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La vera ricchezza
è costruire fraternità

Dal Vangelo secondo Luca (16,1-13 - forma breve)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli
«Chi è fedele in cose di poco conto,
è fedele anche in cose importanti;
e chi è disonesto in cose di poco conto,
è disonesto anche in cose importanti.
Se dunque non siete stati fedeli
nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?
E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni,
perché o odierà l’uno e amerà l’altro,
oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro.
Non potete servire Dio e la ricchezza».

La nostra vita e la Parola
vg18s25L’amministratore. Un uomo molto ricco affida le sue ingenti ricchezze ad un amministratore: dobbiamo innanzitutto riconoscere la ricchezza che è stata consegnata nelle nostre mani. Nella parabola poi si parlerà anche di una ricchezza vera ed una ricchezza falsa, disonesta. Si tratta dunque di verificare se siamo consapevoli delle vere ricchezze che ci sono state affidate o se le sperperiamo, se le disprezziamo, perché il nostro cuore è attaccato ad altro.
C’è la possibilità di usare male la nostra vocazione, di non comprendere lo scopo per cui ci sono stati affidati i beni che ci sono stati consegnati con il battesimo. Come nella parabola prima o poi la verità viene a galla. A volte sembra che tutto sia a posto, ma poi accade qualcosa che smaschera quello che era nascosto. L’amministratore della parabola ha però una qualità preziosissima che è la scaltrezza, cioè la capacità di rendersi conto della propria situazione e di agire di conseguenza. Lui conosce la sua disonestà: noi riconosciamo la nostra? Perché lui a partire da quel riconoscimento, comincia a condonare i debiti, cioè a perdonare. Usa quei beni che prima usava male in un modo nuovo. E finalmente si muove secondo la logica del padrone che è immagine del Padre che usa misericordia.
La scaltrezza. “I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce”. Noi siamo abilissimi quando vogliamo raggiungere uno scopo, ma, improvvisamente, sulle cose che davvero contano siamo impacciati e improvvisiamo. Se vogliamo ottenere l’affetto o la stima delle persone siamo abili ed astuti, se vogliamo compiere un’azione malvagia siamo ingegnosi e inventivi. Uno magari arriva a settant’anni ed ha imparato molto bene le spese detraibili dalla dichiarazione dei redditi, ma non sa trovare una strada per perdonare, per chinarsi su un fratello. Questo perché, come Gesù chiosa alla fine della parabola, non si possono servire due padroni.
Ogni padrone ha la sua logica di impresa, le sue leggi e le sue norme. La ricchezza può diventare un padrone che ci fa muovere secondo una sua logica. Invece di farci servi della ricchezza possiamo servircene per uno scopo alto. Ciò che rimarrà in eterno sono gli atti di amore verso i fratelli. I beni sono per la relazione, e non la relazione in vista dei beni, che è il modo di ragionare del mondo. Servirsi delle relazioni per arricchirsi o usare la ricchezza per stabilire relazioni fraterne? Questa è l’alternativa davanti alla quale siamo posti.
Don Andrea Campisi

Pubblicato il 18 settembre 2025

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