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L’Appennino in mostra a Xnl con le foto di Sergio Ferri e Alessandra Calò

Enrica Carini Mario Magnelli Sergio Ferri

Sarà inaugurata giovedì 18 dicembre alle 17.30 a Xnl Piacenza la mostra “Sillabari d’Appennino”, curata da Enrica Carini con gli scatti di Alessandra Calò e Sergio Ferri. L’appuntamento sarà anche l’occasione per la Fondazione di Piacenza e Vigevano per rivolgere gli auguri di Natale alla cittadinanza. La mostra è stata presentata in conferenza stampa lunedì 15 dicembre alla presenza del vicepresidente dell’ente di via Sant’Eufemia Mario Magnelli, della curatrice Enrica Carini e del fotografo Sergio Ferri.

Territorio in mostra, dalla città all’Appennino

“Il territorio è già stato oggetto di indagine nelle mostre di Xnl – ha detto Magnelli – consentendo di vedere pezzi della città e della comunità spesso sconosciuti ai piacentini. Questa puntata è dedicata all’Appennino, territorio importante ma anche fragile, che spesso non si riesce a promuovere nel modo che meriterebbe. Attraverso gli artisti sarà possibile avere un occhio originale e inconsueto”. La curatrice Enrica Carini, nel presentare i due artisti, ha spiegato che “il titolo scelto porta con sé il tentativo di usare il linguaggio dei sentimenti, la mostra vuole essere una sorgente, una dedica ai nostri territori da parte di due voci sensibili e attente al sentire dell’Appennino reggiano, per Alessandra Calò, e piacentino, per Sergio Ferri. L’ultima parte dell’esposizione vedrà un piccolo sottobosco vivo che fungerà da punto di ascolto, raccolta e condivisione.

Un ritorno all’infanzia

“Non è facile portare avanti un discorso simile con la giusta attenzione dell’interlocutore – ha evidenziato Sergio Ferri – a volte si pensa che un lavoro del genere sia una ricerca di casi e di persone che si recano sporadicamente in Appennino. Non ho cercato storie, ho viaggiato lasciandomi stupire in maniera libera. Non è stata una restituzione di qualcosa al di fuori di me, ma un ritorno all’infanzia. È un racconto documentaristico ma non didascalico, abbiamo l’idea di un Appennino come luogo dove fare esperienze, ma c’è un’attenzione più intima e solitaria rispetto a una fruizione domenicale. Ci sono paesaggi struggenti che stanno in dialogo e possono riportarci a un tempo che fu ma anche a un’idea di futuro. Ho usato tecniche fotografiche non moderne, strumenti che mi hanno permesso di avere un approccio lento: per fare un ritratto ho impiegato mezz’ora. Questo è servito a entrare in relazione col territorio. Spero che anche questo tempo traspaia nella visione delle foto”.

Le foto di Alessandra Calò

Rogazioni Silvestri (Erbario mistico d’Appennino) di Alessandra Calò nasce dall’afflato ancestrale, insito nell’opera d’arte, di voler ripercorrere il legame che da millenni unisce la vita dell’uomo a quella del suo habitat terrestre. Nei testi poetici ispirati alle antiche Rogazioni pagane, risuona l’eco delle litanie di Gallia e Roma, rivolte al culto delle Dee Madri protettrici della fertilità, della semina e del raccolto fruttuoso. È una personale e intima riflessione su quanto il territorio naturale circostante abbia, da sempre, influito in maniera indelebile sulla nascita del patrimonio mistico e sacro di un popolo: mitologie, leggende e riti sciamanici, da sempre volti a guarire ed espellere la radice del male dalle genti e dalle creature. Alessandra Calò, attraverso un antico processo di stampa fotografica e Mara Redeghieri, con nuove parole, ripercorrono e restituiscono tracce del legame sacro e indissolubile tra creature umane e creature silvestri.

Le foto di Sergio Ferri

Le Terre alte di Sergio Ferri mostrano un Appennino come luogo non solo da contemplare, ma da ascoltare, e soprattutto da comprendere. Volti, gesti, scorci e frammenti di paesaggio ci accompagnano dentro una quotidianità rarefatta e incerta. Il lavoro di Ferri non è una difesa d’ufficio dell’Appennino, né l’ennesima denuncia su un inesorabile declino. Le sue immagini evocano un contatto con la natura che va oltre l’idillio: una relazione che implica fatica, rottura, incertezza. Vivere nell’Appennino è una decisione consapevole, che porta con sé rinunce, solitudini, talvolta disillusione. È un modello di vita che stride con le promesse della modernità urbana, fatta di comfort e accessibilità totale. Il lavoro di Sergio Ferri ci conduce, con delicatezza visiva e profondità, a confrontarci con domande che attendono ancora una risposta. Ci restituisce un’umanità che continua a esistere, prima ancora che resistere.

Mostra aperta fino al 22 febbraio

Sillabari d’Appennino è anche un percorso multidisciplinare, che propone una esperienza in cui poter avvicinarsi a un bosco in miniatura, fatto di piccoli alberi, semi, foglie, piante di sottobosco, e uno spazio in cui poter stare, fermarsi, riflettere e raccontare che cosa è per ogni visitatore l’Appennino. Saranno inoltre importanti i momenti di incontro e di dialogo con i visitatori e la didattica che si fonderà non solo sulla mediazione del patrimonio culturale ma anche di quello naturale e territoriale. Tutto sarà connesso da una sonorizzazione dedicata realizzata dal dipartimento di nuovi linguaggi del conservatorio che ha sede in XNL Musica, per la quale si ringraziano il direttore Roberto Solci, Giammarco Romiti e Riccardo Dapelo. Dopo l’inaugurazione, la mostra proseguirà fino al 22 febbraio 2026, a ingresso gratuito (orari di apertura: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 19, apertura straordinaria il 6 gennaio). Sono in via di definizione incontri di public program e le attività della sezione XNL Edu rivolte alle scuole del territorio, ideate e condotte da Enrica Carini. Il programma Arte di XNL è promosso da Rete Cultura Piacenza, che comprende Fondazione di Piacenza e Vigevano, Comune di Piacenza, Provincia di Piacenza, Regione Emilia-Romagna, Camera di Commercio dell’Emilia e Diocesi di Piacenza-Bobbio.

Francesco Petronzio

Nella foto, da sinistra Enrica Carini, Mario Magnelli e Sergio Ferri.

Pubblicato il 16 dicembre 2025

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