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Una nuova Camaldoli per la rinascita dell'Italia e dell'Europa

Punto Incontro Camaldoli 3 

“Perché abbiamo scelto di parlare del codice di Camaldoli? Che cosa fu? Cosa può dire oggi dal punto di vista culturale e politico l'esperienza che si concretizzò nella sua stesura? Quali spunti progettuali possono trarre i cattolici odierni da questo importante patrimonio del passato?” Queste le domande a cui lo scorso 16 aprile ha  risposto Riccardo Biella a Punto Incontro. Una riflessione ad ampio raggio la sua, condotta a partire dall'analisi dei problemi del presente per ritrovare nel passato la linfa necessaria a costruire una nuova visione del futuro, in un'attualità dominata dai conflitti e avvitata attorno ad interessi economici.
“I cristiani, la politica e il futuro dell'Europa: serve una nuova Camaldoli?” , è il titolo dell'argomento di oggi - ha detto la professoressa Gabriella Sesenna, introducendo l'intervento di Biella -. Un tema molto importante quello della politica, che sembrerebbe riguardare i laici più che i cattolici. Ma come servizio culturale della diocesi dobbiamo affrontare la questione urgente dell'impegno attivo di cristiani e cattolici. Viene allora da chiedersi: dove sono finiti i cattolici impegnati? Nel panorama attuale non sembrano emergere”.
“Dopo la scomparsa della democrazia cristiana, abbiamo visto affermarsi nell'ultimo trentennio due tendenze opposte e complementari - ha osservato la professoressa -: da un lato la comparsa di partiti e personaggi discutibili, che sostenevano la religione come etichetta di impronta civile sventolando bandiere e simboli religiosi dietro i quali non c'era in realtà alcuna autentica convinzione; dall'altro la Chiesa cattolica ha assunto una posizione molto rigida (si pensi 'ai valori non negoziabili'), che ha reso difficile ai cattolici qualsiasi mediazione politica. Bisogna poi aggiungere che l'Europa con i suoi valori fondanti è oggi accerchiata da potenze autoritarie e antidemocratiche, e la sua voce appare sempre più flebile”.

Il codice Camaldoli

A cosa ci possiamo quindi aggrappare? - riflette Sesenna -. Quali prospettive possiamo adottare per un rinnovata partecipazione dei cattolici in politica? Per capirlo ci affidiamo a Riccardo Biella, amico autorevole di Punto Incontro fin dalle sue origini ed esperto di dottrina sociale della Chiesa.
“Abbiamo deciso di rievocare il codice di Camaldoli perché lo scorso 2023 sono stati celebrati gli ottant'anni dalla sua nascita - ha detto quindi Biella iniziando il proprio intervento. Era il luglio del 1943 quando un gruppo di giovani intellettuali cattolici (da Sergio Peronetto a Vittorio Veronese, passando per Fanfani fino a La Pira, solo per citarne alcuni) si sono ritrovati clandestinamente a Camaldoli per pensare e immaginare un futuro diverso per l'Italia, ancora in piena Seconda guerra mondiale. Riuniti per una settimana, questi ragazzi hanno dato forma concreta alle loro visioni innovative con la scrittura del Codice di Camaldoli: un documento programmatico incentrato su questioni fondanti di etica, economia e società”.
Diversi i motivi per cui, prendendo spunto dal suo anniversario, ci è sembrato opportuno ricordare l'esperienza di Camaldoli a Punto Incontro – ha spiegato il relatore -. In primo luogo stiamo attraversando un periodo buio, carico di crescenti tensioni internazionali, che per certi aspetti richiama le tragiche condizioni in cui si trovavano l'Italia e l'Europa ottant'anni fa. In secondo luogo sembrano scomparse dall'orizzonte politico attuale parole fondamentali, a favore dell'affermazione di altre: non si parla più di pace, dialogo, accordi, negoziati, giustizia sociale, tutela della dignità della persona. Dominano invece parole come conflitto, competizione, armi, guerra, insieme a disuguaglianze e paure. La cultura della solidarietà, del dialogo e dello sviluppo equilibrato, di cui l’Italia e l’Europa avevano fatto un tratto distintivo di grande valore strategico anche sul piano mondiale, sembrano messe da parte. Si sente quindi sempre più l'esigenza di figure politiche e cittadini, soprattutto cattolici, che si adoperino per costruire sogni e visioni ben diversi da quelli odierni per il futuro. Pensiamo che recuperare spirito e contenuti del Codice di Camaldoli rappresenta un ottimo inizio”.
Sette i temi su cui verte il Codice - ha osservato l'esperto seguendo un dossier di documenti distribuito al pubblico presente -: stato, famiglia, educazione, lavoro, destinazione e proprietà dei beni materiali, produzione e scambio, attività economica pubblica, vita internazionale. Questioni primarie della vita sociale, che nel documento ruotano tutte attorno a due pilastri fondamentali: «il bene comune» e «l'armonia sociale»”.
Concetti che oggi sono quotidianamente messi a dura prova - sottolinea il relatore -, in un mondo sempre più orientato all'interesse, alla produzione, al profitto. Una serie di principi morali formulata nel codice poneva invece l'etica a criterio guida anche in campo economico: dalla dignità della persona umana all'uguaglianza dei diritti personali; dalla solidarietà (dovere di collaborazione tra gli uomini anche in campo economico per il raggiungimento del finecomune della società) alla preminenza del lavoro, passando per il libero commercio, fino al rispetto della giustizia commutativa e distributiva.

