El Señor de los Milagros avvolge Piacenza nel suo manto viola

Domenica 26 ottobre, la Cattedrale di Piacenza si è tinta di viola, il colore della devozione e della speranza. Nelle navate imponenti del duomo, la comunità peruviana ha celebrato la Festa del Señor de los Milagros, una delle ricorrenze religiose più sentite del Perù. La celebrazione è stata presieduta da Padre Gianni Borin, Superiore della Casa Madre dei Missionari Scalabriniani di Piacenza, che ha voluto condividere il quarantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. A introdurre la liturgia è stato Padre Salvatore Mazzitelli, cappellano delle comunità latinoamericane della città, che ha ricordato come “El Señor de los Milagros” rappresenti per il popolo peruviano, oltre che una tradizione religiosa, una sorgente di identità e di speranza, capace di unire i migranti lontani da casa sotto un unico segno di fede.
L’omelia: la libertà del cuore
A guidare la riflessione è stato Padre Mario Toffari, direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Piacenza-Bobbio, che ha dedicato la sua omelia a un tema tanto antico quanto attuale: la schiavitù. “Una parola dura – ha detto – ma che attraversa la storia e continua a segnare il presente”. Padre Toffari ha tracciato un percorso che va dagli schiavi dell’antichità, “i deboli conquistati e oppressi”, fino alle nuove forme di schiavitù moderne, invisibili ma potenti: la droga, la pornografia, il gioco d’azzardo, la dipendenza dal successo o dal denaro. “Oggi – ha ammonito – ci rendiamo schiavi di nuovi idoli che ci chiedono di rinunciare alla libertà del cuore, alla nostra umanità...”. Nel suo discorso, il sacerdote ha intrecciato la crocifissione di Gesù con il tema della liberazione. Ha ricordato come la croce, simbolo di umiliazione per i Romani, sia diventata per i cristiani il segno più alto dell’amore e della libertà. “Gesù – ha detto – morì come uno schiavo, ma da quella morte scaturì la vita eterna. Egli è il grande liberatore che ci invita a non temere, a seguirlo e ad affidarci alla sua misericordia”.
Dallo schiavo angolano al miracolo peruviano
Padre Toffari ha poi raccontato la storia che diede origine alla devozione per “El Señor de los Milagros”: quella di uno schiavo angolano che, in un quartiere povero di Lima, dipinse su un muro l’immagine del Cristo crocifisso. Quel dipinto resistette intatto ai terremoti che devastarono la città, diventando simbolo di fede e di protezione per un popolo intero. “Quello schiavo – ha ricordato – aveva compreso che la vera libertà nasce dal saper soffrire per amore degli altri, e dal credere nella dignità che Dio ha donato a ogni uomo”.
Maria, la Madre fedele
A conclusione dell’omelia, Padre Toffari ha rivolto uno sguardo a Maria, “la Madre che non abbandona mai”, invitando i fedeli a confidare in lei nei momenti di prova. “Nei terremoti della vita – ha detto – la fede in Gesù e l’amore di Maria possono liberarci dalle nostre schiavitù interiori e fare di noi un miracolo vivente”.
Una processione di fede e colori
Al termine della celebrazione, l’effige del Señor de los Milagros è stata portata in processione fuori dalla Cattedrale. Molti portatori peruviani, vestiti con le tradizionali cappe viola, hanno sostenuto sulle spalle l’immagine sacra. Davanti al duomo, la statua è stata onorata con una danza tradizionale peruviana: un intreccio di fede e cultura che ha emozionato anche i passanti. Poi, al suono festoso della banda, la processione ha attraversato alcune vie del centro storico fino a raggiungere la chiesa di San Carlo degli Scalabriniani, dove l’effige resterà esposta per la devozione dei fedeli.
Riccardo Tonna
Nella foto, la processione con l'effige del Señor de los Milagros.
Pubblicato il 27 ottobre 2025
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