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«Senza messa ma non senza Dio»

 

vezzoli

Domeniche senza messa. Non è mai accaduto. Un clima strano nelle nostre chiese che sono rimaste comunque aperte per la preghiera e l’assistenza spirituale, un clima di preghiera, nonostante la mancanza della celebrazione. Abbiamo chiesto a mons. Ovidio Vezzoli, vescovo di Fidenza e delegato della Conferenza episcopale regionale in Emilia Romagna per la liturgia come anche senza messa, è possibile “accostarsi al Mistero”.
Ecco le sue risposte.

Mons. Vezzoli, si parla da tempo della possibilità di vivere la domenica con una liturgia della Parola nelle parrocchie che, in futuro, dovranno fare a meno del parroco. Ora, purtroppo, dobbiamo farne a meno tutti…
Già, purtroppo. Occorre fare una premessa storica, per capire. Nella tradizione liturgica romana fino al settimo secolo, e in parte anche in quella orientale, la messa veniva celebrata solo alla domenica. La moltiplicazione delle celebrazioni eucaristiche si ha con l’evoluzione dell’anno liturgico. Io credo che questa situazione di emergenza ci possa far riflettere sul valore dell’eucaristia e vigilare su una certa tendenza all’assolutizzare la messa o quella che ho definito la messalizzazione della domenica.

In che senso?
Grazie al Concilio Vaticano II, che ha avviato un vero cammino di rinnovamento nella Chiesa, abbiamo chiarito che c’è un proprio della Parola che non può essere disgiunta dalla Messa e dalla domenica, così come la preghiera, la liturgia delle Ore e la carità. L’occasione di questi giorni è quella di riscoprire la grandezza di questi doni.

Che cosa si può fare per vivere la domenica senza messa?
L’eucaristia in sé è insostituibile ma, vista l’impossibilità di partecipare, al popolo non è comunque impedito l’accostamento al Mistero, soprattutto attraverso l’accostamento alla Parola. Anche il venerdì santo e tutti i venerdì nella tradizione ambrosiana, si deve fare a meno della messa e si valorizza appunto la Scrittura. Abbiamo un intero lezionario da scoprire. È un testo da recuperare: ogni giorno propone lectio, salmi, Vangelo in base a temi quaresimale, in questo periodo.

Non tutti hanno gli strumenti per leggere sapientemente la Scrittura, però…
I commenti non mancano. Una volta letto il commento occorre, però, avere la saggezza di tornare al testo, che dev’essere il cuore del messaggio: a tutti dice qualcosa.

E poi?
Poi c’è la ricchezza della liturgia delle ore, a cominciare da lodi e vespri, ma anche l’ufficio delle Letture. Non è, come a volte si percepisce, la preghiera dei monaci ma è la preghiera di tutta la Chiesa. È possibile poi andare nella chiesa più vicina (sono aperte), per un momento di raccoglimento davanti al Santissimo: è un tempo prezioso per la fede. Infine, accanto a questo, pur nel rispetto delle distanze e con la necessaria prudenza, si possono fare gesti di carità verso i fratelli: una telefonata a chi non può uscire o la spesa per chi non può farlo.

La Messa in tv o via radio, invece, che valore ha?
Dal punto di vista esclusivamente liturgico non ha valore. Ma siamo in una situazione particolare e quel che conta è l’atteggiamento con la quale il fedele la segue. Se trova in essa una possibilità di pregare, invece di fare altre cose, è utile. In queste occasioni, non si tratta di una celebrazione semplicemente virtuale perché quanto viene teletrasmesso accade davvero in un luogo o in un tempo e noi possiamo partecipare non essere solo spettatori.

Alla luce di tutto quel che abbiamo detto, che augurio vuole fare per la Quaresima?
La Quaresima ha una marcata caratteristica penitenziale. Non partecipare all’eucaristia potrebbe essere una forma di digiuno che può portare a capire davvero cosa significa per noi e cosa vuol dire partecipare a una messa. In secondo luogo, vorrei dire ai fedeli quel che San Bernardo consigliava ai suoi monaci che si trovavano lontano dalla comunità a causa di un viaggio: ‘Non preoccuparti se non trovi una chiesa - diceva -: rientra in te stesso perché Dio è dentro il tuo cuore e sta alla sua presenza.

Nella foto, Mons. Vezzoli negli scorsi anni alla messa per il Premio "Solidarietà per la vita" a Santa Maria del Monte in val Tidone nell’iniziativa promossa dalla Banca di Piacenza.

Pubblicato il 16 marzo 2020

Daniela Verlicchi

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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