Il nuovo popolo
del Buon Pastore
Dal Vangelo secondo Giovanni (10,1-10)
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico:
chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta,
ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante.
Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce:
egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.
E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse,
e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce.
Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui,
perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono
di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo:
«In verità, in verità io vi dico: io sono la porta
delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri
e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta:
se uno entra attraverso di me, sarà salvato;
entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere;
io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
La nostra vita e la Parola
Il pastore. Nel brano del Vangelo di questa domenica l’immagine del pastore delle pecore viene contrapposta ad altre figure, quelle del ladro, del brigante e dell’estraneo. Le pecore fuggono davanti ai ladri e ai briganti, non ne ascoltano la voce perché lo scopo della loro azione è quello di rubare, uccidere e distruggere. Quante volte ci siamo sentiti derubati, ingannati, uccisi ed umiliati! Quante volte le promesse di felicità che abbiamo ascoltato si sono rivelate menzognere! Sono tanti i falsi profeti che ingannano il cuore dell’uomo e propongono obiettivi che non solo non saziano, ma acuiscono ed esasperano la sete che brucia nell’animo dell’uomo.
Il Figlio di Dio è venuto invece per donare, dare la vita e ricostruire. Dice infatti: “sono venuto perché abbiano la vita e la abbiano in abbondanza”: è venuto per farci dono della vita divina, per renderci uomini fino in fondo, perché la nostra vita possa approdare là dove da soli non possiamo giungere.
L’uomo al centro. Gesù pone al centro del suo interesse, delle sue preoccupazioni, se così si può dire, la vita dell’uomo. Non cerca la realizzazione di un suo progetto, non desidera affermare una idea, una politica e nemmeno una religione. Vede un popolo senza pastore (cfr. Mt 9,36) e le sue viscere di misericordia hanno come un sussulto. Ha amore per l’uomo, non lo usa come un mezzo per raggiungere il proprio scopo. Il buon Pastore, il vero pastore, agisce senza cercare il proprio interesse (cfr. Fil 2,4).
L’unico buon pastore è Gesù: è lui che liberamente offre la sua vita per le sue pecore per riprenderla. La libertà di Cristo è la perfetta obbedienza alla volontà del Padre: “questo comando ho ricevuto dal Padre mio”. È il suo offrire la vita nella morte di croce ed il suo riprenderla nella resurrezione che fa di coloro che credono in lui un solo gregge: “eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime” (1Pt 2,25).
Nasce un popolo nuovo radunato dalla sua voce, attorno alla sua presenza. Come dice s. Agostino: Cristo “ha voluto creare un luogo in cui rendere possibile a ciascun uomo di incontrare la vita vera”. Questo “luogo” è il suo Corpo ed il suo Spirito, in cui l'intera realtà umana, redenta e perdonata, viene rinnovata e divinizzata.
Don Andrea Campisi
Commenti
RSS feed dei commenti di questo post.