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Mons.Dosi: in Quaresima cerchiamo di recuperare lo spirito del Battesimo

messa Don Celso 3

“Abbiamo oggi l'opportunità, inserendoci nel tempo di quaresima, di poter rivedere la nostra vita e la nostra esistenza alla luce dei messaggi, degli insegnamenti e delle proposte che il Signore ci vuole donare per farci tornare a lui”. Con queste parole lo scorso 7 marzo l'assistente ecclesiastico mons. Celso Dosi ha iniziato la sua omelia durante la celebrazione della messa in suffragio di Santa Maria Cristina di Savoia nel monastero benedettino di San Raimondo. Un appuntamento mensile promosso dall'associazione “Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia”.
“L'opera di revisione del nostro cammino spirituale si inserisce nel contesto dei giorni iniziali di quaresima, tanto che oggi è il primo venerdì quaresimale – ha spiegato mons.Dosi - . Solo qualche giorno fa abbiamo celebrato l'imposizione delle ceneri, dando spazio alla conversione, al ritorno al Signore, e accogliendo la Sua Parola. “Lasciatevi riconciliare con Cristo, noi fungiamo da ambasciatori” - prosegue il sacerdote ricordando le parole di Paolo - . “E noi vogliamo davvero accogliere questo invito che riguarda la nostra interiorità, per poter rimodulare la nostra esistenza recuperando il significato profondo e la spiritualità che accompagnano il nostro battesimo. Si tratta quindi di riscoprire il valore di quell'iniziativa originaria di adesione a Cristo, di appartenenza alla comunità cristiana e di maturazione della nostra fede, proprio attraverso il ritorno al Signore”.

Come cerchiamo di realizzare tutto questo?

“Lo facciamo attraverso alcune proposte conosciute che la spiritualità quaresimale ci presenta: l'impegno nella preghiera, nel digiuno e in generale nell'astinenza, in gesti di carità verso chi è meno fortunato. Una serie di comportamenti che non vogliono essere meramente compensativi o giustificativi rispetto alle condotte che deviano dalla nostra vicinanza al Signore. Semplicemente sono un impegno annuale che ci permette di rivedere la nostra vita alla luce dell'atteggiamento misericordioso, paterno, paziente di Dio, che in Gesù Cristo ci offre ancora una volta la possibilità di modificare la nostra esistenza”.
“In questa direzione occorre sopratutto accogliere le provocazioni e i segni che accompagnano il nostro battesimo. Quel giorno eravamo piccoli e senza consapevolezza: per questo, proprio grazie al cammino quaresimale, da adulti è bene riprendere quell'itinerario battesimale che ci porta ad un'adesione più profonda nei confronti di Gesù Cristo, e a manifestare quindi in modo più pieno la nostra appartenenza alla comunità dei credenti. La realtà che nel linguaggio abituale chiamiamo chiesa rappresenta la raccolta di tutti i fedeli, che attorno alla persona di Gesù Cristo trovano l'elemento fondamentale di crescita della loro fede”.
“Sappiamo, e lo abbiamo sentito nel Vangelo di Luca, che Cristo è fonte di gioia e comunica speranza – ha continuato monsignor Dosi - È in Lui che possiamo trovare la sorgente di quel profondo rinnovamento spirituale derivato dalla riscoperta del battesimo. Il Vangelo di oggi ricorda proprio questo momento di gioia, di gratitudine nei confronti di Dio Padre per i gesti e le parole che Gesù ha compiuto. Insegnamenti che poi sono stati tramandati all'interno dei Vangeli e delle Lettere, e verso i quali il Vangelo di oggi ci ricorda quanto sia necessario manifestare impegno, risposte e desiderio di vivere una prospettiva esistenziale rinnovata in rapporto con il Signore. La gioia dell'incontro innovatore con Cristo è infatti protagonista nella pagina del Vangelo di oggi, c'è la speranza di aver trovato un'ancora di salvezza per la nostra vita attanagliata dalle fragilità umane e dal peccato”.

L'esempio del digiuno

“L'invito al digiuno viene prospettato durante la settimana di Passione – spiega Don Celso -, quando non ci sarà più lo Sposo, come qui ricordato, e cioè Cristo. La comunità cristiana vivrà quindi momenti di lutto e di attesa, legati soprattutto alla Pasqua di Risurrezione. Il concetto di digiuno può però essere declinato in diversi modi e nessuno di noi deve preoccuparsi di non poter adempiere pienamente questa pratica. Credo sia un concetto adattabile ad ogni persona, in base alla sensibilità, all'appartenenza e alla formazione ricevuta. L'astinenza dal cibo, o da un certo tipo di cibo, è solo una parte delle rinunce che possiamo compiere; per la tradizione cristiana d'altronde l'astinenza materiale corrisponde ad un atteggiamento caritatevole dell'individuo in attesa di riconciliarsi con il Signore. Quello che più conta è infatti l'astinenza spirituale: dobbiamo digiunare prima di tutto dal fare il male, dalla convivenza con il male, dalla messa in atto di atteggiamenti che danneggino sé stessi e gli altri, deviando dalla prospettiva di incontro con Cristo”.  

La solidarietà verso il prossimo

“Basta guardarsi intorno per rendersi conto delle tante criticità che abitano il nostro presente, situazioni spesso amare, desolanti – dice - . Non abituiamoci quindi ad un atteggiamento di chiusura: dove è possibile e secondo le nostre sostanze cerchiamo di essere generosi con chi è meno fortunato. Chi ha poco donerà poco, chi ha tanto donerà molto, tenendo come riferimento quella prudenza evangelica che mette in conto il pensiero per il futuro nostro e dei nostri cari ma esorta ad avere un cuore grande. Generosità e vicinanza sono vie verso il cielo, segni della nostra conversione. Mettiamole in pratica, non restiamo prigionieri delle nostre avidità chiudendo gli occhi di fronte alla sofferenza. Il Vangelo ci insegna a fare festa con il Signore, ma una allargata; che sappia contenere e abbracciare l'altro come Gesù Cristo raccomanda”.

Micaela Ghisoni

Nella foto, mons. Celso Dosi.

Pubblicato il 13 marzo 2025

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