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Non sentirti
un dio in terra

Dal Vangelo secondo Marco (6,7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli

a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri.
E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone:
né pane, né sacca, né denaro nella cintura;

ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa,
rimanetevi finché non sarete partiti di lì.
Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero,
andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi
come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse,
scacciavano molti demòni,
ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

La nostra vita e la Parola
vg14lug24Mandati. Come al profeta Amos, nella prima lettura, era stata affidata una missione, era stato mandato a profetizzare al popolo di Israele, così gli apostoli vengono mandati da Gesù. In questo ambito non ci si muove per un impulso istintivo, a partire da una analisi sociologica o psicologica, non si parte dal proprio buon cuore o dalla propria voglia di cambiare il mondo, ma per un mandato. Può accadere di dimenticarsi questo aspetto essenziale e di vivere come se si trattasse di una iniziativa propria, ma tutto diventa pesante e insopportabile, tutto viene misurato con il metro del successo e della propria riuscita.
A coloro che vengono mandati Gesù dona invece un potere: non è il potere del mondo, che è quello di schiacciare e dominare: è il “potere sugli spiriti impuri”, cioè su quello che deturpa e schiavizza l’uomo, quel potere che Gesù ha già cominciato ad esercitare. Gli apostoli cominciano ad essere partecipi della stessa missione di Gesù. Non sono più semplici ascoltatori o spettatori ma nella loro povertà vengono coinvolti nell’opera di salvezza. Proprio per questo l’equipaggiamento è inusuale: né pane, né sacca, né denaro nella cintura. Bisogna uscire totalmente dalla logica dello spirito impuro e deporre le cose e le risorse di cui lui si serve, e confidare totalmente in colui che ha inviato. Si tratta di un viaggio senza rete di salvataggio, senza possibilità di vie di fuga. Una tunica, una missione, una identità sola.
L’accoglienza. In fondo sei coppie non sono tante, è un piccolo inizio ma che provocherà alcune reazioni. Nei versetti successivi viene infatti detto che Erode sentì parlare di Gesù. Sono gli apostoli che vanno nei villaggi e predicano la conversione, scacciano i demoni e ungono gli infermi, ma il risultato è che si parla di Gesù, non di loro, e questo parlare arriva fino alle orecchie di Erode che, dopo la vicenda di Giovanni il Battista, si ritrova ancora qualcuno che agisce con una logica opposta alla sua. Questa missione di Gesù e degli apostoli lo destabilizza nuovamente. Il suo falso potere basato sulla menzogna, sul sentirsi un dio in terra, sulla violenza e sul piacere, viene messo in discussione da uno sparuto gruppo di uomini che vivono una vita nuova. La loro è una vita che entra nelle case, quelle dove vengono accolti. Non è obbligatorio accoglierli, non hanno una status che impone agli altri di farli entrare nella loro vita. Dio non si impone: dipende dall’accoglienza dell’uomo, non forza la sua libertà. Non accogliere i discepoli quindi significa non accogliere Dio, chiudere la porta alla salvezza, al cambiamento della propria vita. Dietro all’accoglienza o al rifiuto si compie un mistero: l’accoglienza o il rifiuto del regno di Dio. Non spetta ai missionari fare troppi calcoli, quelli li fa il Padre. L’importante è fidarsi: la missione è questione di fede, non di capacità.
Don Andrea Campisi

Pubblicato l'11 luglio 2024

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