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Elza Ferrario a Punto Incontro: «per smachilizzare la Chiesa bisogna decostruire i suoi fondamenti»

donne e chiesa 2

“Le donne nella vita e nella missione della Chiesa”, si chiama così il capitolo 9 della Relazione di Sintesi (intitolata “Una Chiesa sinodale in missione”) della prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Da questo documento ancora parziale è iniziata l'analisi di Elza Ferrario, responsabile del Gruppo SAE di Milano, su “Il maschile e il femminile nella Chiesa”: un tema attualissimo affrontato lo scorso 12 marzo a Punto Incontro Don Eliso Segalini, nella Sala delle Colonne del Palazzo vescovile. Il testo conclusivo sarà prodotto durante la seconda Sessione assembleare, a ottobre 2024. Ma già da questa primo documento si possono trarre alcune considerazioni significative sulla questione femminile nella Chiesa.

La Chiesa unione di donne e uomini

“Giovane appassionata di teologia e di ecumenismo e membro di diverse associazioni, tra cui la rete sinodale, impegnate nello studio sul ruolo della donna nella società e nella Chiesa, Elza Ferrario ci è sembrata la relatrice ideale per affrontare un tema importante e controverso come quello del problema di genere in ambito ecclesiale – ha detto Lucia Rocchi, membro di Punto Incontro, introducendo il pomeriggio – .Si tratta di un problema di credibilità: come può essere credibile una Chiesa che predica giustizia ma al suo interno non la pratica? ll riferimento non è esclusivo alla Chiesa cattolica, che però avrà una prospettiva d'analisi privilegiata come contesto di cui siamo parte”.
Preparati dalla relatrice per il pubblico presente, alcuni documenti arricchiranno l'incontro.
“Un capitolo appositamente dedicato alle donne nella Chiesa fa pensare – ha detto Ferrario riferendosi alla Relazione di Sintesi della prima Sessione del Sinodo dei Vescovi, contenuta nel dossier pensato per il pubblico - . Non esiste infatti un capitolo corrispondente rivolto agli uomini, come se le donne appartenessero ad una categoria a parte da esaminare. 'La Chiesa è unione di uomini e donne che condividono la stessa fede e la stessa dignità battesimale' afferma papa Francesco: non si capisce allora la necessità di soffermarsi sulle donne”.

Più comprensione alle donne

“La Chiesa deve comprendere e accompagnare le donne – dice l'esperta. Un concetto fortemente discriminante e problematico, anche se la realtà del mondo cattolico si presenta molto variegata: basti pensare alle donne vedove in Africa, che certamente hanno bisogno di sostegno. Di fronte alla sostanziale eterogeneità di tradizioni e costumi, è per esempio il caso della poligamia africana, la Chiesa cattolica dovrebbe quindi fornire alcune indicazioni inclusive a livello centrale, lasciando però alle singole conferenze episcopali nazionali la possibilità di decidere se attuarle”. Così è stato per il diaconato maschile, ristabilito dopo il Concilio Vaticano II. Resiste poi lo stereotipo – spiega Ferrario -, per cui le donne rimangono legate all'ambiente domestico, intimo, sentimentale (“sono spesso le prime missionarie della fede in famiglia”), mentre l'uomo è connaturato allo spazio pubblico e alla razionalità”. Si capisce allora come mai l'accesso femminile al diaconato sia considerato una “concessione”.
“Non si tratta di un favore, ma del giusto riconoscimento di funzioni storicamente esistenti”.
La richiesta per l'accesso alle donne è stata fatta anche dal documento del SAE (Gruppo teologico del Segretariato attività ecumeniche), sottoscritto persino da alcuni vescovi ortodossi. “Necessità di cambiamenti strutturali” e “aggiornamento del codice di diritto canonico” sono richieste ancora una volta nella Relazione di Sintesi. Non a caso i ministeri del lettorato e dell'accolitato per le donne sono stati istituiti da Papa Francesco modificando il diritto canonico, con la convinzione che la realtà della Chiesa sia superiore all'idea. Per cambiare le strutture della Chiesa occorre però decostruire i suoi fondamenti teologici e teorici” – ha sottolineato la relatrice - . A cominciare dal tradizionale principio mariano e petrino di Hans von Balthasar, che ha ispirato gli ultimi pontificati: l'elemento mariano femminile è affettivo e carismatico,  mentre quello petrino maschile è ministeriale, istituzionale .
Un primo segnale d'apertura è arrivato da Papa Francesco – spiega -, che nel dicembre 2021 ha invitato al Consiglio dei nove Cardinali (il “C9”) le teologhe Lucia Vantini e Linda Pocher insieme al teologo Luca Castiglione, per parlare della donna nella Chiesa. I diversi interventi sono stati poi pubblicati nel libro a tre mani dal titolo: “Smaschilizzare la Chiesa'? Confronto critico con i principi di von Balthasar”. Il successivo consesso di febbraio ha visto la presenza di Linda Pocher, Giuliva Di Berardino e della vescova anglicana Jo Bailey Wells.

