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Domenica 7 settembre concerto-evento alla ex chiesa delle Benedettine

benedettine

Domenica 7 settembre, alle 18.30, l’ex chiesa delle Benedettine a Piacenza riapre eccezionalmente le porte al pubblico per un evento culturale organizzato in collaborazione con l’Amministrazione comunale, l’Agenzia del Demanio e il Politecnico di Milano, dall’associazione “I Parchi della Musica”, nell’ambito dell’omonimo Festival giunto quest’anno alla 12° edizione.
Il concerto, a ingresso gratuito, è intitolato “Prima d’esservi infedele - ossia Eco e Narciso” e celebra i compositori Alessandro e Domenico Scarlatti a 300 anni dalla morte del primo e nel 340° anniversario di nascita del secondo. In scena l’ensemble Vanvitelli, composto dal primo violino concertatore Gian Andrea Guerra, Lena Yokoyama al secondo violino, Nicola Brovelli al violoncello, Mauro Pinciaroli all’arciliuto e Luigi Accardo al clavicembalo, ad accompagnare la voce del soprano Valeria La Grotta.
La serata, realizzata con il sostegno della Regione Emilia Romagna, il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano e di Confindustria Piacenza, è patrocinata dalla delegazione locale del Fai, cui sarà affidata l’introduzione dedicata allo straordinario patrimonio storico e architettonico del complesso delle Benedettine, oggetto di un importante percorso di valorizzazione e rigenerazione urbana nell’ambito del Piano Città degli immobili pubblici di Piacenza, siglato nel luglio 2024 da Comune e Agenzia del Demanio con l’obiettivo strategico di recuperare e restituire alla fruizione collettiva beni in disuso da tempo.

Non a caso, l’appuntamento del 7 settembre si inserisce nella sezione del Festival dei Parchi della Musica chiamata “FA_RE SPAZIO”, che individua come teatro degli spettacoli luoghi che nel corso degli anni – o addirittura dei secoli – hanno avuto diverse destinazioni d’uso, dando una connotazione ancor più definita all’orientamento che gli organizzatori portano avanti, sin dagli esordi della kermesse, nel proporre le proprie iniziative tra i paesaggi dell’Appennino, le residenze storiche e le piazze nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena, promuovendone potenzialità e suggestioni artistiche.
Sul nostro territorio è la ex chiesa delle Benedettine a offrire uno scenario di grande pregio architettonico, la cui forma imponente richiama gli schemi cinquecenteschi grazie all’elegante facciata e alla maestosa cupola, tra le più alte in Europa. Per rendere possibile l’evento, si è reso necessario un intervento di messa in sicurezza e bonifica ambientale finanziato dall’Agenzia del Demanio, funzionale ad avviare il processo di riqualificazione e valorizzazione del prestigioso compendio, con il coinvolgimento del Politecnico di Milano nel ruolo di stazione appaltante.

L’ateneo milanese è infatti, insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore, partner dell’Agenzia del Demanio e del Comune di Piacenza nello sviluppo di un progetto di rigenerazione urbana che ne prevede, nel medio termine la trasformazione in uno spazio creativo, puntando alla gestione efficace e sostenibile del patrimonio immobiliare dello Stato attraverso il coinvolgimento della collettività, fondamentale per garantire il pieno utilizzo della struttura e vederne riconosciuta appieno la valenza storica, culturale e sociale.
Offrire l’opportunità di scoprire e condividere la bellezza di un luogo a lungo chiuso al pubblico – rimarca la
sindaca Katia Tarasconi – è il primo passo perché la città torni a sentirlo proprio, ad amarlo e prendersene cura come bene comune da tutelare e vivere al tempo stesso. Ringrazio l’Agenzia del Demanio, con cui abbiamo intrapreso e consolidato una collaborazione di fondamentale importanza per il patrimonio del nostro territorio, unitamente a tutte le realtà che hanno reso possibile questo evento speciale, che rappresenta non solo un appuntamento culturale di alto profilo ma è simbolo dell’impegno congiunto per dare nuova vita a uno dei tanti, preziosi tesori che Piacenza custodisce”.

Chiesa delle Benedettine Piacenza drone 3

Con la sua pianta centrale a croce greca – tipica dell’epoca rinascimentale e sormontata da un tamburo ottagonale su cui si erge la cupola, ornata da una torretta a lanterna – l’ex chiesa delle Benedettine ha una superficie di circa 1000 metri quadrati e fu sottoposta a una serie di restauri conservativi alla fine degli anni ’90, ad opera della Soprintendenza. Situata nell’omonima via, fu edificata tra il 1677 e il 1681 per volere del Duca Ranuccio II Farnese, a seguito di un voto fatto per la guarigione della moglie Margherita d'Este, contestualmente al convento delle Benedettine in cui l’ordine religioso si insediò nel 1681, anno di consacrazione del complesso progettato dall’architetto di corte Domenico Valmagini. Nel 1810 venne chiuso il convento al posto del quale, in epoca successiva, furono costruite le caserme (oggi dismesse) Pietro Cella e Vittorio Alfieri, attualmente di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti.
Come sottolinea Francesca Rossi Del Monte, direttrice artistica della manifestazione e presidente dell’associazione “I Parchi della Musica”, “si tratta di un edificio misterioso, oggi dall’aspetto distopico, che ha attraversato quattro secoli subendo diverse destinazioni d’uso: da deposito bellico a falegnameria. Lo scenario ideale, con i suoi rimandi secenteschi, per indagare il tema del narcisismo nella sua forma musicale più frequentata, aulica e aderente al mito, attraverso il confronto tra le due magnifiche composizioni, di raro ascolto, che ci permetteranno di onorare gli anniversari importanti di Alessandro e Domenico Scarlatti”.

Il tema portante della fragilità umana, del disagio psichico o psichiatrico – sino alle estreme e più violente derive – scelto come filo conduttore per questa edizione di “FA_RE SPAZIO”, ha radici millenarie ma è di stringente e drammatica attualità. Oltre all’appuntamento di Piacenza, sarà declinato il 14 settembre nel reading-concerto “Io sono il potere” alla Rocca Sanvitale di Sala Baganza e il 21 all’Aranciaia del Museo Mupac di Colorno con la rappresentazione di “Ophélia”. Tutti gli eventi sono inseriti nel cartellone di “Montagna mia. I Festival dell’Appennino in Emilia Romagna”.

Nelle foto, la presentazione dell'evento e l'ex chiesa delle Benedettine.  

Pubblicato il 3 settembre 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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