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Madre Emmanuel Corradini: «La speranza è Qualcuno»

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“Piantare, costruire, aver cura della vita, dare ragione della speranza che hai”: è una delle significative frasi pronunciate, il 7 dicembre, da Madre Emmanuel Corradini, badessa del convento di San Raimondo, nell’omonima chiesa a Piacenza, nella sua meditazione: "La speranza è Qualcuno". Con intensità e delicatezza, che hanno catturato l'attenzione di tutti i presenti, la Madre ha parlato dell'incarnazione di Gesù e della grande donazione rappresentata dalla sua presenza nella storia umana.

Ci è stato dato un Figlio

In questo tempo di Avvento, Madre Emmanuel ha ricordato le parole del profeta Isaia, sottolineando che un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. È proprio in Gesù che troviamo la sorgente della nostra speranza, il vero significato del Natale e della salvezza offerta a tutti.
Riprendendo le parole di Dostoevskij, la Madre ha evidenziato il valore e la profondità dell'amore autentico, che si conquista giorno dopo giorno con impegno e dedizione costante. Ha evidenziato il fatto che noi cristiani siamo chiamati a dare di più, poiché abbiamo ricevuto di più, abbiamo ricevuto Cristo stesso come dono prezioso. Nel corso della sua meditazione, Madre Emmanuel ha citato anche Sammy Basso, il giovane malato di progeria, morto da poco, che ha lasciato un'impronta indelebile di speranza attraverso la sua vita. Ha raccontato poi la storia straordinaria di alcune suore trappiste italiane che, nonostante le avversità come la pandemia, il terremoto ed ora ancora la guerra, hanno scelto di stabilirsi ad Azer, in Siria, per portare avanti il loro servizio e diffondere la pace.

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Nelle foto: sopra, madre Emmanuel Corradini; in alto, i fedeli nella chiesa  di San Raimondo.

Stare dove il Signore ti pone

Il monastero abitato da queste coraggiose suore è dedicato a Maria, fonte della pace, e rappresenta un piccolo segno di speranza che rimanda a una grande Presenza. Queste religiose hanno abbracciato la missione di tener viva la fede in una terra segnata da conflitti e sofferenza, dimostrando con il loro esempio che la speranza e la fede possono illuminare anche i momenti più bui. Sono arrivate lì nel 2005, provenendo dal monastero cistercense di Valserena (Pisa) per raccogliere l’eredità dei confratelli di Tibhirine, rapiti e uccisi nel 1996 in Algeria, e tenere vivo il carisma cistercense in terra araba. Madre Emmanuel ha detto che, secondo la stabilità della regola di San Benedetto, le suore trappiste vivono la terra, la storia, del popolo siriano. “In un luogo dilaniato da conflitti - ha affermato la Madre - credono che lo Spirito Santo lavora, e non c’è mai solo il buio… Questa è la speranza: stare dove il Signore ti pone, senza fare cose straordinarie, ma vivendo con Lui”.

Fissare lo sguardo su Gesù

Madre Emmanuel ha concluso la sua meditazione con la frase: "Chi fissa lo sguardo su Gesù, riconoscendolo come colui che rimane ed è presente nella salvezza di tutti, è una persona di speranza". Con queste parole incisive e cariche di significato, ha invitato tutti i presenti a custodire nella propria vita la fiamma luminosa della speranza, affidandosi al dono prezioso di Cristo, che è motivo di gioia e salvezza eterna.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 9 dicembre 2024

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