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Ifigenia fra guerra, diritti e democrazia: comincia a Xnl il cammino del mito verso Veleia

FotoDELPAPA 28


 
Una guerra (maschile) radicata nella cultura e il ruolo subalterno della donna, vittima sacrificale per sanare le colpe degli uomini. Così la mitologia greca attraversa i secoli e arriva a noi trovando terreno fertile per continuare a raccontarsi senza essere obsoleta. Antica sì, ma non vecchia. Euripide e la sua Ifigenia in Aulide saranno protagonisti a Veleia, al Festival di Teatro Antico, a fine giugno. A portare in scena il mito gli allievi di Bottega Xnl Fare Teatro guidati da Fausto Russo Alesi, che inizieranno a lavorare alla sceneggiatura alla fine di maggio. Nell’attesa, palazzo Xnl ha ospitato un incontro – partecipatissimo – per parlare dell’Atene del tempo, di democrazia, di guerra e di condizione femminile, fra passato e presente. Sul tema sono intervenuti lo storico grecista Luciano Canfora e il regista teatrale Fausto Russo Alesi, moderati dalla giornalista Donata Meneghelli. Prima del dibattito, i saluti di Paola Pedrazzini, direttrice artistica di Bottega Xnl, Mario Magnelli, vicepresidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano e Katia Tarasconi, sindaca di Piacenza.

Chi vuole la guerra non combatte
Nel ricordare l’Atene del dodicesimo secolo avanti Cristo, Canfora spiega che la guerra era l’argomento centrale delle assemblee, a cui partecipavano solitamente meno di 5mila cittadini su 35mila ateniesi di pieno diritto. Erano chiaramente esclusi schiavi, donne e bambini. Un’élite, insomma, a decidere le sorti della città. “Il primo argomento che si discuteva era la guerra, poi veniva l’economia e tutti gli altri. Per i greci la parola pace era sinonimo di tregua, dunque di un’assenza solo momentanea di conflitto, che invece era la condizione normale”. In realtà il sistema politico ateniese non era molto amato dal popolo, che aveva un modo di vivere diverso. Intervistato a margine dell’incontro, Canfora ha precisato che quella ateniese “era una democrazia guerrafondaia” mentre “le persone, che pur avevano idee arcaiche in altri terreni, erano libere sul pensiero riguardante il rapporto uomo-donna e pacifiste contro l’imperialismo ateniese”. La protesta contro la guerra è ricorrente in Euripide. “Ne ‘Le supplici’ l’araldo tebano a un certo punto dice: «Se la gente che dice di fare guerra all’assemblea sapesse quanti morti e quanti dolori questa produce, non deciderebbe per la guerra»”. E anche quello di Ifigenia “è un mito pacifista: il cuore dell’autore batte per lei”. “La guerra piace a chi non ne ha avuto esperienza e non ne avrà – prosegue lo storico – lo diceva anche Erasmo da Rotterdam”.

Il Papa dovrebbe essere più ascoltato
Facendo un salto in avanti, Canfora sostiene come oggi l’Italia stia “eludendo l’articolo 11 della Costituzione che parla del ripudio della guerra” giustificandosi dicendo di “armare una guerra difensiva” in Ucraina. “È un paralogismo, avrebbe detto Aristotele: anche se fosse difensiva, è di un altro paese. Noi ci siamo, in quanto parte del Patto Atlantico, immessi in una guerra senza dichiarazione, calpestando l’articolo della Costituzione scritto pensando al disastro che il fascismo aveva fatto portandoci in guerra”. L’affievolirsi dell’importanza data alla Chiesa, secondo lo storico, è un fatto negativo. “Siamo in una situazione in cui la vita umana è calpestata – dice –; la Chiesa per fortuna ha un portavoce, l’attuale pontefice, che viene da un mondo diverso da quello europeo, l’Argentina, ma la Chiesa viene tenuta ormai ai margini. Ricordo che le parole di Pio XII avevano un impatto mondiale; adesso, invece, il Papa (Francesco, ndr) parla, dice cose estremamente importanti, ma i giornali non danno loro rilevanza. Si parla di scristianizzazione, è vero, ma in senso negativo – prosegue Canfora –: quel nucleo egualitario, filantropico che c’è nel cristianesimo è la parte più vitale: se noi lo cancelliamo perché la modernità pensa solo ai soldi è finita. Spero che il prossimo Papa sia altrettanto coraggioso come quello attuale”.

pubb

I limiti della democrazia e i diritti
Nel mito, Agamennone manda due messaggi alla figlia Ifigenia: il primo è un messaggio di morte, ossia l’inganno del finto matrimonio con Achille come pretesto per attrarla a sé e sacrificarla alla dea Artemide; il secondo, di vita, di un padre pentito, viene intercettato da Menelao. L’umanità di Agamennone, prima disposto a dare la vita della figlia primogenita per far riprendere la guerra contro Troia e poi ravveduto, racconta quanto è in realtà fragile la democrazia bellica ateniese. Passando all’oggi, Canfora spiega come col tempo si scoprono diritti che non si pensava fossero tali. “Tutta la nostra storia è la scoperta di questi diritti, che vengono codificati quando entrano nelle costituzioni. La prima a concedere il voto alle donne fu la Finlandia nel 1920, un anno prima Unione sovietica e Germania inserirono per la prima volta nella storia in Costituzione i diritti concreti all’istruzione, alla salute, alle ferie. Ma la questione della parità di genere, che tutti fingono di ritenere un’ovvietà, non si traduce mai in parità di salario. Seneca diceva che i posteri si stancheranno di ritenere ovvie cose che noi non abbiamo nemmeno immaginato”.

Il bene proprio e l’interesse collettivo
“Quando lavoreremo su questo mito sarà un momento di approfondimento”, dice Fausto Russo Alesi pensando al laboratorio di Bottega Xnl Fare Teatro che si svolgerà a giugno. “Quando si è a teatro è necessario, secondo la mia esperienza, uno scambio continuo con le persone con cui si lavora”. Quando gli fu stato chiesto di diventare “maestro di bottega” a Piacenza, Russo Alesi pensò di mettere in scena una commedia. “Non me la sentivo di affrontare la tragedia – dice – perché viviamo in un periodo storico difficile. Ma poi ho riflettuto sul fatto che questo testo avrebbe potuto essere un’occasione per interrogarsi in un momento in cui abbiamo ancora la facoltà di scegliere. È testo che parla di una guerra, che, come tutte, è assolutamente insensata. Una guerra che per essere fatta ha bisogno del sacrificio di una innocente. È un testo che ha dentro qualcosa di connaturato con l’essere umano, e il teatro, così come l’arte in generale, può essere il luogo dell’ascolto, in cui qualcosa di estremamente profondo può essere ascoltato dando voce a tutti i punti di vista”. Il testo di Euripide, secondo il regista, “è l’occasione per guardare la fragilità umana, attraverso personaggi che rivelano le proprie debolezze. Il teatro è un luogo in cui è possibile interrogarsi sulla propria capacità di mostrarsi e di saper perdere. Questi personaggi – Agamennone, Menelao – sono persone che hanno una paura estrema di fare quella scelta che potrebbe cambiare la storia. Chi si prende la responsabilità di dire: non sacrifico una persona innocente per una cosa più grande che aleggia sulle nostre teste?”.


Francesco Petronzio

Pubblicato il 10 marzo 2024

Nelle foto di Del Papa, l'apertura dell'edizione 2024 di Bottega XNL - Fare Teatro.

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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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