Fabrice, il seminarista del sorriso
Nei registri del Collegio Alberoni, è stato così registrato: “Fabrice Fuamba Mpungue, della Diocesi di Kabinda, Congo, nato a Kabinda il 20/08/1998 - con l’annotazione arrivata troppo presto - morto a Piacenza il 06/09/2024”. Negli annali si troverà scritto: “appartenente alla 137ª camerata dalla fondazione del Collegio”.
Sono i dati di un ragazzo di 26 anni, arrivato in Collegio 3 anni fa, da una terra lontana, non solo geograficamente. Ha frequentato il IV teologia, era il campanaro della sua camerata, andava in parrocchia alla Sacra Famiglia. Tutto qui? Il mistero di una persona è tutta dentro questi dati?
Tutto è racchiuso tra l’inizio e la fine di una vita. Ma dentro questi nudi dati, c’è tutto l’Amore ricevuto, che ci ha mantenuto in vita, e tutto l’Amore di cui siamo stati capaci che ha dato significato a questa vita. Questa volta è davvero tutto qui! Perché dentro il mistero di ogni vita, sempre sospesa tra l’Amore ricevuto e l’Amore donato, si manifesta il mistero di Dio. La fede cristiana ci aiuta a scoprire, giorno dopo giorno, che quell’Amore, in cui siamo immersi, è Dio! Quell’Amore, è nient’altro che l’effusione dell’Amore del Padre, il Figlio, che prende forma umana, in Gesù, e in Lui accetta persino la morte ingiusta per mostrare il modo proprio di amare di Dio, lo Spirito Santo: dare la vita perché altri abbiano la vita in comunione con Lui in modo perfetto e definitivo.
Fabrice ha intuito questo mistero. Anche quando la sua strada si è fatta in salita, da una malattia tremenda e inesorabile, non ha perso il suo sorriso. Si è incontrato con il segno del cristiano: la croce. E su quella croce ha scoperto la sua vocazione nella vocazione.
Fabrice ha iniziato la sua formazione sacerdotale avendo in mente di poter dare la vita per Cristo, al servizio della diocesi di Kabinda e del suo paese, il Congo. Ha immaginato di essere prete per la sua gente. Ha pensato di essere ministro di Dio, nella Chiesa per il mondo. Ma il Signore ha pensato per lui una missione ancor più diretta e universale: quella di essere associato alla passione di Cristo, suo Figlio, per la salvezza di tutto il mondo. Nella sua malattia, nelle lacrime versate, nei dolori sofferti, nei silenzi assordanti delle camere di ospedale, nell’altalena continua di una guarigione sperata e disperata, è stato reso ministro di Cristo, del suo Amore invincibile e forte come la morte. Un prete è pur sempre un ministro della Chiesa, il suo ministero è ecclesiale, anche se rivolto ai confini infiniti del mondo. Ma un credente che soffre, un uomo sulla croce, diventa direttamente, senza più mediazioni, ministro di Cristo e del suo Amore crocifisso.
Oggi lo immaginiamo così: con il fisico agile e giovane, con lo sguardo limpido, con il sorriso di chi ha raggiunto la meta, il sogno di una vita. Perché poter stare con Cristo, in modo definitivo e perfetto, nel regno dei cieli, è il sogno implicito di ogni vita. Riuscire a scoprirlo e viverlo è sommo gaudio!
P. Nicola Albanesi CM
Nella foto, il giovane Fabrice.
Pubblicato il 7 settembre 2024
Commenti
hai compiuto molto bene la tua corsa. Ricordaci e aiutaci a fare altrettanto. RIP
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