Un prezioso concerto di San Silvestro
Venerdì 31 dicembre, ore 18 al Municipale di Piacenza. Ora fatidica: inizia il concerto di fine anno. L’orchestra Farnesiana ha già accordato gli strumenti. Già è calato il silenzio che precede l’ingresso del Direttore. No, ancora una sosta, in palcoscenico appare la Sindaca di Piacenza. Elogio per i responsabili del Teatro Municipale che hanno sostenuto la cultura musicale in tempi difficili di pandemia, per i professori d’orchestra, la regia, l’interprete e tutti gli operatori che hanno collaborato, gli spettatori. Con la volontà di tutti si vinceranno le difficoltà. A fine tanti auguri di buon anno ai presenti.
Entra il direttore, applausi. Intendiamoci, i concerti di fine anno sono sempre stati all’altezza dell’ottima musica, ma quest’ultimo mi pare si sia andato oltre.
Primo attacco di Leonardo Sini giovane direttore sassarese. Un profluvio di gesti sintetici e la sinfonia della Gazza ladra di Rossini spiega le ali e prende il volo, riempie lieve ed allegra il Teatro.
Un secondo attacco e brilla la raffinata melodia di Bohème ”Sì, mi chiamano Mimi". Leggerezza di suoni, timidezza d’espressione, sottile piacere e timore di apparire; ritratto di una giovine riservata e solitaria. Canta con un filo di voce il soprano Chiara Isotton. Il direttore gesticola senza rigidezze, con perentorietà tedesca. Ora gli applausi scrosciano, salgono da plarea e calano dalle gallerie, lunghi e insistenti, con grida di bravi, bravi. Il pubblico ha capito il valore degli artisti e quello che sembrava un riempitivo di fine anno, muta in valore primario.
Attacco dell’orchestra per la sinfonia del verdiano “Un giorno di regno”, poi Chiara Isotton, soprano, con “Tacea la notte placida" dal Trovatore. Tanti applausi e grida.
Esplode ora sotto la magica bacchetta il preludio di Carmen di Bizet.. Le pagine allegre e spagnoleggianti corrono e riempiono lo spirito. Altrettanto piacere dicasi per la festosa Ouverture di Offenbach da “Orfeo all’Inferno.” Ritorna un Puccini con un raffinato ”Vissi d’arte” Da Tosca, superbamente interpretato da Chiara Isotton. Marcati applausi
Seguono due poetici valzer di Strauss: “Sul bel Danubio blu” e “Voci di primavera”. Perfetti.
Un sottile e mormorato: ”Io son l’umile ancella” di Cilea e da Franz Lehàr la "Romanza di Vilja” da “La vedova allegra”. Con Amilcare Ponchielli, autore della “Danza delle ore”, di pieno lirismo, si chiude il concerto. Concesso un bis da Strauss.
Scroscianti gli applausi per ben dieci minuti di un pubblico molto soddisfatto.
Luigi Galli
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Pubblicato il 3 gennaio 2022