Don Mauri: «Il Vangelo è leggere dentro l’umanità la presenza di Dio»
“Il Vangelo non sono gli scritti, gli scritti sono quello che permette al Vangelo di esistere. Leggere dentro l’umanità la presenza di Dio: quello è il Vangelo”. Sono le parole di don Cristiano Mauri, sacerdote della diocesi di Milano, pronunciate lunedì 28 ottobre al Seminario vescovile di Piacenza. Ospite del secondo dei due incontri del ciclo “Parole impolverate”, organizzato da Azione Cattolica diocesana e Camoteca, don Mauri ha affermato che non sono tanto le parole a dover cambiare ma il modo di evangelizzare. “La polvere si posa indifferentemente su tutte le cose: preziose, belle o da scartare. Il nostro compito di cura implica di togliere la polvere dalle cose preziose e lasciarla su quelle che scopriamo essere ormai inutili e inutilizzabili a causa del tempo e del deterioramento”, ha detto in apertura Elena Camminati.
Un’umanità sofferente
In passato, don Cristiano Mauri è stato rettore del collegio “Volta” di Lecco e cappellano dell’Università Bicocca di Milano. “Vedo tanta umanità, spesso sofferente, che chiede spesso una parola per interpretare quello che sta vivendo”, le parole del sacerdote. “È questa la sete a cui meno si dà ascolto: penso che gli scritti siano nati per dare risposta a questo bisogno. Dobbiamo andare davvero a cercare qualcosa che il Vangelo non ci ha detto oppure abbiamo perso il coraggio di pronunciare le parole evangeliche? Sappiamo ancora distinguerle da quelle mascherate da Vangelo?”, si chiede Mauri.
Tornare in Galilea
Il titolo che don Cristiano Mauri ha dato al proprio intervento riprende un passo del Vangelo di Marco: “Era solo il figlio di un carpentiere. Tornare in Galilea a scrivere il Vangelo”. “I vangeli sono simili – dice – ma da ciascuno emerge un Gesù diverso. È normale, perché gli evangelisti si trovavano a vivere vite diverse in contesti diversi, e ognuno di loro ha appreso gli insegnamenti di Gesù secondo la propria sensibilità. Erano quattro vite, che a un certo punto hanno pensato che quelle cose non potevano tenerle solo per sé. All’epoca erano già abituati alla fede degli slogan, che ancora oggi fa diventare intuizioni anche potentissime delle frasi spente, neutralizzate. Marco vive questo problema e pensa che quelle persone debbano incontrare il figlio del carpentiere di Nazareth, e scrive un testo in cui di quell’uomo sono poche le parole ma tante le azioni”.
Il Vangelo è vita
Un ripensamento delle prassi ecclesiastiche, secondo don Cristiano Mauri, non deve essere considerato come una rivoluzione copernicana. “Quello che abbiamo visto finora, con chiese e oratori pieni, era davvero Vangelo vissuto? La domanda dobbiamo porcela. Il Vangelo è una vita che incarna princìpi, e gli scritti sono la circostanza dentro cui il Vangelo esiste. Ripensare non può essere solo una questione di riforma delle prassi e dei linguaggi liturgici, le cose in cui siamo impegnati oggi sono la manutenzione ordinaria, il minimo sindacale a cui non dovremmo dare importanza: è quello che facciamo con tutte le cose del nostro quotidiano. Il Vangelo sta nell’operazione di rilettura che porta quell’uomo di Nazareth a diventare il nostro compagno di vita”. “Non sono le parole che impolverano il Vangelo – conclude don Mauri –: quando si è disincarnati, Dio rimane in cielo e non cammina insieme a noi. Marco lo capisce e fa rivivere Gesù”.
Francesco Petronzio
Nella foto, Elena Camminati e don Cristiano Mauri.
Pubblicato il 31 ottobre 2024
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