La mia arte sacra nasce da una forma di «protesta»
L'artista piacentino Giovanni Alberti nel suo studio di via Vignola.
“La croce è un segno immediato, chiunque può disegnarla. Eppure siamo riusciti a banalizzare anche l’elemento di riconoscibilità assoluta della cristianità. Guardiamo sui muri: spesso, il crocifisso appeso è di plastica”. Come le parole hanno un peso, così i materiali. Non solo un peso fisico, ma un peso “ideale”, che esprime il senso, il valore di ciò che vanno a formare. Giovanni Alberti ne è consapevole e ha fatto della ricerca dei materiali - vetro, metallo, ceramica, legno - la cifra distintiva del suo lavoro di artista. Per la diocesi ha realizzato diverse opere: la croce della Quaresima 2023, la maternità dell’Avvento 2020, l’Evangelario che sta accompagnando la visita pastorale del Vescovo. Complice la lunga amicizia con don Giuseppe Lusignani - da cui ha avuto lo spunto proprio per il progetto dell’Evangelario - ha esplorato territori sui quali mai si sarebbe avventurato.
La croce realizzata per la Quaresima diocesana 2023.
Solitudine, riflessione e tanto esercizio quotidiano
Come nasce un artista? Nell’esperienza di Alberti, dalla curiosità. «Abbastanza presto, intorno ai 16, 17 anni ho iniziato ad avvertire il fascino del segno, sulla carta e sulla tela. La pittura è stata la mia prima passione». Estraneo al classico percorso accademico – diplomato all’istituto per geometri, si è poi specializzato e formato via via che la strada artistica si andava delineando come professione – nel suo studio di via Vignola dà vita ad opere che, spiega, nascono da una “solitudine”, da una riflessione e anche da un esercizio quotidiano. “Un musicista non si mette al piano e compone: scalda le mani, si esercita sui tasti, prova, sente i suoni che gli piacciono, sperimenta. Per me è la stessa cosa: c’è un esercizio quotidiano, che è manuale - sugli strumenti, pennello, matita o quant’altro - ma è anche la ricerca di buone idee. Per me è la vera attività di un artista: quando tutti sono rivolti ad altro, tu guardi e pensi a cosa puoi realizzare con un materiale, un oggetto...”.
La “sfida" dell'arte sacra
Non nasconde che il suo accostamento all’arte sacra è anche una forma di “protesta”. Se nei secoli passati la Chiesa è sempre ricorsa all’aiuto degli artisti per raccontare la fede, dal Dopoguerra qualcosa si è inceppato. Così capita di sentire tanto parlare di bisogno di Bellezza ma – nelle chiese e nelle canoniche – di essere circondati di opere in serie, frutto di un mercato che ha ridotto perfino gli oggetti liturgici a prodotti di consumo. Una delle sfide accolte da Alberti, su imput di don Lusignani, è ad esempio quella di progettare anche calici e patene. Anche qui, la parola-chiave è ricerca. La materia prima arriva dalla Valsugana, dove Alberti conosce un artigiano che nel suo laboratorio seleziona, fa seccare e fornisce il legno e materialmente produce il calice come da disegno dell’artista, che poi lo dipinge e lo arricchisce con inserti in vetro fuso, altro materiale a lui caro. Le coppe dorate che ne permettono l’uso liturgico arrivano invece da un laboratorio di Milano. Un altro progetto con cui, da artista, dà il suo contributo a diffondere la Bellezza è quello delle croci di resurrezione, in vetro fuso, che hanno in sé la potenza della luce. Ne realizza anche di piccole dimensioni, pensando ai bambini e ai ragazzi della Prima Comunione e della Cresima, al posto delle classiche croci tutte uguali. "Qui ogni croce è unica, come è unica ogni persona che la riceve".
Raccontare ciò che va oltre
Poi ci sono le immagini. “Le prime immagini sacre che ho dipinto – penso soprattutto alle tavole per l’Evangelario – mi hanno posto l’interrogativo: come verranno accolte? Che reazione susciterà la mia rappresentazione?”. Ma Alberti è certo, guardandosi indietro, che tutta la sua produzione artistica in fondo, anche quella apparentemente più profana, è “arte sacra”, perché – illustra – “vuol raccontare ciò che va oltre, l’indicibile”. Non è un caso che uno dei soggetti ricorrenti dell'arte di Alberti siano i volti, e in particolare i volti di donna. "La Maternità utilizzata dalla diocesi per l'Avvento 2020 è il solo dipinto che ho voluto conservare, ci sono particolarmente affezionato”.
Emblematica la mostra appena conclusa che ha allestito nel laboratorio di Groppi in via Trieste, “Del pane e dell’anima”, una riflessione, per immagini, dell’alimento che nutre per eccellenza ma che rimanda ad altri nutrimenti – poesia, natura, cultura, relazioni – e al Nutrimento per eccellenza per chi crede, l’Eucaristia.
Barbara Sartori
La resurrezione, tavola del progetto L'Evangelario.
Puoi leggere l’intervista integrale a Giovanni Alberti sull’edizione di giovedì 11 aprile.
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Pubblicato l'11 aprile 2024