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Massini racconta la vita di Trump “in dieci minuti”, applausi per il monologo a Xnl

massini

La vita di Donald J. Trump in dieci minuti. È la somma di tutti gli attimi decisivi per la sua scalata verso il successo. Stefano Massini ne ha fatto un libro, “Donald”, uscito poche settimane fa per Einaudi. L’ha presentato mercoledì sera, 28 maggio, nel salone di Xnl Piacenza, sotto forma di monologo teatrale. Davanti a un pubblico nutrito, la serata si è aperta con i saluti di Mario Magnelli, vicepresidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, e Paola Pedrazzini, direttrice artistica del Festival di teatro antico di Veleia, che torna a partire dal 21 giugno in un’edizione che per la prima volta coinvolge anche i borghi di Vigoleno e Castell’Arquato. Lo stesso Massini sarà ospite il 22 luglio con “Il corrotto”.

Da Golden Baby a Golden Man

È la storia di un uomo che ha conosciuto i contorni del potere per poi aggirarli. Nato biondo e perciò soprannominato Golden Baby, negli anni è diventato un Golden Boy a caccia di successo e di donne, con la presunzione costante di essere qualcuno anche se, almeno all’inizio, non era nessuno. Litigò con l’allenatore della squadra di baseball, di cui era capitano, che osava dargli ordini, snobbava l’università, gli stava stretta la valigetta con la scritta “Elizabeth Trump and son”, il nome dell’azienda di sua nonna, e perciò se ne fece una sua, facendo credere a tutti di raggiungerla in Cadillac. Sul biglietto scrisse che si trovava all’ultimo piano di un importante palazzo a due passi da Wall Street. “Non era vero, ma bastava che gli altri lo credessero”.

La Trump Tower

La narrazione prosegue per flash, attimi. Come la luce del lampione di Cincinnati che si accese “alle 18.46” e d’un tratto spazzò via i dilemmi di un Donald sommerso – figuratamente – da tutti quei biglietti da visita che aveva fatto stampare e che lo identificavano come “immobiliarista”. In Ohio ce l’aveva mandato suo padre per gestire milleduecento trilocali, ma lui non voleva quello. Voleva trasformare quel posto fatiscente in una città lussuosa. Poi vennero i flash dei fotografi che lo immortalavano mentre tagliava il nastro della Trump Tower, al 725 della Fifth Avenue, insieme alla sua “Golden Wife” Ivana. Una torre alta 202 metri, più di quanto la legge permettesse per una torre privata, e perciò, con un escamotage proposto dall’avvocato e amico Roy Cohn, Trump fece scrivere in basso “Open to the public”, aperta al pubblico. E lui così poteva dominare New York da un’altezza che nessun altro poteva permettersi.

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Il lusso non si nega a nessuno

Infine, il gioco d’azzardo, perché tutti dovevano sentirsi dei futuri milionari. Ne riempì le strade, perché il lusso non si poteva negare a nessuno. Quello che Trump vendeva alla gente non era più una casa, un trilocale o chissà cosa, “a quelle formiche lui dava la felicità”. Oggi Donald J. Trump è presidente degli Stati Uniti per la seconda volta, ma la narrazione del monologo si interrompe, tra gli applausi, prima del suo ingresso in politica.

Francesco Petronzio

Pubblicato il 31 maggio 2025

Nelle foto, Stefano massini e il pubblico in sala.

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