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Pellegrina, compleanno virtuale per i 27 anni

 Pellegrina

“Festeggiamo insieme alla città di Piacenza, una delle prime in Italia che ha accolto molti malati del virus, tanto demonizzato, dell’AIDS”. Sono le parole di un’ospite della Casa accoglienza Don Venturini che, in questo tempo di emergenza sanitaria, ha ricordato il suo 27° anniversario con un video. “Nonostante i piacentini siano spessi additati come freddi e diffidenti - ha proseguito - si sono invece dimostrati molto sensibili e ci hanno dato un’altra chance”. Il video, inserito nella trasmissione “Le strade della vita” di Piacenza Diocesi TV e in onda su Telelibertà, è andato in onda sabato 30 maggio, e ha raccolto anche le testimonianze di don Franco Capelli, assistente spirituale della Casa, e di don Paolo Cignatta, vicario episcopale per il coordinamento degli Uffici pastorali.
“Celebrare un compleanno - ha affermato don Franco - significa volgere lo sguardo indietro e rivedere tante persone che sono passate nella casa come educatori e come ospiti”.
“Il mio pensiero - ha continuato - va a don Giorgio Bosini e suor Paolina Voltini che tanto si sono spesi per questa realtà”. Don Capelli si è soffermato in modo particolare sulla figura di don Bosini che ha voluto “La Pellegrina” come un luogo di accoglienza, di fraternità e di amicizia. “Don Giorgio cosa ci direbbe? - si è interrogato don Franco -. Raccomanderebbe ad ognuno di noi di guardare avanti, di sentirci in cammino e di non perdere mai la speranza”. “Tutte le comunità si fondano su uno splendido sogno - ha commentato don Cignatta - che ci spinge verso nuovi orizzonti”. “Anche di fronte ai nostri fallimenti - ha proseguito - abbiamo sempre una possibilità. Non è mai la fine, c’è sempre un oltre”. Con queste parole don Paolo ha espresso il migliore augurio agli ospiti della Pellegrina.
La Casa Accoglienza Don Venturini è stata voluta dalla Chiesa piacentina a conclusione del Sinodo diocesano nell’ottobre ’90 come segno concreto di carità verso l’uomo che si trova in difficoltà. Una casa non può risolvere tutte le problematiche che l’AIDS pone al nostro tempo, ma può offrire degli spiragli di vita, un aiuto umano e terapeutico, un luogo in cui sconfiggere la paura e la solitudine.

Il Ricordo di un’ospite della Casa

pellegrina1 il disegno di Jose

Nella foto sopra, il disegno di Josè; in alto, la casa accoglienza Don Venturini

Chi scrive ha lavorato, come operatore, per un paio di anni, alla Pellegrina e gli è rimasto nel cuore il volto esile e fragile di un’ospite della Casa. Non so più che fine abbia fatto, avevo avuto notizia che si era allontanata volontariamente dalla Comunità. Era una giovane dotata anche di un piglio artistico. Mi ha lasciato infatti un suo disegno che esprime tutta la sua personalità. In questa composizione artistica emerge una luce che vuole, a mio avviso, abbattere tanti spettri di paure e angosce che si nascondono dentro di noi. Penso che lei avvertisse la forza di questa luce, ma non ha saputo e voluto accoglierla.
Riporto parte del suo scritto che mi ha dedicato nel momento del mio congedo dalla struttura nel 2008: “Ciao, chi ti scrive è una ragazza forse un po’ matta, che ha perso la via e la vita… Ti ho conosciuto qui, in un posto dove devo ricercare me stessa... Spero che ti ricorderai di noi, per me è stata una bella esperienza conoscerti, mi lasci comunque qualcosa nel cuore...”.
Ritrovando questo scritto, a distanza di anni, ho provato rammarico perché queste parole ci ricordano tutte le persone fragili di cui spesso ci dimentichiamo. Si tratta di vissuti umani che si portano dentro profonde lacerazioni, esperienze difficili e drammatiche. Spesso ci viene voglia di dire che se la sono cercata loro quella vita… Non è però possibile liquidare così le sofferenze di tanta parte dell’umanità.
Non so più dove lei sia, ma la ricordo con affetto e tenerezza. Le sue parole e il suo disegno esprimono una ricerca di speranza. José, pur nell’esperienza della malattia, era una persona solare che anche nella sua frase di saluto finale fa emergere il calore riposto in ogni cuore. “Ci sarà un sole che risplenderà ancora nelle nostre vite e che ci riscalderà…”.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 2 giugno 2020

     


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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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