L’arte e la fede. Statio a Bobbio
L’arte e la fede: è il tema al centro della Statio quaresimale che si è svolta il 23 marzo nella chiesa di San Lorenzo a Bobbio. Al centro, la Croce con le due facce della Passione e della Risurrezione, opera dell’artista piacentino Giovanni Alberti. A presiedere la serata di preghiera, il vescovo mons. Adriano Cevolotto. Guidati dalla Croce, le persone hanno poi camminato verso l’abbazia di San Colombano, dove si sono ritrovate nella cripta dove è sepolto il monaco irlandese. Qui, davanti alla sua Croce, Alberti ha riflettuto sul legame arte e fede.
L'ultima Statio è il 30 marzo in Clollegiata a Fiorenzuola alla presenza del Vescovo sul tema del perdono.
“In che senso l’arte è inutile?”
L’arte e la fede sono andate a braccetto per molti secoli, oggi questo legame si è come perso. Interrogarci su come riallacciare questo rapporto è interrogarci sul senso della vita e della bellezza.
Nei laboratori con i ragazzi nelle scuole o nelle parrocchie - sintetizziamo le parole di Alberti -, rivolgo sempre loro due domande: che cos’è l’arte secondo voi? A che cosa serve secondo voi l’arte. Le risposte sono varie: “L’arte serve ad abbellire i luoghi, ad esprimere quello che abbiamo dentro”. “L’arte rende più bello il mondo”. Da artista mi sento di affermare che l’arte non serva a niente; si fanno un sacco di cose nella vita didi tutti i giorni anche senza l’arte. L’arte esce dalla logica dell’utilità, è la bellezza dell’inutilità.
Caratteristica delle opere d’arte è che appartengono a un tempo preciso, quello in cui vengono prodotte, ma sono anche contemporanee a chi le osserva in ogni tempo.
L’amore trasforma
L’amore è, in fondo, molto vicino all’arte; l’amore non serve, nel senso che, se deve seguire una logica di servitù, non è più amore. Il nostro volto - ha aggiunto Alberti - viene trasfigurato quando amiamo e ci sentiamo amati. Faccio un esempio: quando mio figlio, che ha 16 anni, va in parrocchia tra gli amici, torna con un volto trasfigurato da una luce.
La Croce e l’ombra
Nella cripta di San Colombano l’artista ha disegnato una Croce. “Questa Croce - sintetizziamo le sue parole - proietta accanto a sé, lungo il terreno, una sua ombra. Ombra che, nel definire la profondità di un oggetto, può suscitare una duplice reazione: suscitare senso di protezione oppure paura.
Il termine ombra nella Bibbia - ha precisato - compare circa 80 volte per indicare, in particolare, la protezione, come afferma il salmo 61: “troverò riparo all’ombra delle tue ali”. In altri casi, invece, è legato all’esperienza della morte.
La Croce nei nostri paesi
Dipingendo la Croce della Quaresima - ha sottolineato -, ho pensato alle Croci della Passione presenti spesso nei paesi; mi piace la forza di questi simboli. Sulle due facce di questa Croce, ripercorrendo questi simboli, ho riletto la Passione e la Risurrezione: dalla mano che indica il tradimento alla Croce e ai chiodi che indicano la corona di spine, per giungere ai simboli della risurrezione. Fra le esperienze personali vissute, Alberti ha sottolineato la morte del padre. Lui - ha detto - mi ha amato con grande profondità; per questo è stato difficile lasciarlo andare.
Un dolore che si trasfigura
Il Vescovo, nel suo intervento conclusivo, ha sottolineato che associare la bellezza alla Croce non è mai semplice; quasi vorrebbe dire ridurla a un oggetto decorativo. Ora capisco - ha detto - che anche il dolore e la morte possono trasfigurarsi in nome e in forza dell’amore. Solo questa è la verità profonda della Croce che grazie all’amore di Cristo assume un significato del tutto diverso e ci permette di guardare in modo nuovo alle nostre piccole e grandi Croci”.
Nelle foto, la Statio quaresimale a Bobbio; sopra, l'artista Alberti.
Pubblicato il 24 marzo 2023
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