L'idealizzazione femminile

Lucia Vantini evidenzia il pericolo dell'idealizzazione femminile insito nel principio mariano e petrino. “Noi donne non siamo per la Chiesa come Beatrice per Dante – dice - . Sono le donne reali e non quelle misticamente idealizzate del principio che riusciranno a convertire un sistema maschilizzato. Al modello della complementarietà dobbiamo sostituire quello della reciprocità”. Diversi sono in realtà i principi identificati da von Balthasar e ricordati da Ferrario, oltre a quello mariano e petrino. Dal principio paolino, che si identifica con la profezia per esprimere irruzione dello spirito come rinnovamento, al principio giovanneo, fino al principio giacobeo come memoria del senso storico della salvezza.
“Siamo passati da una costellazione – osserva quindi Vantini – a una costrizione”. Del principio giovanneo si occupa Castiglione parlando del “discepolo amato”, la cui caratteristica è la “responsorialità”: la “risposta all'amore di Dio”, comune a uomini e donne. È il motivo per cui “l'identità viene prima della funzione” svolta nella Chiesa. Castiglione parla poi di un' “autorità” capace autorizzare senza schiacciare. Una forza propulsiva che fa crescere e mette in rete tutte le autorità già presenti all'interno della comunità. Secondo il teologo è importante partire da “parzialità e fragilità maschili”, attraverso un percorso di consapevolezza che le donne hanno già compiuto e agli uomini fa paura. Questo significa però assumere la maschilità chenotica, svuotata di Gesù Cristo”.

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Di “Maria e le altre” scrive invece Linda Pocher, definendole “discepole e mistaghoghe”, ossia iniziatrici di fede.
"Nella comunità dei risorti con Cristo, perciò, - scrive la teologa dopo aver fatto rifermento al racconto di Cana e a quello della visitazione di Elisabetta a Maria - le donne non sono più dette beate perché hanno partorito. Neppure sono dette beate perché hanno conservato la propria verginità. Sono beate perché hanno creduto, offrendo così il proprio corpo e il proprio cuore a Dio, perché egli possa compiere grandi cose in loro e attraverso di loro (cfr. Lc 11,27-28)".
"E' molto probabile che in un primo tempo l'esperienza di discepolato comportasse una parità di fatto e una condivisione di vita con discepoli uomini che poi, con l'andare del tempo e la progressiva istituzionalizzazione della Chiesa hanno ceduto il passo a forme di convivenza considerate più 'rispettabili' dal contesto sociale e culturale in cui le comunità - sempre più stabili - si formavano e crescevano".
Di “dispositivo di blocco” parla invece il teologo Andrea Grillo, di cui l'esperta cita l'ultimo libro: “L' accesso delle donne al ministero ordinato. Il diaconato femminile come problema sistematico”, di San Paolo edizioni . Rileggendo il magistero recente, l'autore sostiene che la chiesa nega di avere l'autorità di ordinare le donne solo per continuare a conservarla. Un cortocircuito, o “dispositivo di blocco”, che non tiene minimamente conto di tante dottrine ecclesiali prima considerate immutabili e poi cambiate nel corso del tempo: a partire dalla superiorità della verginità rispetto al matrimonio.
“Il principio d'autorità della Chiesa – ha quindi spiegato Elza Ferrario – affonda le proprie radici nell'insuperata teologia di San Tommaso d'Aquino, secondo cui è escluso dall'ordinazione chi, 'incapace di significare ed esercitare l'autorità', non ha 'naturale rassomiglianza con Cristo': tra questi i disabili, i figli naturali, gli omicidi, gli schiavi, gli incapaci, le donne. Abbiamo una chiesa bloccata su principi e argomentazioni che oggi non tengono più, è ora di profondi ripensamenti.

Micaela Ghisoni


Nelle foto, le relatrici, Lucia Rocchi ed Elza Ferrario e il pubblico a Punto Incontro.

Pubblicato il 18 marzo 2024

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