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L’esempio di San Savino ci aiuti a vivere con gioia l’attesa di Gesù

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Oggi siamo raccolti, oltre che per la terza domenica d’Avvento, per la festa del patrono di questa parrocchia: San Savino. E allora vogliamo condividere come comunità pastorale la santità di cui ogni parrocchia è portatrice. Che cos'è la santità se non un’esistenza riuscita, perché immagine dell'esistenza di Gesù Cristo? Noi abbiamo bisogno di esempi di santità per il nostro cammino di fede, è a loro che ci appelliamo per trovare sostegno”. Così, lo scorso 14 dicembre, il vescovo monsignor Adriano Ciavolotto ha aperto la sua omelia, durante la celebrazione in omaggio a San Savino, tenutasi nella Basilica a lui dedicata. Una cerimonia importante anche perché si è svolta nella Giornata della Caritas diocesana, e al termine della messa hanno avuto spazio le votazioni per l’elezione del Consiglio Pastorale di comunità.

Savino e Ambrogio, uniti nell’amicizia e nella fede

"Di Savino non abbiamo molte notizie -ha spiegato il sacerdote -, le uniche riguardano la sua corrispondenza con Ambrogio, allora vescovo di Milano, a testimonianza del loro legame. Un legame non solo d’amicizia ma anche di condivisione della fedeltà alla tradizione, alla vera fede cattolica, contro le forze dell’eresia; allora molto presenti e diffuse. A quei tempi l’arianesimo era la dottrina maggioritaria e minacciava la divinità di Gesù, ma Savino, Ambrogio e tanti altri vescovi difesero strenuamente la verità della rivelazione: il loro fu un contributo decisivo nella storia, grazie al quale una forza di minoranza ha permesso che anche noi oggi potessimo condividere la fede secondo la rivelazione di Cristo”.

La lettera di Ambrogio a Savino, circolarità virtuosa tra centro e periferia

“C’è una lettera in cui Ambrogio ringrazia l’amico Savino per aver inviato alcuni giovani da Piacenza per fondare dei monasteri in città contro l’arianesimo – ricorda -. Di solito i monasteri venivano collocati nelle campagne. La scelta di Ambrogio di fondarli in città è innovativa e mette in evidenza il legame che ancora oggi esiste tra lo spazio urbano e il resto del territorio: già allora la città assume un ruolo catalizzatore dei servizi a cui guarda l’intera comunità cristiana. La stessa decisione di Ambrogio di chiedere aiuto a Piacenza testimonia una circolarità tra aree centrali e periferiche anche adesso necessaria. È un invito anche per noi a guardare il nostro tempo e questa stagione della chiesa in un’ottica di circolarità, di sostegno, aiuto e corresponsabilità vicendevoli”.

L’importanza del cuore

Poi l’attenzione si sposta sulla Scrittura. “Uno dei termini su cui vorrei soffermarmi oggi è il cuore – ha sottolineato il vescovo -. Noi identifichiamo il cuore come la sede degli affetti e dei sentimenti, siamo portati a pensare che lasciarsi guidare da ciò che il cuore suscita debba essere la legge della nostra vita. In realtà, per la tradizione biblica, il cuore è molto di più: è anche il luogo delle decisioni, dell'unità dei frammenti; anche il tempo che stiamo vivendo è fatto di tanti piccoli frammenti, che faticano a ricomporsi. Chi sono io? Chi siamo noi? viene oggi da chiedersi. C'è bisogno di un luogo dove ritrovare sé stessi”. E ricorda Papa Francesco e la sua enciclica ‘Dilexit nos’, in cui il Pontefice sottolinea che il «cuore permette di cogliere la realtà più pienamente», e aggiunge che è il «centro del desiderio», e quindi luogo in cui prendono forma le decisioni più importanti delle persone.

Smarrimento del cuore, difficoltà dell’attesa

“Il richiamo al cuore nelle letture di oggi ci dice che l’attesa del Natale, l’attesa che ogni giorno siamo chiamati a vivere è difficile - continua -, perché il tempo si dilata e sembra che il momento atteso non arrivi mai. Questo genera dentro di noi dubbio, disorientamento, incertezza. Il profeta Isaia si rivolge proprio a chi è in questa condizione quando dice: «Dite agli smarriti di cuore: Coraggio; ecco il vostro Dio...». (Isaia 35, 4). Tante volte anche noi siamo smarriti, non capiamo, non sappiamo cosa fare; perciò il Signore oggi parla a noi. Anche il Battista vive lo smarrimento: da quello che gli raccontano di Gesù, non riesce a capire se è proprio Lui il Messia. A volte, infatti, Dio sembra non agire come noi vorremmo, il Suo modo di essere non corrisponde al nostro modo di pensare, alle nostre attese”.

La promessa di Dio, la gioia della Sua venuta

“In un contesto in cui ogni presunta certezza sembra sfaldarsi, l’apostolo Giacomo ci guida - ha quindi ricordato Ciavolotto in conclusione: «Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina». (Giacomo 5, 8). Ecco allora la risposta del Signore al nostro smarrimento: siamo chiamati cioè a mantenere i nostri impegni, a mantenere la nostra vita fedele a ciò che ci viene richiesto; alla condizione e al luogo che stiamo vivendo. E se l’attesa ci mette alla prova, dobbiamo sempre chiederci: Per quale promessa di bene sto faticando? Quale promessa Dio ha messo nelle relazioni, nella comunità, nelle attività intraprese? Perché se perdiamo per strada le promesse di Dio crescerà sempre più lo smarrimento. Faticheranno le mani, vacilleranno le ginocchia ma il Signore ci assicura che sta per venire; ed è questa la nostra gioia. Il Signore viene, rimaniamo nella gioia".

Micaela Ghisoni

Nella foto, il vescovo mons. Adriano Cevolotto in San Savino.

Pubblicato il 22 dicembre 2025

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