Itala Orlando: «Guardiamoci dentro per scoprire noi stessi»
“La prima porta che dobbiamo imparare a varcare siamo noi stessi: abbiamo la necessità di trovare il coraggio di entrare dentro di noi, dentro le azioni, le parole e i pensieri di ogni giorno, per capire quale autenticità c’è e quali sono le nostre paure”. È sul senso stesso della “porta” come confine, passaggio, scoperta che si è concentrata Itala Orlando nella sua riflessione sui “percorsi possibili di vita interiore”. Orlando, che è responsabile comunicazione e cultura della Fondazione “La Ricerca”, è intervenuta nel ciclo “Talità Kum, il risveglio degli adulti nella Chiesa”, promosso dall’Azione cattolica diocesana, nella serata di lunedì 10 febbraio al Seminario vescovile di via Scalabrini. Il discorso è ruotato intorno a cinque verbi – nascere, amare, lavorare, soffrire e incontrare – che sono “porte per abitare nella vita il cuore di Dio”.
Nascere, amare, lavorare, soffrire, incontrare
I cinque verbi indicano esperienze vissute da ciascuno: nascere, “perché tutti noi siamo nati”; amare, “perché ci riguarda sia nella forma attiva (che si dà) sia nella forma passiva (che si riceve): possiamo essere amati non solo dentro una vita di coppia, ma anche nell’esperienza della vita”; lavorare, “perché ognuno, sia quelli che amano il proprio lavoro sia chi lo vede come un peso, rischia che il lavoro sia prevalente su altre cose che costituiscono la trama della propria vita”; soffrire, “perché capita di ammalarsi, stare male, e avvertire il peso della sofferenza: se ci ammaliamo, spesso pensiamo di aver fatto qualcosa di male, ma la malattia non è un debito da pagare”; incontrare “è un verbo che ci porta verso un’apertura importante”.
Apriamo le porte
“Questi verbi – ha detto Itala Orlando – hanno bisogno di essere attraversati, interiorizzati. Queste esperienze possono essere dei passaggi, porte che ci possono indicare delle strade. Le porte sono occasioni, ma una volta aperte dobbiamo chiederci cosa vogliamo fare. Una porta può essere un incontro che ci pone delle domande”. Le porte, ha proseguito, “sono esperienze che ci accompagnano verso la realtà dell’abitare: possiamo abitare uno spazio, una realtà – come il cuore di Dio – se in questo spazio abbiamo familiarità, se dentro di esso riusciamo a creare esperienze, se siamo accolti per come siamo”.
Oltre la sofferenza
La porta può essere anche un’esperienza traumatica. “Non sempre le esperienze sono belle, può capitare di perdere una persona cara o di fallire un’occasione. Tuttavia, se non viviamo questi momenti in modo superficiale, restando ingabbiati nella sofferenza, bensì cerchiamo di dare loro un senso, allora possiamo trovare delle aperture”. Un esempio citato da Itala Orlando è l’incontro di Gesù con la Samaritana, durante il quale la donna si sente “compresa e non giudicata”.
“Dobbiamo allenarci a raccontarci”
L’apertura, poi, è necessaria anche verso gli altri. “Oggi, specialmente con i social, – ha osservato Orlando – condividiamo molto, ma raccontiamo poco noi stessi. Tutti avvertiamo il bisogno di aprirci, ma facciamo fatica. Dobbiamo allenarci a raccontarci, a dire non solo cosa abbiamo fatto ma chi siamo, cosa pensiamo, di cosa abbiamo paura”.
I prossimi appuntamenti saranno lunedì 10 marzo (on line) con l’imprenditore sociale Johnny Dotti, e lunedì 7 aprile (in presenza) con don Gino Costantino. Il 27 febbraio, presso la parrocchia della Santissima Trinità, Elena Poisetti interverrà su “La coerenza della fede”.
Tra le iniziative dell’Azione Cattolica ci sono anche gli incontri su legalità e criminalità organizzata che si terranno al centro Caritas “Il Samaritano” giovedì 20 febbraio con Luigi Gazzola e Lorenzo Piva e giovedì 13 marzo con il prefetto Paolo Ponta.
Francesco Petronzio
Nella foto, Itala Orlando durante l'incontro promosso da Azione Cattolica al Seminario vescovile di Piacenza.
Pubblicato l'11 febbraio 2025
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