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Festival del Pensare Contemporaneo, anteprima il 7 luglio con gli Italian Podcast Awards

boccaini


 
Sarà il podcast ad aprire la seconda edizione del Festival del Pensare Contemporaneo. Si terrà a Piacenza, infatti, in una location ancora da svelare, la terza edizione degli Italian Podcast Awards, il 7 luglio 2024. Dietro agli “Oscar” dei podcast italiani, il progetto di divulgazione culturale e casa editrice Tlon, fondata e “animata” da Maura Gancitano e Andrea Colamedici, che è anche direttore filosofico del Festival del Pensare Contemporaneo. Il secondo festival, che si svolgerà dal 19 al 23 settembre, avrà come fil rouge “Vivere la meraviglia”. A dare le prime anticipazioni sulla rassegna, attraverso una conferenza stampa nel Ridotto del Teatro Municipale di Piacenza, il curatore Alessandro Fusacchia, il direttore filosofico Andrea Colamedici, la sindaca di Piacenza Katia Tarasconi, il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Roberto Reggi e la direttrice della Fondazione Teatri, che organizza il festival, Cristina Ferrari. Alla presentazione anche il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.

Vivere la meraviglia
Il Festival del Pensare Contemporaneo, iniziativa di Rete Cultura Piacenza, è promosso da Amministrazione comunale, Fondazione di Piacenza e Vigevano e Fondazione Teatri, in collaborazione con Regione Emilia Romagna, Camera di Commercio dell’Emilia, Provincia e Diocesi di Piacenza-Bobbio. La seconda edizione avrà come tema “Vivere la meraviglia”. “La meraviglia si porta dietro sia la parola stupore che la parola spavento – spiega Alessandro Fusacchia –, chi va a scoprire attraverso lo ‘squarcio’ del contemporaneo (scelto come immagine simbolo della seconda edizione, nda) è disponibile a conoscere, capire e ad essere sorpreso. L’idea è quella di vivere la meraviglia come scoperta del contemporaneo. Stiamo costruendo un’edizione che riprende il meglio di quello che c’è stato nelle prove generali che abbiamo fatto a settembre scorso, ma introducendo una serie di dimensioni nuove e importanti, a partire da quella internazionale: pensiamo che portare a Piacenza tante voci non solo dal Paese ma anche dall’Europa e dal resto del mondo sia prezioso perché vogliamo stare su un dialogo, un dibattito che si confronta con quello che sta succedendo intorno. Il Festival deve aiutare le persone a capire come sono connesse le cose che vivono nel loro quotidiano con grandi avvenimenti globali: questa è la sfida”. “Dobbiamo esercitarci ad abitare stupore e terrore contemporaneamente – dice Andrea Colamedici –. Alcuni sfuggono dal terrore e si buttano nello stupore, fingendo che tutto sia perfetto e qualunque cosa vada bene, altri si rifugiano nel terrore ma non ne escono vivi perché poi sguazzano nella stanchezza, nella disperazione, nella mancanza di senso. Invece si tratta di abitare contemporaneamente tutte le istanze che compongono la vita e possiamo farlo solo se ci apriamo a una complessità. Cercheremo di rispondere alla chiamata di Piacenza nel modo più ricco e variegato possibile”.

Una dimensione più internazionale
Il successo della prima edizione – 50 eventi, 100 ospiti, 20 mila presenze, 1.5 milioni di reach sui social – ha posto le basi per un appuntamento culturale che, mantenendo la coerenza della propria identità, si apre a nuove sfide e prospettive di crescita: una dimensione più internazionale, grazie alla partecipazione di autorevoli relatori stranieri; l’innovazione dei format, che consentiranno al pubblico di vivere un’esperienza immersiva; una componente inedita di spettacolarizzazione, dalle esibizioni di artisti al role playing; la co-progettazione con partner strategici, che valorizzi la connotazione di Piacenza come spazio di incontro, confronto e costruzione di azioni con impatto a lungo termine; nell’anno del Tour de France che farà tappa in città il 1° luglio, degli Europei di calcio e delle Olimpiadi, la centralità dello Sport tra i nuovi temi del Festival; un coinvolgimento ancor più intenso dei giovani studenti, consolidando la collaborazione con il tessuto accademico del territorio; un forte investimento sulle tecnologie digitali, per un Festival da vivere, seguire e comprendere a 360 gradi, accessibile a tutti.

