La salma del duca Pierluigi Farnese fu ricoverata in Santa Maria di Campagna
Si può dire accertato il luogo della Basilica di Santa Maria di Campagna nel quale la salma di Pierluigi Farnese rimase per quasi un anno, prima di essere trasportata via Po all’isola Bisentina. Il duca, com’è noto, era stato ucciso fra le 12 e le 14 di sabato 10 settembre 1547 da congiurati in intelligenza con l’imperatore Carlo V, che da sempre rivendicava il nostro territorio (da 35 anni, invece, incorporato nello Stato della Chiesa e da 2 infeudato da Paolo III al figlio che aveva avuto quando non aveva ancora prestato i voti maggiori).
La salma del duca venne dunque gettata, in un primo tempo (due ore circa dopo la morte), nel fossato del castello visconteo di Piazza Cittadella (per dimostrarne appunto la morte) e da lì poi recuperata per essere portata - lo stesso giorno - nella chiesa di San Fermo, in via Cittadella. Lì rimase due giorni e martedì 13 (giunto a Piacenza, il giorno prima, Ferrante Gonzaga, Governatore imperiale di Milano) venne per ordine di quest’ultimo trasferita in Santa Maria di Campagna. Ma dove fu sistemato il cadavere, in che parte del tempio ormai diventato chiesa palatina? In sagrestia, si diceva, dove era una volta il cimitero dei frati.
E una delegazione della Direzione della Banca di Piacenza (con il direttore generale Antoniazzi, il condirettore Coppelli e il vicedirettore Boselli), accompagnata da fra’ Franco, vi ha fatto un sopralluogo, accedendo da una scala di una stanza attigua. E nonostante gli apparati tecnologici che vi sono stati sistemati nel secolo scorso, è parso confermato (e maggiormente dettagliato) quanto sempre si è detto e saputo.
Proseguono le ricerche sul cimitero paleocristiano
Il 2 gennaio è - secondo la tradizione, richiamata anche da antiche testimonianze - il giorno nel quale si celebrava la memoria dei cristiani uccisi a seguito delle persecuzioni ordinate da Diocleziano nel 303, successivamente gettati nel Pozzo dei martiri posto all’interno di Santa Maria di Campagna. Nella giornata di oggi 2 gennaio, dopo la messa solenne delle 11, la Comunità francescana e la Banca di Piacenza hanno inteso rivitalizzare questa secolare ricorrenza, dando conto dell’esito delle ricerche (in atto da più tempo, e che continuano) relative al cimitero paleocristiano che si trova sotto la Basilica mariana.
Padre Secondo Ballati ha ricordato le iniziative in programma per le celebrazioni dei 500 anni dalla posa della prima pietra per la costruzione della chiesa, che si deve proprio alla devozione nata intorno al Pozzo dei martiri con la realizzazione, dopo l’anno mille, dell’oratorio di Santa Maria in Campagnola, nel tempo divenuto troppo piccolo per accogliere fedeli e pellegrini.
Gli aggiornamenti sull’attività di studio intorno al cimitero ipogeo sono stati forniti da Roberto Tagliaferri, responsabile dell’Ufficio Economato della Banca. L’esposizione è stata intervallata da musiche di Schumann e Handel suonate da Alessandro Achilli (organo) e Sergio Piva (sax).
«Duplice - ha spiegato l’ing. Tagliaferri - l’obbiettivo del gruppo di lavoro che si avvale del contributo, tra altri, degli architetti Elena Montanari e Carlo Ponzini: da una parte ampliare la conoscenza di parti non prima visitate del cimitero, dall’altra aggiungere, grazie a questa maggiore conoscenza e all’analisi di documentazioni inedite, elementi riguardanti il Pozzo dei martiri». L’area cimiteriale sottostante la chiesa - è stato evidenziato - si può considerare divisa in tre parti. Una riguarda la zona sottostante la sagrestia, che ospitava le inumazioni dei frati della Basilica. Un’altra parte è sottostante la croce greca, la cui proiezione si estende dall’ingresso fino ai gradini del presbiterio attuale, ed è composta sostanzialmente da quattro gallerie parallele; in alcuni punti sono presenti loculi spesso sostenuti da archi in muratura con ancora presenza di resti di salme. Sotto l’ingresso della Basilica, ci sono poi due camere parallele da cui si accede ad altre celle con loculi.
La parte sotto il Coro, retrostante il presbiterio e l’attuale altare, è quella meno conosciuta ed è stata oggetto - ha sottolineato l’ing. Tagliaferri - di ispezioni ed indagini mai prima svolte. Si tratta della zona dove, secondo molte testimonianze, era stata conservata, in aderenza alla Basilica, la chiesetta di Campagnola. Lì si sono concentrate le nuove ricerche.
E’ stato infine annunciato che gli organizzatori pensano di poter aprire qualche parte del cimitero ipogeo in occasione dell’inizio delle celebrazioni per i 500 anni dalla posa della prima pietra di Santa Maria di Campagna, previsto per il prossimo 3 aprile.
Nelle foto: in alto, la delegazione della Banca di Piacenza durante il sopralluogo in Santa Maria di Campagna; sopra, l'intervento di Roberto Tagliaferri.
Pubblicato il 2 gennaio 2021
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