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A Cives il dottor Giovanni Xilo

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L’11 dicembre sarà ospite di Cives, il corso di educazione civica dell’Universita Cattolica, il dottor Giovanni Xilo esperto di organizzazione dei servizi pubblici locali. Con lui abbiamo voluto parlare dei problemi più scottanti della pubblica amministrazione in ambito locale e nazionale.

Ritiene che la recente emergenza sanitaria abbia evidenziato limiti nelle pubbliche amministrazioni ?
Sì. Senza dubbio, problemi di coordinamento, di adattamento, di resilienza allemergenza. Interi settori della pubblica amministrazione nazionale e numerosi contesti locali hanno semplicemente smesso di funzionare di fronte al lockdown. Si sono interrotti i servizi, rallentato lazione di coordinamento, ridotta la capacità di risposta alla domanda di assistenza ed intervento.
Ma anche no. In numerosi altri contesti ed in particolar modo nei comuni si è assistito a rapidi processi di cambiamento, allo sviluppo di nuove risposte, alla gestione congiunta al volontariato di situazioni emergenziali mai viste prima dal punto di vista quantitativo e qualitativo.
In sintesi, se molte amministrazioni nazionali, regionali e territoriali hanno mostrato inadeguatezza ed incapacità di reazione e cambiamento, le stesse in altri contesti ed altri territori ha invece dimostrato che si può reagire e cambiare anche in ambito pubblico con tempi e modi molto rapidi ed eccellenti.

Pandemia ed inquinamento ambientale, possono essere motori di un ripensamento del nostro territorio?
Le pandemie non sono una drammatica novità nella storia dellumanità: in tutti i secoli abbiamo loro tracce, intere popolazioni sono scomparse nel passato per colpa dellimprovvisa diffusione di malattie ed epidemie non curabili. Un lungo periodo privo di questa minaccia e la convinzione che i sistemi sanitari occidentali fossero in grado di ripararci ce lha fatto scordare. Non avevamo considerato che da sempre le connessioni tra popoli e continenti e la densità di vita in grandi poli urbani sono ambienti perfetti per la diffusione di queste malattie. A partire da metà anni sessanta un lento e sempre più accelerato processo di abbandono delle aree montane e rurali a vantaggio delle città e delle zone urbane, ha creato quindi le condizioni ideali per la diffusione della malattia in un contesto ambientale peraltro sempre più degradato. Non è che non fossimo consapevoli degli effetti inquinanti di questo inesorabile processo migratorio verso le città, ma ci concentravamo a curare i sintomi non la patologia che in questo caso è rappresentata dal nostro uso del territorio e dellambiente. Le soluzioni individuali, famigliari e di comunità che abbiamo adottato per fare fronte allemergenza hanno dimostrato che possiamo pensare ad abitare la nostra terra in maniera molto diversa e molto più rispettosa degli equilibri naturali, che sono poi quelli che ci tengono in vita.

Recentemente sono state numerose le tensioni tra le diverse amministrazioni sia comunali che regionali e nazionali, ritiene sia necessario ridefinire meglio le competenze?
Se lautonomia ed il nostro federalismo imperfetto diventa un alibi per scaricare su altri livelli istituzionali responsabilità ed oneri certo che si. Sicuramente un sistema regionale che si rivela incapace di far fronte da solo alle emergenze sul suo territorio e che nega le interconnessioni fisiche, economiche e sociali che legano lItalia o va superato o va rafforzato. Il problema però non è legato alla pandemia: era evidente anche prima e lo sarà anche dopo e non solo sul tema della gestione della sanità. Pesa su queste tensioni anche un visione iper efficientista della pubblica amministrazione, vocata solo ad una riduzione progressiva della spesa perché improduttiva e parassita. Abbiamo scoperto che abbiamo buttato via oltre allacqua sporca anche il bambino. Sono favorevole in un paese cosi ricco e così diverso come lItalia al principio delle autonomie locali, autonomia però consapevole della necessità di perseguire il principio di adeguatezza e di capacità di cooperazione con le altre autonomie. Ela cooperazione tra attori pubblici e tra questi ed attori privati che ha permesso di costruire rapidamente reti efficaci di assistenza, servizio, cura a contrasto dellepidemia.

Stefania Micheli

Ascolta l'audio   

Pubblicato il 2 dicembre 2020

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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