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Tradizioni piacentine/4 - La batusa

fiore4 batusa


— di Fausto Fiorentini —


I termini dialettali non sempre sono di facile comprensione: passando il tempo alcuni di loro sono spesso fraintesi.
Un caso esemplare: negli ultimi anni (chi scrive è stato nella commissione comunale di Piacenza per proporre un nome alle nuove vie) per una nuova via di una frazione del capoluogo era stato proposto il nome di “la batusa”.
La proposta è stata poi ritirata in quanto chi abitava nella via si è, con forza, ribellato.
Perché?
Il termine era ritenuto offensivo in quanto con “batusa” - molti ritenevano - si indicava una donna poco seria.
Ovviamente le cose stanno diversamente altrimenti, nel monumento dedicato a Valente Faustini nei giardini Margherita di fronte alla Stazione Ferroviaria, non avrebbero messo, bene in evidenza di fronte al poeta, proprio la statua della batusa.

Facciamo il punto sulla situazione: Guido Tammi, nel suo “Vocabolario Piacentino -Italiano” (Banca di Piacenza, 1998), alla voce “batusa”, mette al primo posto “popolana” e poi anche “sfacciata” e “lazzarona”.
Con tutto il rispetto che si deve al grande linguista, penso che abbia la preminenza in questo caso il poeta Valente Faustini che a “La batusa” ha dedicato una poesia nel 1894.
La batusa è la donna del popolo che cammina per le strade della città con fare spedito e disinvolto, conscia della propria bellezza e del suo fascino.
Faustini dedica a questa donna un componimento di quasi cento versi.

Certo la popolana, in questo caso concordiamo con Tammi, è consapevole di essere bella, di essere seducente, magari, se provocata, è pronta a dare una risposta per le rime.
Ma attenzione a non esagerare nelle attribuzioni a quella bella donna che il Faustini definisce “regina delle mie strade” e nel suo componimento, sempre con molto garbo, non cela la simpatia che gli suscita questo personaggio che così bene sintetizza la piacentinità, termine sempre più difficile da individuare in una città da tempo aperta alla campagna e che accoglie nel proprio interno anche abitanti “di fuori”.

Pubblicato il 4 agosto 2019

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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