Padre Bernard: come mons.Torta apriamoci all'incontro con il Risorto
“75 anni fa Piacenza era in angoscia, era in sofferenza, perché il padre dei bambini poveri stava male. Nell'aprile 1949 monsignor Torta saliva al cielo. Ha lasciato i suoi bambini, i non vedenti, i sordomuti: e, così raccontato gli scritti di allora, un grido di profonda tristezza ha scosso tutta la città”. Queste le prime parole con cui la Madre generale suor Albina Dal Passo, superiora alla Madonna della Bomba, ha ricordato monsignor Francesco Torta, introducendo la messa celebrata in sua memoria. Presieduta dal vinceziano padre Bernard Jalkh, la funzione si è tenuta lo scorso 14 aprile nel sacello della Madonna della Bomba sul Pubblico Passeggio, luogo in cui si trova la tomba del compianto sacerdote.
“Ancora adesso Piacenza continua a visitare la Madonna della Bomba e la salma di monsignor Torta – continua la suora -. Portato al cimitero 75 anni fa come tutti i mortali, dieci anni dopo il nostro padre fondatore tornava dove desiderava: ai piedi di Maria. E oggi è con noi, che siamo tutti qui intorno a lui”.
“Ringrazio il padre celebrante – ha sottolineato la madre -. Non a caso è un vincenziano, ordine dal quale monsignor Torta ha ricevuto la sua formazione. Una gratitudine particolare va poi al vescovo Scalabrini, grazie al quale monsignor Torta è diventato sacerdote e quindi nostro fondatore. Grazie anche a tutti i presenti e al direttore, che ha collaborato alla preparazione della semplice cerimonia di oggi: niente di più di un momento di preghiera ai piedi di Maria”. In conclusione il ricordo delle parole pronunciate da monsignor Torta prima di morire: “Chiamatemi un sacerdote giovane per chiedere perdono al Signore delle mancanze di un sacerdote anziano”.
“Con lo stesso spirito – ha quindi esortato la suora – chiediamo perdono anche noi”.
Il bisogno di amore
“Carissimi fratelli e sorelle, siamo ancora nel periodo pasquale: tempo della gioia per il Cristo Risorto”– ha detto poi padre Bernard Jalkh, all'inizio dell'omelia - . A differenza però di quello che avviene in Occidente, dove gli auguri di buona Pasqua si estendono al massimo fino al giorno di Pasquetta - spiega- , nella Chiesa Cattolica d'Oriente (e sopratutto in Libano, il mio paese d'origine) la gente continua a scambiarsi gli auguri pasquali fino alla Pentecoste. Ogni volta che le persone si incontrano proclamano un'importantissima verità di fede: invece del consueto saluto del buongiorno esclamano «Cristo è risorto», e l'interlocutore risponde: è veramente risorto . Espressioni che vogliono sottolineare quanto la nostra vita sia cambiata grazie alla Pasqua, perché Cristo Risorto non è un fantasma, ma cammina con noi ogni giorno e ogni momento come ha promesso, fino alla fine dei tempi”.
Poi il riferimento al Vangelo di Luca.
Nel Vangelo di oggi Luca insiste infatti nel dire che Gesù risorto mangia con gli apostoli e mostra loro i segni ancora presenti della sua passione – ha osservato il celebrante -. Si tratta quindi dello stesso Gesù che loro avevano conosciuto e con cui avevano vissuto per tre anni, non hanno davanti uno spirito, un'idea o una magia. Cristo è un vero uomo, il vero Dio crocifisso che ci ha salvato, ed è pronto a incontrarci nella strade della nostra vita senza attendere che diventiamo prima perfetti per poterlo conoscere. Sia nel Vangelo che nella prima lettura gli atti degli apostoli ci dicono che Dio fa parte di una Storia già preparata per il suo popolo, una storia in cui Lui si inserisce piano piano e che oggi continua con noi: perché siamo cristiani e beneficiari del dono della fede tramandato dai nostri padri, grazie al loro incontro con Gesù Risorto”.
“Ma cosa dobbiamo fare per aprirci a Dio? - ha osservato il sacerdote riprendendo la prima lettura -. San Paolo ci dice che tutti hanno peccato, anche gli apostoli. Dio ci ha amato e perdonato mentre eravamo peccatori e per questo è morto sulla croce. Per avvicinarsi a Lui serve solo riconoscere di aver bisogno del suo amore come fonte di salvezza. La nostra apertura a Dio non richiede perciò sforzi particolari: dopo il riconoscimento della nostra pochezza, vivere da buoni cristiani diventa una conseguenza e una crescita continua”.
L'apertura a Gesù risorto ha permesso a monsignor Torta di realizzare le tante opere benefiche di cui oggi godiamo i frutti - sottolinea - , a cominciare dalla fondazione della casa per sordomuti e poi dell'istituto per ciechi, fino ad arrivare alle Suore della Provvidenza per l’Infanzia abbandonata. L'incontro con Cristo del padre dei bambini poveri è stato benedetto fin dal momento della sua formazione, ma sopratutto durante la sua ordinazione, avvenuta per mano del Santo Scalabrini. Attraverso le opere monsignor Torta ha quindi saputo e voluto rendere effettivo il suo amore per Dio; proprio perché Cristo è molto di più di un'idea, una dottrina o uno spirito”.
Chiediamo allora la sua intercessione in questa eucaristia - ha concluso padre Bernard - , così che continui a custodire la salute e la vocazione delle Suore della Provvidenza da lui fondate, aiutandole ad operare per il bene di Piacenza, dell'Italia e del mondo”.
Micaela Ghisoni
Nelle foto di Pagani, la messa per l'anniversario di morte di mons. Torta.
Pubblicato il 23 aprile 2024
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