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Messa in memoria dei partigiani cristiani piacentini: un ricordo di amore

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Ogni anno, intorno alla data del 25 aprile, Festa della Liberazione, l’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di Piacenza ricorda i molti che, nel territorio piacentino, hanno dato la vita per la libertà. Quest’anno, il 30 aprile nella chiesa di San Vittore alla Besurica, il parroco don Franco Capelli, anch’egli figlio di partigiani, dettaglio che ha aggiunto un surplus di valore emotivo, ha celebrato la messa a suffragio di eminenti figure locali come don Giuseppe Borea, Francesco Daveri, il beato don Giuseppe Beotti, Giuseppe Berti, Nato Ziliani e Pino Fumi. Questi uomini, insieme a molti altri, hanno combattuto per la libertà e la democrazia durante gli anni bui della nostra storia.

Pagare di persona
Mario Spezia, presidente provinciale dell'Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di Piacenza, ha sottolineato l'importanza del ricordo e dell'omaggio a queste figure di spicco, citando le parole di Don Primo Mazzolari: "Solo chi si misura nella folla col proprio cuore e confronta sulla strada e sulla barricata la propria anima può sperare di essere ascoltato in un'ora non lontana, quando il pensar bene, disgiunto dal pagare di persona, non sarà neanche preso in considerazione". Questa citazione riassume profondamente lo spirito di chi ha lottato non solo con le armi, ma anche con la fede e le convinzioni morali.

Il baratro della guerra
“Si vis pacem, para bellum” («se vuoi la pace, prepara la guerra») è la famosa sentenza latina citata da don Capelli nell’omelia che, a suo dire, esemplifica quello che sta succedendo oggi. “Infatti - ha affermato - c'è una grande corsa agli armamenti, e la ricerca di superare l'altro sempre e comunque, ci sta portando nel baratro dove si trovano già tanti bambini, uomini e donne, vittime della guerra”.
Don Franco ha ricordato poi con gratitudine il prof. Giuseppe Berti nel suo impegno di credente cristiano: “un uomo saggio, silenzioso, un vero maestro in umanità, un uomo dallo stile sobrio, capace di ascolto e di grande premura nel farsi carico dei problemi”.

Martiri
“Inoltre come non fare memoria - ha aggiunto don Capelli - del beato don Giuseppe Beotti, della sua canonica di Sidolo, aperta a tutti, a partigiani, avversari, soldati feriti… Un prete che ha scelto, nel momento del pericolo, di rimanere al suo posto. Una persona vera, dal cuore grande che, come ha detto il nostro Vescovo Adriano, - ha sottolineato don Franco - in un tempo segnato dalla violenza e dalla logica della contrapposizione, ha abbracciato i criteri evangelici, decidendo di stare di sopra delle parti contrapposte, disarmato e perciò vulnerabile, portatore di un'istanza di possibilità e di aiuto a chiunque si presentasse alla necessità. Grazie a don Beotti, la sua canonica e quel paese di montagna, si trasformarono in uno spazio umano di speranza”.
Il ricordo è proseguito con la figura di don Giuseppe Borea: “Un altro martire - ha detto don Capelli - ucciso per colpire in lui tutta la comunità cristiana. Un uomo che è morto come Gesù, perdonando i suoi uccisori”.

La lezione della storia
La celebrazione nella chiesa della Besurica, carica di emozioni e di ricordi, è stata un momento di riflessione sulla costante necessità di difendere i valori di libertà e democrazia in ogni epoca.
Eventi come questi, che uniscono la spiritualità alla storia, sono essenziali per mantenere viva la memoria collettiva e rappresentano un ponte tra passato e presente, mostrando come le lezioni della storia siano sempre attuali e pertinenti.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 1° maggio 2024

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