglie piacentine. La festa patronale in Santa Maria di Campagna coincideva anche con una grande fiera: una lunga fila di bancarelle partiva dal piazzale della Basilica e occupava tutta via Campagna: si trovavano i venditori di candele e dei caratteristici busslanei. «Un appuntamento importante - ha proseguito don Fernandi - tanto che Faustini nel 1901 gli dedicò una poesia». In anni più recenti, la Banca di Piacenza organizzava, nell’ambito della citata fiera, un concorso di pittura molto partecipato.

L’oratore da quindi proposto un amarcord - attraverso fotografie d’epoca e ritagli di giornale - degli ultimi 70 anni del “Ballo dei bambini”, con immagini dei periodi 1950, 1960, 1975, 1983, 1998 e degli anni 2000. Infine, sono stati ricordati i vescovi che più hanno amato questa tradizione di Santa Maria di Campagna: mons. Umberto Malchiodi e mons. Enrico Manfredini.

Nella foto, Granco Fernadi durante il suo intervento.

Pubblicato il 1° luglio 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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