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Marco Guzzi a Piacenza: "La felicità è gratis"

GuzziPC

“1, 2, 3, 4, …, 10. Scegli un numero che corrisponda al livello di gioia raggiunto negli ultimi mesi”.  È così che Marco Guzzi, filosofo, poeta, accademico pontificio all’Accademia di Belle Arti e Letteratura dei Virtuosi al Pantheon, giornalista radiofonico, fondatore dei gruppi “Darsi Pace”, ha aperto l’incontro svoltosi nella serata di venerdì 10 nella parrocchia dei Santi Angeli Custodi di Piacenza accolto da don Pietro Cesena.

La vera gioia

Platea ammutolita. Solo qualche coraggioso ipotizza un numero. “Ascolta. Senti. Senti la muraglia di ghiaccio che si frappone tra te e il flusso della vita, impedendoti di cogliere la vera Gioia?” - domanda retoricamente il filosofo, al quale una maggior esuberanza da parte dei presenti sarebbe risultata, seppur gradita, altamente insolita. La gioia è, per sua natura, straripante, libera, erompente e, di conseguenza, se siamo bloccati dalla paura di aver paura, come possiamo professarci felici? Esiste la felicità ipocrita, talento di noi attori contemporanei, ma se vogliamo giungere alla pienezza della vita, alla vera realizzazione personale, dobbiamo iniziare ad essere più trasparenti, a dirci, se lo siamo, tristi o arrabbiati. Sinceri con noi stessi e consapevoli dei buchi neri che ci abitano. Essere credenti significa anche essere convincenti poiché, come possiamo essere creduti se siamo noi, in primis, titubanti e spaventati?

La gioia non è un fatto privato

“Il problema è che la società in cui viviamo - prosegue Guzzi – ci fa credere che tutto, gioia compresa, sia privato e, da qui, la tendenza a vivere ogni cosa, emozione come qualcosa che riguardi solo noi stessi”. Come dargli torto? Non ci sentiamo forse inclini a cercare di risolvere i problemi da soli, accettando l’aiuto solo dopo aver tentato tutte le solitarie vie d’uscita? Pensiamo inoltre che su ogni cosa, anche la più immateriale, ci sia scritto sopra il prezzo e che dunque solo chi possiede soldi in tasca, possa e, tutti gli altri, possano solo stare a guardare. Eppure, come ricorda il professor Guzzi, tutte le cose più importanti della vita, tutto ciò che dovremmo ambire a raggiungere, è gratis. La felicità è gratis e la salvezza anche. Se solo tutti lo sapessimo, quanti accorreremmo!

Scavare a fondo, sempre

Intanto, nel salone parrocchiale di Borgotrebbia, c’è chi giustamente domanda se ci sia speranza di guarigione per noi e la società, cioè se sia ancora possibile che, nonostante paure, limiti, dolori, ferite si possa riuscire ad avere occhi e cuore nuovi per poter ambire a quello stato di pienezza permanente e duraturo chiamato gioia.

“Certo che è possibile!” esordisce il filosofo, che col suo simpatico modo di fare romano strappa un sorriso a tutti i presenti. Il cammino è lungo e difficile, non a caso i suoi gruppi durano sette anni, ma rigenerativo e liberatorio. Ci vuole silenzio, concentrazione, meditazione, abbandono. Bisogna entrare in cura e, per farlo, è necessario innanzitutto riconoscere di essere malati. Scavare poi a fondo, uno strato alla volta, giorno dopo giorno scendendo sempre più giù verso la propria voragine. Lavorare su noi stessi per poi, una volta sanati, aiutare il mondo. D’altronde, per salire sulla terrazza, si deve passare dal piano terra e, per chi voglia capire come e dove prendere le scale, si faccia trovare il giorno 9 ottobre alle ore 17.30 sulla pagina Facebook «Darsi Pace»”.

Elena Iervoglini

Pubblicato l'11 settembre 2021

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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