L'attualità del codice Camaldoli

Cosa ci consegna allora oggi l'esperienza di Camaldoli? Nel codice “non mancano sogni e progetti lungimiranti per fare dell’Italia un Paese libero e prospero in un’Europa pacificata” - ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il suo discorso di commemorazione lo scorso luglio. Citato da Biella e ricordato nei documenti preparati per il pubblico, il Presidente della Repubblica ha sottolineato come da “Camaldoli vengano orientamenti basilari, che riscontriamo oggi nel nostro ordinamento. Anzitutto la affermazione della dignità della persona e del suo primato rispetto allo Stato”. E ha chiuso con l'esortazione, attuale oggi come allora, a lavorare per la pace. “Deve abbandonarsi il funesto principio - ha detto - che i rapporti internazionali siano rapporti di forza, che la forza crei il diritto. Occorre la creazione di un vero, e non fittizio o formale, ordine giuridico che subordini o conformi la politica degli Stati alla superiore esigenza della comune vita dei popoli”.
A evidenziare l'attualità politica e culturale di Camaldoli ci ha pensato però soprattutto il Cardinale Zuppi nella sua prolusione al Convegno “Il Codice di Camaldoli”, risalente ancora una volta al luglio 2023. “Il Codice ha preso il nome da un luogo, spirituale e pieno di tanta umanità - osserva il cardinale citato da Biella -, dove non si scappa dal mondo ma si entra nelle pieghe profonde della storia. Uno dei problemi di oggi è invece proprio il divorzio tra cultura e politica, non solo per i cattolici, consumatosi negli ultimi decenni del Novecento. Con il risultato di una politica epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno: in cui a prevalere è la logica dell'io e non del noi”.
“L'urgenza di ridare una dignità alla politica, il bisogno di un orizzonte valoriale in cui l'etica occupi il primo posto - ha quindi sottolineato il relatore - è un messaggio forte che arriva direttamente da Camaldoli. Poi anche Zuppi riflette sul tema della pace, cardine dello spirito di un Codice concepito durante la guerra. Se vuoi la pace prepara la pace – sollecita il cardinale - . Altrimenti si resta prigionieri dell’inaccettabile preparare la guerra! Significa promuovere una visione che attragga verso un mondo differente e che mobiliti passioni e energie per costruirlo, ma anche organismi e modalità in grado di mantenerla”.
Dalla pace alla democrazia poi il passo è breve. “Ecco un campo cui i cristiani devono applicarsi, interrogandosi su come deve essere la democrazia nel XXI secolo - ha fatto notare il cardinale -. Bisogna mettere a fuoco attorno a questa emergenza così decisiva, esperienze, tradizioni, visioni, idee, risorse reali, anche se disperse. In questa prospettiva, sarebbe importante una Camaldoli europea. Sarebbe importante che i cristiani europei tornassero a confrontarsi perché l’Europa cresca, ritrovi le sue radici e la sua anima. Tornare a Camaldoli, allora, è un bisogno e una chiamata alla responsabilità: per guardare lontano e non essere prigionieri del presente”.

