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Il 5 webinair sul giudice Livatino

livatino rosario

Per iniziativa del Centro studi "Rosario Livatino" martedì 5 gennaio a partire dalle ore 18 sarà dedicato un webinar alla figura del giudice siciliano ucciso dalla mafia che verrà proclamato beato (qui la locandina).
Proporranno una riflessione il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho e il presidente del Centro studi "Livatino" avv. Mauro Ronco.
Interverranno inoltre il cardinal Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per la causa dei santi, l'arcivescovo di Catanzaro mons. Vincenzo Bortolone, postulatore della causa di beatificazione, e il poeta Davide Rondoni.
L'incontro potrà essere seguito sulla pagina Facebook del Centro studi Livatino e nei giorni successivi verrà caricata la registrazione sul canale You Tube.

Chi era il giudice Livatino

RNato a Canicattì il 3 ottobre 1952 da papà Vincenzo, laureato in legge e pensionato dell’esattoria comunale, e dalla mamma Rosalia Corbo, conseguì la laurea in Giurisprudenza all’Università di Palermo il 9 luglio 1975 a 22 anni col massimo dei voti e la lode. Il 21 aprile ’90 conseguì con la lode il diploma universitario di perfezionamento in Diritto regionale. Vinse il concorso per vicedirettore in prova presso la sede dell’Ufficio del Registro di Agrigento, dove restò dal 1° dicembre 1977 al 17 luglio 1978. Nel frattempo, però, partecipò al concorso in magistratura, che superò. Iniziò a Caltanissetta quale uditore giudiziario passando poi al Tribunale di Agrigento, dove per un decennio, dal 29 settembre ’79 al 20 agosto ’89, fu Sostituto Procuratore della Repubblica, occupandosi di indagini antimafia, di criminalità comune ma anche, nell’85, di quella che poi negli anni ’90 sarebbe scoppiata come la “Tangentopoli siciliana”.

Rosario Livatino fu ucciso, in un agguato mafioso, la mattina del 21 settembre ’90 sul viadotto Gasena lungo la SS 640 Agrigento-Caltanissetta mentre, senza scorta e con la sua auto, si recava in Tribunale. Per la sua morte sono stati individuati, grazie al supertestimone Pietro Ivano Nava, i componenti del commando omicida e i mandanti che sono stati tutti condannati, in tre diversi processi nei vari gradi di giudizio, all’ergastolo con pene ridotte per i “collaboranti”.

Nell’agenda di Livatino del 1978 c’è un’invocazione sulla sua professione di magistrato, datata 18 luglio, che suona come consacrazione di una vita: “Oggi ho prestato giuramento: da oggi sono in magistratura. Che Iddio mi accompagni e mi aiuti a rispettare il giuramento e a comportarmi nel modo che l’educazione, che i miei genitori mi hanno impartito, esige”.

Pubblicato il 4 gennaio 2021

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