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«Salvate Bramaiano»

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“Dopo l’alluvione di settembre mi ero accorto delle crepe nella strada e nel terreno. Ho fatto presente la cosa alle istituzioni ma mi hanno detto che era tutto a posto”. Felice Cavanna ha 81 anni ed è un cittadino molto battagliero e attento ai particolari. Aveva segnalato insieme al suo geometra di fiducia una documentazione (anche fotografica) dei rischi della frana di Pergalla - che la notte di Pasqua ha interrotto la strada provinciale che da Bettola conduce a Prato Barbieri e reso difficile la viabilità, garantita solo da strade secondarie e strette - alla Regione, ma la sua richiesta non è stata ascoltata come meritava. Felice da anni osservava la situazione intorno alle sue tre case di Pergalla - proprio il luogo dove la frana ha causato più conseguenze - ereditate una trentina d’anni fa dalla famiglia e utilizzate come seconda abitazione. Le cose si stavano mettendo male dopo il 14 settembre: così decise di preparare una documentazione e renderla nota.

Ma la frana è arrivata prima della politica e ora Felice ha perso tutto quello che aveva nel suo paese d’origine, così come il macellaio Bruno Perini e altre 4-5 famiglie, fortunatamente nessuna residente d’inverno. “Uno dei miei tre edifici - racconta - si è abbassato di tre metri ed è pressoché irrecuperabile: l’avevo sistemato 18 anni fa. La casa principale è ancora in piedi ma io ho paura: ci sono entrato con i vigili del fuoco proprio il giorno di Pasquetta e poi mai più. Ho dentro le mie cose e vorrei anche recuperarle, anche se non so dove metterle. È incredibile: hanno continuato - commenta amaro - a tamponare le crepe della strada con del catrame, senza interessarsi alla frana e a Pasqua è venuto giù tutto. C’è troppa incuria e perfino davanti alla mia perizia hanno risposto picche. Avevo talmente timore che succedesse una cosa del genere che poco tempo fa ho assicurato la casa per un milione di euro: pensavo che un possibile crollo potesse arrecare danno agli altri e mettermi nei guai”. Felice ci va giù pesante con le istituzioni: si sente dimenticato perfino dopo quanto successo la notte di Pasqua. “Fortunatamente ho tanti amici, loro sì che mi sono stati vicini”.

Leggi articolo alla pagina 25 dell’edizione di venerdì 8 aprile 2016

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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