Come ridare un futuro al Paese

“Simbolo della capacità di iniziativa dei cattolici per ridare un futuro al Paese, il codice di Camaldoli è allora uno sprone a cui attingere - ha detto poi Riccardo Biella-, per lavorare affinché Italia ed Europa tornino a costituire quell'autorevole terza via che hanno rappresentato in passato. Un modello fondato su un'economia sociale che rimetta al centro i bisogni della persona”.
“Alcuni cattolici si stanno già muovendo in questa direzione - ha spiegato il relatore. Dalla parlamentare europea Beatrice Covassi al sociologo De Rita fondatore del Censis (tutti menzionati nel dossier di Punto Incontro), gli esempi virtuosi non mancano. Trasversale il richiamo al tema della «visione», alla necessità di un rinnovamento politico capace di denunciare - scrive Covassi citata da Biella - «i mali dell’attuale sviluppo», che, se non governato, farà crescere le disuguaglianze e condurrà a una crisi irreversibile del Pianeta”.
“Basta cattolici sonnambuli” - ammonisce De Rita in un'intervista - . Per il fondatore del Censis bisogna “riprendere l'impegno dal basso”, dagli enti locali, dalle comunità montane, dalle parrocchie, dal Terzo Settore. Tutte realtà che in Italia non mancano, ma che dovrebbero avere il coraggio di fare un passo ulteriore per “elaborare una proposta politica”.
“Una visione non molto diversa da quella di Mauro Magatti”– ha fatto notare l'esperto a Punto Incontro -. Sociologo dell’Università Cattolica, nel suo intervento parla di “un piano B” per i cattolici e la politica. Una proposta per ricostruire il Paese. Si tratta di un progetto che, partendo da termini troppo spesso dimenticati (“Origine, Europa, Beni comuni, Abitare, Sussidiarietà, Educazione, Generazioni, Lavoro, Investimento, Innovazione, Contribuzione e Giustizia”), ha l'obiettivo di “riscrivere con il contributo dei cittadini il vocabolario economico, sociale e politico del Paese.
“Dalle parole la proposta del sociologo diventa prassi con la «teoria della riemersione» - spiega poi il relatore -. Secondo Magatti bisogna infatti lavorare dando voce alle realtà già presenti sul territorio: imprese e cittadini, comunità locali e organizzazioni del Terzo settore che hanno sposato la mentalità «contributiva» e non quella «estrattiva». La scommessa dei fautori del «piano B» è quindi che esista già una teoria economico-sociale alternativa all'attuale, ma per farla emergere e poi consegnarla alla politica servono lavoro, coesione e consapevolezza collettivi”.

Il prossimo e ultimo appuntamento promosso da “Punto incontro” sarà nella mattinata di sabato 18 maggio nel Salone degli Arazzi del Collegio Alberoni. Ospite l'autore Giulio Busi, che presenterà il suo libro: “Gesù, il re ribelle. Una storia ebraica”, edito da Mondadori.

Micaela Ghisoni

Nella foto, Gabriella Sesenna e Riccardo Biella.

Pubblicato il 10 maggio 2024

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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