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Badaloni a Cives: «È disinformazione anche la manipolazione della memoria»

badaloni

“La manipolazione della memoria, che sta avvenendo in questi anni in diversi paesi europei, è una delle manifestazioni della disinformazione”. Piero Badaloni, storico giornalista e volto di Rai 1, ha aperto la 24esima edizione del corso di formazione Cives “È la stampa, bellezza!” promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore insieme alla diocesi di Piacenza-Bobbio e sostenuto dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano. All’Auditorium di via Sant’Eufemia, l’intervento di Badaloni si è concentrato sulla “informazione nel tempo della post verità”.

Manipolare la storia

“In Spagna, gli esponenti del partito Vox stanno cercando di smantellare, attraverso leggi regionali, la legge del 2022 che garantisce benefici ai parenti delle vittime del franchismo. L’idea che si vuole far passare è quella di una continuità tra il regime e la democrazia. Non succede solo in Spagna: questo processo di rilettura storica, di cui sono vittime soprattutto i giovani, è in atto anche in Germania, Austria, Francia e Italia. Non è un caso se, in pochi anni, secondo i dati dell’Eurobarometro, la percentuale di giovani che vota partiti di estrema destra, che strizzano l’occhio ai regimi del Novecento, sia raddoppiata dal 15 al 30%”. Per quanto riguarda l’Italia, Badaloni cita un post su X (ex Twitter) pubblicato dal profilo ufficiale della Camera dei deputati il 29 settembre scorso, in occasione dell’ottantesimo anniversario della strage di Marzabotto, che recita: “A Marzabotto 1.800 civili restano uccisi in un rastrellamento tedesco”. “Fu una strage nazifascista, non solo tedesca”, precisa Badaloni, che punta il dito contro il verbo al passivo usato da Montecitorio. “Non è vero che «restano uccisi», furono uccisi dai nazifascisti”.

Verificare le notizie

Il discorso del giornalista, intervistato da alcuni dei coordinatori del corso Cives, ha riguardato lungamente la questione della verifica delle informazioni e delle fake news. “Quando iniziai a lavorare in Rai, nel 1976, il mio direttore mi disse chiaramente che le notizie andavano verificate, anche a costo di arrivare in ritardo. Oggi questo non accade sempre, è più una corsa a chi arriva prima. Il 28 gennaio 2016, a causa di un equivoco, si diffuse la notizia, ovviamente falsa, che io fossi morto. Tutto partì da un post di Roberta Badaloni, mia nipote, che annunciava la morte di suo padre, mio cugino Mario Badaloni. Non citandone il nome, tutti credettero che fossi io a essere morto. Anche su Wikipedia, accanto alla mia data di nascita, comparve quella di decesso. Solo un collega, Paolo Conti del Corriere della Sera, si premurò di chiamarmi per verificare la notizia. Il giorno dopo uscì la smentita su tutte le agenzie di stampa e il giornalista che aveva confermato la fake news su Tv2000 si scusò. Fu un gesto corretto e non scontato. Spesso le smentite sui giornali hanno una visibilità molto ridotta rispetto alle false notizie a cui si riferiscono, e questo è scorretto”.

Francesco Petronzio

Nella foto, da sinistra Sara Groppi, Susanna Rossi, Piero Badaloni, Francesco Petronzio, Fabio Obertelli.

Pubblicato il 28 ottobre 2024

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