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Come trasformare l'educazione con la musica

FotoDELPAPA 12 gruppo istituzioni

La musica è uno strumento educativo e sociale e fornisce benefici in termini di crescita culturale e cognitiva, per tutti. A confermarlo sono i primi risultati della valutazione d’impatto relativa al progetto Dalla Classe all’Orchestra, avviato a Piacenza da diversi anni su impulso del Quarto Circolo Didattico e di cui si è parlato a XNL Piacenza nel corso dell’incontro “Trasformare l’educazione con la musica”. Un convegno, rivolto in particolare agli insegnanti, per presentare la prima fase della ricerca in atto - la “Fotografia del percepito” - condotta da Mind4Children, spin-off dell’Università di Padova.
Promosso dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, il progetto Dalla Classe all’Orchestra porta l’attività orchestrale all’interno delle scuole primarie e secondarie di primo grado; è ispirato al modello venezuelano El Sistema, ideato da José Antonio Abreu, e nasce nel 2012 in un contesto scolastico multiculturale e socialmente fragile.

I PRIMI RISULTATI: LA MUSICA COME MOLTIPLICATORE DI COMPETENZE

Le prime evidenze, emerse da focus group e interviste con studenti, insegnanti e genitori, mostrano una pluralità di benefici:

- Sintonizzazione interpersonale: suonare insieme favorisce l’aiuto reciproco, l’amicizia e la costruzione di un’identità collettiva. “È come se fossero in famiglia”, racconta un genitore;

- Concentrazione e attenzione: l’esercizio musicale migliora la capacità di focalizzarsi, con effetti positivi anche sulle altre discipline scolastiche;

- Autostima e autoefficacia: imparare a suonare uno strumento restituisce fiducia a bambini che spesso si sentivano “inadeguati”;

- Gestione dell’errore: in orchestra si impara che sbagliare è parte del processo, un’occasione per crescere, non motivo di giudizio;

- Facilitazione dell’apprendimento: l’esperienza musicale agisce da volano motivazionale e migliora il rendimento generale. “Quando c’è musica – afferma un genitore – i miei figli vanno a scuola più volentieri.”

L’indagine qualitativa e quantitativa, avviata nell’anno scolastico 2024/2025 su impulso della Fondazione, continuerà nei prossimi tre anni per monitorare in modo sistematico i cambiamenti nelle abilità musicali, cognitive e socio-emotive degli alunni coinvolti. I risultati attesi potranno contribuire a rafforzare il ruolo della musica nel curriculum scolastico, non solo come disciplina artistica, ma come strumento educativo globale.

“Dalla Classe all’Orchestra” non è solo un progetto musicale: è un laboratorio educativo che dimostra come la bellezza, la disciplina e la collaborazione possano trasformare la scuola in una comunità viva, inclusiva e orientata alla crescita di ciascuno.

FotoDELPAPA 08 orchestra

L’INCONTRO A XNL

A introdurre il convegno è stato Roberto Reggi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano. «Questo progetto è un esempio di come la musica sia importante per la formazione e per l’inclusione sociale - ha sottolineato in apertura -, lo abbiamo sostenuto all’avvio e continuiamo a farlo in maniera ancora maggiore negli ultimi anni per favorirne la diffusione e lo sviluppo. Sui progetti più significativi, la Fondazione ha avviato le valutazioni d’impatto per conoscere i risultati che essi producono sui soggetti coinvolti e sulla comunità nel suo insieme, e in questo caso ci siamo affidati agli esperti di Mind4Children, spin off dell’Università di Padova. I risultati sono e saranno preziosi indicatori per l’operato di tutti noi».
Reggi ha inoltre sottolineato l’importanza del lavoro che gli insegnanti svolgono quotidianamente con i ragazzi, per portare avanti l’iniziativa, e il valore della rete che si è costituita nel tempo, che ha consentito al progetto di crescere e implementarsi. Un concetto sottolineato in seguito da Patrizio Bianchi, già Ministro dell’Istruzione ed esperto di politiche educative, che ha messo in evidenza come l’eccezionalità di questa esperienza risieda proprio nella comunità trasversale che ha generato, fatta di insegnanti, studenti, addetti ai lavori, ricercatori, genitori, in una relazione virtuosa di reciproco miglioramento.

Per i saluti istituzionali sono intervenuti anche la dirigente scolastica del 4° Circolo didattico Simona Favari, che ha spiegato come si siano raggiunti ormai oltre seicento studenti e nove scuole (che diventeranno tredici dal prossimo anno scolastico); Alessandro Miglioli, presidente della Fondazione Ronconi Prati; l’assessore alla Cultura del Comune di Piacenza Christian Fiazza; il presidente del Conservatorio Nicolini Massimo Trespidi.
Il convegno è proseguito con la presentazione dei contenuti di questa prima fase della ricerca, da parte di Chiara Curiale di Mind4Children, e con una tavola rotonda. Ai lavori hanno partecipato Annalisa Spadolini, presidente Comitato Nazionale per l’Apprendimento Pratico della Musica; Andrea Gargiulo, esperto e docente di didattica musicale inclusiva; Mirco Besutti, presidente di Assonanza, Associazione Scuole di Musica Emilia-Romagna; Roberto Solci, direttore del Conservatorio Nicolini ed Enrico Strobino, formatore Centro Studi Maurizio Di Benedetto APS. Ha moderato i lavori la giornalista Eleonora Bagarotti.
Il convegno si è concluso con un intervento da remoto di Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo e presidente Mind4Children e con un gran finale all’insegna della musica: l’esibizione di un gruppo di ragazze e ragazzi dell’Orchestra CinqueQuarti che, diretti dal maestro Johnny Gòmez, hanno emozionato, divertito e fatto cantare il pubblico presente, mostrando, oltre ai dati della ricerca, il successo di questa straordinaria azione educativa.

Nelle foto: in alto, i rappresentanti delle istituzioni al convegno  “Trasformare leducazione con la musica”, sopra,  l'esibizione di un gruppo di ragazze e ragazzi dell’Orchestra CinqueQuarti.

Pubblicato il 27 maggio 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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