Il Signore non ha orari
Dal Vangelo secondo Marco (13,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento.
È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato
la propria casa e dato il potere ai suoi servi,
a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa
ritornerà, se alla sera o a mezzanotte
o al canto del gallo o al mattino;
fate in modo che, giungendo all’improvviso,
non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
La nostra vita e la Parola
L’attesa. Su quei due verbi con i quali inizia il vangelo di questa domenica e che segnano l’inizio del tempo di avvento in cui veniamo introdotti, forse è utile soffermarsi: il primo è “fate attenzione”, il secondo è “vegliate”. Cerchiamo di approfondire quali due azioni ci vengono chieste. La prima è fare attenzione, letteralmente guardare, avere gli occhi aperti per vedere, dove il vedere è molto di più che lasciare che le immagini vengano proiettate sulla nostra retina e trasmesse al cervello. Si tratta di saper guardare in profondità le cose, gli avvenimenti, le persone, saper discernere, comprendere, esaminare, scoprire, contemplare, pesare attentamente. Si tratta quindi di una azione tutt’altro che scontata: saper scorgere il senso, il fine, il cuore delle cose.
Il secondo verbo è “vegliate”: letteralmente non essere presi dal sonno, non vivere ipnotizzati, stare all’erta, essere vigilanti, non vivere nella apatia, non stare in modalità aereo, quella opzione che attiviamo sul cellulare quando non vogliamo essere disturbati e che ci permette di essere disconnessi da qualsiasi rete. Si tratta quindi di avere due atteggiamenti di sguardo sulla realtà di chi sa che deve scoprire qualcosa che non sa: “non sapete quando è il momento”. Dobbiamo ammettere di non sapere, di avere un’ignoranza che può provocare in noi una ricerca. Non è semplicemente una ricerca intellettuale, di una spiegazione della realtà, ma è la ricerca di un rapporto con una persona.
Il padrone di casa. Ed infatti si parla di un uomo che è partito per un viaggio e che ritornerà: se devo avere gli occhi aperti per scoprire in profondità e se devo stare sempre connesso con la realtà è perché lì dentro mi sta venendo incontro quella persona che è la risposta ad ogni attesa umana. Che l’uomo viva con un’attesa dentro al cuore è quasi unanimemente riconosciuto. La storia della salvezza che trova in Gesù Cristo il suo compimento ci svela che quello che ogni uomo e ogni donna stanno attendendo senza saperlo è colui che ha squarciato i cieli ed è disceso. E siccome è lui che viene a noi e non siamo noi che andiamo a lui, gli orari possibili del suo arrivo sono tutti insoliti e quantomeno inopportuni: alla sera, a mezzanotte, al canto del gallo o al mattino (presto, all’alba). Non si potrebbe trovare un orario più comodo? Sa... al giorno d’oggi abbiamo tanti impegni... Sembra proprio di no. È necessario avere la stessa vigilanza del portiere della casa che ha un compito ben preciso: attendere il padrone, fare attenzione che non pretenda di entrare qualcun altro che si spaccia per il padrone e essere pronto ad aprire a colui che è il suo Signore. Così il tempo di avvento ci è dato per vivere secondo l’attesa che è l’anelito del nostro cuore.
Don Andrea Campisi