I luoghi del Festival e la questione “overbooking”
La prima edizione del Festival del Pensare Contemporaneo ha registrato parecchi “overbooking”. Molte persone sono rimaste fuori sia da eventi “di cartello” come quello con il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, intervistato da Enrico Mentana a Palazzo Gotico, sia da eventi considerati di minor rilievo come quello con il direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco e il filosofo Miguel Benasayag al Teatro Gioia. In alcuni casi si è provveduto a installare schermi in altre sedi per permettere al pubblico “in eccesso” rispetto alla capienza di assistere in diretta agli incontri. In tanti, a rassegna conclusa, si sono augurati un ripensamento della logistica del festival. La sindaca Katia Tarasconi annuncia che “sarà fatta una riflessione per quanto riguarda gli eventi di particolare rilievo, magari prevedendo l’utilizzo del Teatro Municipale (usato solo una volta nella passata edizione, per l’evento di chiusura con Roberto Saviano, nda)”. Tuttavia, la prima cittadina constata come le location del centro storico siano quelle, e quindi poco si può fare in caso di inaspettati sold out degli eventi secondari. “Il Festival rimarrà tutto in centro – chiarisce –, per noi è fondamentale che questo sia un momento per la cittadinanza, per i giovani ma anche per il centro storico. Appena avremo il programma definito, le location verranno decise in base ai relatori. È anche vero che l’anno scorso – ricorda Tarasconi – il successo in termini di pubblico anche di eventi minori è stato inaspettato, e quindi non è così prevedibile. Per l’edizione del 2024 speriamo di fare meglio dell’anno scorso”.

Il dialogo e il confronto per costruire ponti
Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini è intervenuto in conferenza stampa per sottolineare l’importanza culturale del Festival del Pensare Contemporaneo e la sua risonanza che va oltre i confini cittadini e regionali. “Questa idea è molto bella – ha detto ai microfoni dei cronisti – soprattutto perché fa riflettere, pensare, discutere, dialogare, confrontare in un mondo che avrebbe bisogno di evitare di alzare i muri ma di costruire ponti, dialogo, confronto. Nel 2001 facevo parte della giunta comunale di Modena che promosse il Festival della Filosofia, nello scetticismo di tutti. Ci presero per matti, dicendo che sarebbero venuti solo esperti del settore, ma poi è diventato uno dei festival della filosofia più importanti d’Europa, con numeri vicini alle 200mila presenze in un weekend. In un mondo che vogliamo definire civile, guardarsi negli occhi, ascoltarsi, confrontarsi di persona è molto importante”.

La storia e la tradizione devono guardare avanti
“Siamo convinti che una città si caratterizzi, oltre che per i servizi, per la propria offerta culturale. Una città che vuole rimanere in alto nel panorama culturale italiano si deve caratterizzare con eventi come questo. La seconda edizione sarà ancora più bella, possiamo farlo se ci sarà lo stesso spirito e la stessa coesione, a partire da Rete Cultura Piacenza e grazie agli sponsor”, le parole del presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Roberto Reggi. Cristina Ferrari, direttrice della Fondazione Teatri di Piacenza, esprime “soddisfazione per quest’evento che ha tutte le caratteristiche per diventare un punto di riferimento culturale per questa città. Festeggiamo 220 anni, rappresentiamo la storia, ma la storia e la tradizione devono guardare avanti, ai linguaggi contemporanei, come ci chiede anche il Ministero della Cultura. Mettiamo a disposizione questo luogo sacro, il Teatro Municipale, che appartiene alla tradizione lirica, per guardare al futuro”.

I costi
La prima edizione del Festival del Pensare Contemporaneo costò in tutto 500mila euro, coperti in larga parte dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e poi da Rete Cultura Piacenza, dal Comune e dagli sponsor. Per il secondo festival, Roberto Reggi annuncia che ci sarà la possibilità per chi vorrà fare erogazioni liberali di avere un beneficio fiscale rilevante. “Faremo il possibile per attrarre sponsorizzazioni a livello nazionale”, dice. Da parte del Comune, come è stato recentemente deliberato dalla giunta, il contributo economico non potrà superare i 30mila euro, già previsti dal Bilancio di previsione 2024-26.

Il podcast
Sarà un evento nazionale quello del 7 luglio, giorno in cui Piacenza ospiterà la terza edizione (le prime due si sono tenute al Teatro Carcano di Milano) degli Italian Podcast Awards (Il Pod). In città saranno ospiti anche i vincitori del premio “Podcast dell’anno” e del premio assegnato dal pubblico nel 2023, con oltre 70mila votanti – ovvero Stefano Nazzi, Stefano Rapone e Daniele Tinti – di fronte alla platea piacentina e in streaming online sui seguitissimi canali di Tlon. Sedici le categorie in gara, dalla B di “benessere” alla T di “True Crime”, per un fenomeno mediatico sempre più seguito: quasi 17 milioni di persone, secondo i dati Nielsen per Audible, nel 2023 hanno ascoltato un podcast. “Sono felice che Piacenza sia la casa degli Italian Podcast Awards – sottolinea Andrea Colamedici – perché il podcast rappresenta uno strumento culturale del contemporaneo, estremamente importante oggi per veicolare informazione, fare divulgazione, intrattenimento, cultura e per rendere ancora più orizzontale e trasversale la diffusione del sapere, ma è in realtà un’arte antichissima: si tratta di togliere il video e riunirsi intorno a una voce”.


Francesco Petronzio

Pubblicato il 9 marzo 2024

Nella foto di Del Papa la presentazione del Festival del Pensare contemporaneo.

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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